October 23, 2020

Categoria: Amore e dintorni

Tempo di lettura: 3 min.

Si, beh, la settimana c’ha il puzzo dell’inquietudine, facciamocene una ragione. Se in questi giorni ci avete seguito (pfff, ovvio che si), sapete che la nostra prof. Cindy si è data all’analisi della gucciniana Vedi cara e delle magagne della relazione di lunga data mentre la cinematografica Marysun viaggia sulla tratta “film scabrosi pre Halloween”. Voglio dire, chi sono io per portare del sereno, scusate? Oltretutto, il tempo fa schifo. Tutto attorno a noi sta urlando: “mai una gioiaaaa” e quindi facciamoci trascinare dalla corrente della malinconia senza lottare, senza remare contro, approfittando di questa giornata grigia per piangere e mangiare cioccolato circondarci di dubbi esistenziali e cavarne qualche brillante risposta. Ecco la letterina, scelta con perizia chirurgica dal nutrito gruppo di letterine digitali, che potrebbe fungere allo scopo:

Cara Giulia, io ti scrivo anche se non ho bisogno di un vero e proprio consiglio, ma di una risposta a una domanda molto difficile: perché la passione tende a perdere la sua fiamma dopo un po’ che si sta insieme?

Darei un 34 su 5 cupidini, come minimo. Dunque, cara amica, non volermene, ma questa domanda mi ricorda in modo impressionante un’altra domanda da giornata buia e piovosa, ovvero: come mai le patatine fritte ingrassano? Sono patate! E non solo. Ma anche: come mai gli unicorni esistono solo sulle magliette? Sono semplici cavalli con ali e corna madreperlate! Tipo un uccello molto grande e un rinoceronte! Mia mamma a volte ci infila anche: ma come faccio ad avere due figlie tanto diverse? Sono state nove mesi nella stessa pancia e sono uscite dalla stessa parte! E sono anche nate tutte due in febbraio! … domande, insomma, che sembrano rifuggire una risposta logica, ma che purtroppo, una risposta logica ce l’hanno eccome.

La passione. Come la definiamo? Voglia inenarrabile di scoprire anima e corpo dell’amato/a attraverso parole, gesti e, uhm, come dire, serie ben catalogata di posizioni corporee? Ami talmente l’altra persona che te la vorresti addirittura inglobare (risottolineo che manca una settiamana a Halloween e che, a differenza degli unicorni, le mantidi religiose esistono. Per dire, eh). Diventa a tutti gli effetti una “cosa” tua per una sorta di magia d’estensione: non capisci dove finisci tu e dove inizia lui/lei, e questo dura, se la chimica non m’inganna, una manciata di mesi, durante i quali basta guardarsi per accendersi come i miniciccioli a Carnevale. Morbosetta la passione, eh? Tendi a non esistere se non in funzione dell’altro/a, ma va bene, ogni cosa segue il suo corso, si chiama attrazione, possessione, beh, passione, e non compare in nessuna lista di malattie border line, quindi avanti tutta. Avercene, di sane passioni. Che tenda a spegnersi risulta quindi abbastanza comprensibile, una volta esaurita la tensione iniziale alla curiosa scoperta dell’altro/a (e di sè, attraverso l’altro/a? Mmm, meditiamo) e la voglia di averlo/a sempre al proprio fianco. Lo avete, lo conoscete, vive probabilmente con voi, infiamma meno? Non fatevi prendere dal panico. Quella che voi credete stia camminando tristemente sul viale del tramonto, la passione, sta semplicemente mutando la sua forma. Avete presente la prima regola della termodinamica per cui l’energia non si crea nè si distrugge? Oh, ter-mo-di-na-mi-ca, occhei? Parliamo di bollori. E infatti l’energia cambia forma in virtù di un passaggio di calore. Estremamente sexy. La passione non si crea nè si distrugge, ma cambia, muta, la cicisbea, diventa consapevolezza, diventa morbida rou… ocio che lancio la bomba… la routine, la parola più disprezzata dell’intero universo, eletta a sinonimo di noia e frustrazione. Ebbene sì, diventa quella roba lì. Ma…

Senti, amica mia, non voglio venderti il prodotto miracoloso anti-age della vita di coppia, ma la passione che diventa consapevolezza, o routine, nel senso di profonda conoscenza, significa fare l’amore per la voglia di ritrovare l’altro, non in preda all’eccitazione del giocattolo nuovo. La differenza sta tra il piatto mangiato allo sfinimento che viene a noia (ma pure a nausea, eh) e il piatto preferito, quello che, cascasse il mondo e da quando avevi 10 anni, la mamma ti cucina ogni santa domenica. A me pare una bella differenza…

Ah, la risposta alle altre domande: frittura, il cavallo pesa troppo per volare, mia sorella si incaponiva a stare con mia nonna, io con mio nonno.

Giulia

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