June 21, 2021

Categoria: Amore e dintorni

Tempo di lettura: 3 min.

Ce lo leviamo subito il dente? Coraggio. Parliamo della teoria dei generi cinematografici e andiamo di prevenzione, che io vi conosco, cuoricine solitarie: se non sentite le lacrime circondarvi il bulbo oculare urlate alla truffa. Ma qui non si piaaange, dev’essere un action movie supereroico! E invece era Il ciclone di Pieraccioni. Quindi ho il dovere morale e cinematografico di dirvi che ci sono due tipi di film d’amore:

Film d’amore di tipo A: ogni cosa che vedete all’interno del FDDTA riguarda la coppia di giovani virgulti di cui il film vi parla. Pure se una comparsa molla una starnuto nell’angolo di una scena, quello starnuto diventa parte integrante della delicata storia d’amore che si srotola davanti ai vostri occhi. Abbiamo avuto un esempio del FDDTA l’altra settimana, e ancora mi pento della scelta. Non riesco a farmene una ragione.
Film d’amore di tipo B: le centordici cose che vedete all’interno del FDDTB sono una meravigliosa e quanto mai realistica riproduzione in scala della vita vera, per cui al protagonista accadono cose. All’interno di tale entropia al guinzaglio, il protagonista trova accidentalmente l’amore. Tu sei addirittura portata a credere che non sia frutto di una sceneggiatura ben ponderata, ma del destino. Ah, l’amour.

Benvenuti nello spazio recensione del mio film più preferitissimo di tutti i tempi, ovvero il FDDTB, trasposizione cinematografica di un’autobiografia, che noi umani conosciamo col nome di Yes Man.

TRAMA CON SPOILER

Il triste Carl, interpretato superbamente dal poliedrico Jim Carrey, non riesce a uscire dal tunnel della devastazione emotiva dopo il divorzio e trascorre le sue giornate mitragliando di “no” ogni persona che gli si avvicina. Gli amici tentano di tirarlo fuori dal fottuto tunnel, ma ci riesce solo un vecchio amico che lo invita (leggi OBBLIGA) a partecipare a un seminario del gruppo dei furiosi Yes Man, che, come suggerisce caldamente la parola stessa, devono dire di sì A QUALUNQUE COSA. Il puzzo della tristezza di Carl fa pizzicare il naso al guru del gruppo dei furiosi Yes Man, il quale, inquadrandolo in quattro e quattr’otto (sei incastrato nello stesso lavoro senza sbocchi ormai da anni e hai perso l’amore della tua vita perché lei non sopportava un uomo che non sa vivere, io scommetto che la notte sei così malinconico, così pieno di noia, che non riesci nemmeno a trovare l’entusiasmo necessario per masturbarti), gli fa promettere solennemente di dire di sì a tutto, pena il sopraggiungere di una punizione cosmica. Carl inizia quindi a dire di sì a tutto e a intravvedere la luce in fondo al tunnel, quella che segnala l’uscita dalle tenebre e l’inizio di una vita piena e felice. Beh, il poveretto prova anche a dire di no, ma gli eventi volgono talmente al brutto da fargli credere definitivamente nella potenza della promessa, e, di conseguenza, a farlo correre sulla strada del sì. Si scatena un effetto domino tale per cui tessera del dire sì cade sulla tessera del conoscere gente nuova che a sua volta abbatte la tessera dello scoprire cose nuove che asfalta la tessera del restauro dell’autostima che… et voilà! Cadute tutte le tessere, Carl trova l’amore, salda le amicizie vecchie, crea amicizie nuove, ottiene una promozione sul lavoro e viene pervaso da una gioia di vivere che lo trasforma in un uomo mille volte migliore di quanto non fosse mai stato. Ah, anche l’ex moglie torna sui suoi passi. Ma lui… (spoilero, ma fino a un certo punto, altrimenti finisco all‘inferno).

