March 19, 2021

Categoria: Amore e dintorni

Tempo di lettura: 3 min.

Lo ammetto, mi ero arrugginita. Tra il calendario dell’accoppiamento e l’analisi delle tipologie di persone “ma levati proprio”, mi ero dimenticata come si scoccassero le frecce dell’amore o quelle del consiglio sincero. Oggi ne ho perse 3 nel prato (erba alta, ricerca inutile), e credo di aver abbattuto persino un uccelletto. Pace all’anima sua. Insomma, sono qui. Parlatemi. Intendo, dalla settimana prossima, che oggi diamo voce a una dolce fanciulla con una lieve intolleranza all’amore. Sentite cosa scrive, l’intollerante:

Ciao Giulia, sono arrivata a una certa età e comincio a credere di poter stare bene da sola. Mi sa che l’amore è un po’ troppo sopravvalutato, tu che cosa ne pensi?

Io?? Io che cosa ne penso, che sogno di vestirmi con una tuta attillata color carne e sparare frecce direttamente nei posteriori della gente per vedere se qualche terminazione nervosa trasporta l’impulso amoroso fino al cuore? Io che ancora sogno la posta del cuore di Cioè e mi crogiuolo nel ricordo della letterina che cianciava di bidet con la coca cola?! Si, beh, mi hai anche chiamata per nome quindi non possiamo confonderci, lo chiedi a me. Te lo dico molto volentieri che cosa penso: a un trauma passato.

Non saprei ovviamente dirti quale, come hai ben capito, sono Giulia e non frate Indovino, ma qui trauma ci cova. Una relazione finita male? Tradimento, vero? No, aspetta, forse si tratta di un amore non corrisposto. Gli anni sono passati e ti sei accontentata un discreto numero di volte, non troppo alto, ma sufficiente a farti credere che non ti serve un cavaliere (o una dama di compagnia) per dare senso alla tua vita, che sai divertirti anche da sola. Santo cielo come suona male… beh, che sai vivere e ridere e piangere e persino fare carriera senza bisogno di una spalla fissa su cui vivere e e ridere e piangere e lagnarti dei colleghi che ostacolano la tua carriera. Il mondo è pieno di spalle. Esci, vedi gente e fai cose, o, in questi tempi di magra sociale, sai come abbonarti alle piattaforme di streaming e persino ordinare la spesa a domicilio all’Esselunga. In questo caso penso che tu abbia ragione: avere un “uomo” o una “donna” generici accanto non serve praticamente a niente, statti da sola che l’affitto magari lo paghi per intero, ma sono dimezzate le bollette, buon per te. L’hai sentita l’impennata del numero dei divorzi in quarantena? Razzo missile con circuito di mille valvole! In effetti potrebbe essere una conseguenza della sovrastima dell’amore…

Si, beh. Ma quello non è mica amore. La spalla, dico, non è amore, è più che altro una figura comica che utilizzi su un palcoscenico, hai presente? Quella che ti imbecca le battute, così fai ridere tutti. Sì. L’amore è un altra cosa. Una spalla, sì, certo, anche, tra miliardi di altre cose, e, pensa che assurdità, a volerci fare un bilancio netto, nell’elenco ti ritrovi più cose negative che positive. Ma, esattamente come il tempo si calcola per qualità e non per quantità (e credo anche come un anno nostro equivale a sette di un cane) ogni cosa positiva riesce a rimuovere la patina di sporco che si forma attorno alle cose negative, spingendo la percezione dei tuoi giorni molto al di sopra della soglia del sopportabile. Qualcuno vola addirittura fino al settimo cielo e fa piovere gioia. Poi desideri comunque di prendere a badilate il tuo partner, ma, ehi, si chiama “vita”, oppure “sta sempre sul divano”.

Scusa, non ho finito. Ho sempre pensato che l’unica cosa a essere sopravvalutata fosse il cammino in ordine cronologico del buon cristiano. Ci si incontra, ci si conosce, ci si sposa, si fanno figli e, possibilmente, ci si ferma quando si spuntano le caselle “almeno un maschio” e “almeno una femmina”. Che poi io lo abbia seguito e sia cristiana, beh, risulta del tutto accidentale. Ma ci tengo a dire che ho due femmine, che bastano e avanzano a farmi sentire la casa piena di femminile, maschile e spesso pure animale. Credo che nel 2021 suonati siamo stufe marce di sentir parlare di caselle spuntate e tappe da raggiungere nello stesso identico calpestato ordine crescente, e che si sputi nel piatto in cui abbiamo pasteggiato non tanto perché non ci piace il menù, quanto perché ce l’hanno servito quelli “retti”. Siamo strane personcine, noi esseri umani. Il nostro tallone d’Achille non sono i sentimenti, ma la psicologia inversa. Va di moda proclamarsi femminista e dare addosso a tutto quello che odora di regola muffita, ma, onestamente, cosa c’entra l’amore con tutto questo carosello? Se mi porgono la mia adorata pizza in un piatto arancio (non lo sopporto, il colore arancio) non urlo che la pizza mi fa schifo, casomai uso il piatto come un freesbee e lo faccio volare fuori dalla finestra. Se mi obbligano a mangiarla quando ho voglia di sushi, però… adesso ho finito. Buona vita, amica intollerante all’amore, spero di averti fatto cambiare idea almeno un pochino.

Giulia

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