May 7, 2023

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Se notizia della settimana deve essere, notizia sia! Il Napoli giovedì 4 maggio ha vinto il Campionato italiano di calcio per la terza volta. Se doveste chiedere a me, chi ha vinto lo scudetto l’anno scorso, il mio sguardo vagherebbe nel vuoto, nel tentativo di ricordare se a casa mia, casa di interisti incalliti, ci fosse stato un qualche movimento e poi ammetterei candidamente: Boh, che ne so!. Ma il Napoli campione d’Italia diventa la notizia della settimana e anche il nostro blog, che pensa al calcio come alla sostanza presente nelle ossa, deve prenderne atto.

E allora l’interrogativo è d’obbligo: perché? Perché se a vincere lo scudetto è la Sampdoria, l’Inter o la Roma, non fa così notizia? Conosco bene Napoli: adoro questa città dalle mille contraddizioni, ma bella come può essere bella una città fatta di materia. Quando penso a Napoli, i sensi vengono immediatamente stimolati: con un eccesso di pietra nera, di blu del mare, con un odore di pesce misto ad urina in alcuni vicoli, con le vie che si intersecano in labirinti, le voci eccessivamente alte, motorini e auto strombazzanti. Quando leggi libri su Napoli, la vividezza delle sensazioni ti colpisce in pieno petto, come se la materia della terra venisse stimolata e accesa dal fuoco del Vesuvio, diventando incandescente, attirandoti verso di lei con curiosità mista a paura. Napoli è esagerazione, eccesso. Mia figlia, che è ancora piccola, adora Napoli per la pizza a portafogli esageratamente ripiena tanto da averla rovesciata sui suoi pantaloni la prima volta che l’addentò, per il Cristo velato che pare pietra viva e ti aspetti che ad un certo punto cominci a respirare e perché ovunque andasse veniva chiamata principessa.

Io adoro la cazzimma dei napoletani. Diceva Pino Daniele: chi non è napoletano e non ha mai avuto modo di sentire questo termine, si chiederà giustamente di che si tratti. Ebbè, “cazzimma” è un neologismo dialettale molto in voga negli ultimi tempi. Designa la furbizia accentuata, la pratica costante di attingere acqua per il proprio mulino, in qualunque momento e situazione, magari anche sfruttando i propri amici più intimi, i propri parenti. E’ l’arte di sapersela cavare e così con Napoli vicina allo scudetto, nei presepi di San Gregorio Armeno, i Melchiorre diventano degli Osimhen che invece della mirra portano lo scudetto. Napoli che deve il suo nome alla sirena Partenope, rifiutata da Ulisse e per questo morta dove oggi sorge Castel dell’ovo, rappresenta bene quel sentimento di amore e morte che respiri guardandone il profilo meraviglioso del suo golfo, minacciato dalla presenza rassicurante e angosciante del Vesuvio. Napoli è la malinconia mescolata all’ironia, come il sorriso di Troisi, dolce e amaro.

E allora se una città così vince lo scudetto, anche il festeggiamento diventa leggenda come tutto ciò che viene sfiorato dalla napoletanità. Vedi Napoli e poi muori!

Cindy

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