FINE TRAMA CON SPOILER

Ecco, non vorrei sempre buttarla sul “vi devo dire che io…”, ma, insomma, vi devo proprio dire che io sono una convintissima Yes Woman e penso che ci sia una differenza abissale tra il saper dire “no” per salvaguardare i propri spazi e dire “sì” alla vita per allargare gli orizzonti. Si cade nella confusione, eh? E si finisce per dire “mmm, ti faccio sapere, controllo l’agenda…” per poi riflettere sul fatto che sarebbe meglio rimandare e procrastinare. Non dico di no, dico di no oggi, ma domani lo faccio. E parte il bugia detector. UII-UUU UII-UU UII- UUU. Bugia bianca, certo, quella bugia che dici a te stessa per credere di essere una persona aperta, ma troppo impegnata per dire sì. Ora, per dire sì ci vuole tempo, non nego. Ma il sì di cui sto parlando, e di cui parla il film, è un modo di inquadrare il mondo (qualcuno userebbe la triade di parole stile-di-vita) che ci aiuta a uscire dall’impallo del primo piano e abbracciare una porzione soddisfacente di mondo grazie a un bel totale. Ora, alcune sere perdo il fuoco, eh. La testa mi bolle al punto tale che potrei buttarci la pasta e mettere il timer a 11 minuti. Tipo adesso che sto scrivendo alle 00.52 di venerdì sera dopo una mattinata delirante seguita da un pomeriggio che sembrava un test sotto sforzo e una sera piena di amici grandi e piccoli sotto il portico. Bolle. Ma che gioia tremebonda in ogni angolo del corpo… (se scopro che sono sintomi dell’infarto ci rimango molto male).

Questo film squarcia le tenebre delle nostre paturnie mentali, preciso come un manuale di auto aiuto e potente come una pizza in faccia, mostrandoci che la soluzione per spezzare un circolo vizioso (tristezza, insoddisfazione, solitudine…) non si trova a portata di mano, ma a portata di bocca: accogliere tutte le occasioni che, facendosi largo tra le insidie dello spazio e le monotonie del tempo, vogliono arrivare fino a noi. Ogni cosa diventa un’occasione per crescere e segnalare all’universo che siamo pronti per qualcosa di più: l’amore, una promozione, ma pure una serata memorabile tra amici. E la sceneggiatura è così ben oliata che un qualunque eventuale scetticismo è destinato a sciogliersi di fronte al naturale dipanarsi degli eventi: capisci che quello che accade a Carl e la sua evoluzione caratteriale sono la diretta conseguenza della filosofia del sì, e non di fortuite coincidenze che sarebbero potute accadere anche al triste Carl. Al triste Carl non accadeva nemmeno uno sconto sui film noleggiati da Blockbuster. A ogni azione corrisponde una determinata reazione, giusto? Poi, a pensare che si tratta della trasposizione di un’autobiografia… brividi. Me tapina che non ho ancora letto il libro.

Capisco che adesso potreste anche mandarmi a fare un giro, e dovrei pure dirvi di sì, che ci vado. Adesso recupero in realismo: oh, poi non bisogna farsi prendere la mano. Nella vita vera, non disponendo dell’ubiquo dono, vanno fatte delle scelte, ma, come dicevamo, dire sì è più una predisposizione che un atto verbale da reiterare a ogni proposta.

Quindi, che cosa prendiamo da questo film, per dipingere di rosa la nostra vita?

Unico spunto universale: che non dobbiamo ricercare tra le righe, dite di sì e fatevi trasportare dalla corrente. Anche se alcune cose possono suonare bizzarre, come iscrivervi a un corso di coreano o imparare a pilotare un elicottero, voi non obiettate. Potete anche non parlare, muovete su e giù la testa e andate con Dio. Avete presente il detto “il mondo è piccolo?”. Ecco, non vale solo con le persone, ma anche con le conoscenze. Impari qualcosa a cui non crederesti di ricorrere mai, e, toh, ti serve 4 giorni dopo che hai finito di impararla. L’autostima ringrazia per il nutrimento e voi, fiera di voi stesse, lanciate una sorta di bat-segnale nei cieli. Ovviamente non c’è un pipistrello, ma una stella brillantissima che sputacchia scintille a forma di “sono meravigliosa”. E la vedranno in molti, state pur certe.

Effetto tangenziale dell’unico spunto universale: sapete quante persone si conoscono? Quasi troppe. E volete che, nel mezzo, non ci sia qualcuno che stia cercando una persona come voi? Aperta alla vita e al mondo e ai corsi di coreano?? EH?!

Giulia

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