June 4, 2023

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Il 2 giugno è la terza festa civile dell’anno, procedendo in ordine cronologico. Forse la meno sentita dagli italiani anche perché è diventata giorno festivo solo dal 2001: per capirci, io che ho concluso le scuole nel 1994, non sono mai stata a casa per questa ricorrenza. E il fatto che il 2 giugno venga celebrato a Roma con le Frecce Tricolori e la parata delle forze armate, l’ha resa una festa un po’ lontana dalla mia liturgia laica. Però mentre a scuola ne spiegavo la portata storica, ho avuto un sussulto in seguito alla domanda di una mia alunna: Profe, ma se la monarchia avesse vinto il referendum, chi sarebbe oggi il nostro re? Ho sentito un brivido lungo la schiena a pensare a chi potesse essere il nostro re.

Se seguiamo la linea dinastica ufficiale, sarebbe re il figlio di Umberto II, il famoso re di maggio che regnò in Italia per un mese. Umberto II è il figlio di Vittorio Emanuele III, colui che consegnò il paese a Mussolini, dopo la marcia di Roma, mantenendo UFFICIALMENTE il potere, il che significa che tutti gli atti stabiliti da Mussolini, dalle leggi fascistissime, a quelle razziali, all’entrata in guerra sono stati firmati da Vittorio Emanuele III. Sempre Vittorio Emanuele ABBANDONO’ l’Italia in preda alla guerra che si complicava diventando civile per poi a guerra finita, ritornare a rivendicare il trono. Ecco, insomma, un bel personaggino! Quindi il figlio Umberto II fu re fino al 2 giugno e poi sarebbe diventato re Vittorio Emanuele (IV), che vanta un curriculum di grande rispetto: indagato per traffico d’armi verso alcuni paesi mediorientali posti sotto embargo, accusa per l’omicidio di Dirk Hamer, prosciolto per omicidio volontario, ma non colposo, possesso non legale di armi da fuoco, affiliato alla loggia massonica P2 con la tessera numero 1621, arrestato per corruzione e sfruttamento della prostituzione, indagato per gioco d’azzardo e concussione…

Che dire? Per molti di questi reati, sarebbe in buona compagnia con alcuni dei nostri politici. Ma grazie al voto degli uomini e delle donne che il 2 giugno del 1946 scelsero la Repubblica, ci siamo evitati almeno questa iattura. L’ultima la devo raccontare: questo bel personaggio con quell’altro genio di suo figlio, Emanuele Filiberto, noto più per aver partecipato a programmi di dubbia fama che per le sue doti principesche, hanno richiesto il risarcimento dei danni morali seguiti all’esilio per un valore complessivo di 260 milioni di euro, oltre che la restituzione dei beni confiscati alla famiglia Savoia, quando nacque la Repubblica Italiana (ricordo che il Quirinale, ad esempio, era la reggia dei Savoia). Ovviamente la richiesta è stata respinta e anzi sarebbe da chiedere ai Savoia i danni per tutte le loro responsabilità nell’averci portato dritto nella peggior dittatura d’Europa. La storia non si fa con i se e con i ma, ma bisogna conoscerla per rispedire al mittente richieste indegne come questa. Casa Savoia conosce la via del disonore, non quella dell’esilio, parafrasando proprio la celeberrima frase di Carlo Alberto nel 1849!

Cindy

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