September 13, 2021

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Sui social è stato un gran raccontare che cosa si stesse facendo all’incirca alle 15 dell’11 settembre del 2001. Un fatto epocale che è entrato prepotentemente nelle vite private di ognuno di noi. La narrazione del fatto si è intrecciata con la narrazione del nostro privato: si è parlato quasi più di che cosa si stesse facendo quel giorno che di quel giorno stesso.

Sembra quasi di voler colmare il bisogno di farsi un selfie in un momento nel quale la moda dei selfie non esisteva.

Forse tra le tante cose che non sono state più le stesse dopo l’11 settembre, c’è anche questo: la personalizzazione della narrazione ha portato l’opinione ad aver lo stesso peso del fatto stesso. La conseguenza è di non saper più distinguere tra fatto e opinione. L’11 settembre del 2001 stava chiudendo un’estate torrida, non solo meteorologicamente: un’estate che aveva visto il G8 di Genova trasformarsi in tragedia. Un’occasione di rinascita e di rinnovamento culturale censurata dalla violenza. Ed ecco un’altra svolta: dopo Genova, non c’è più stato un movimento che dal basso proponesse un dibattito serio sui consumi, sulla sostenibilità e sulla disparità mondiale. Dopo il G8 di Genova, il dibattito pubblico, le manifestazioni nelle piazze, i cortei e i presidi si sono spenti. Gli stessi partiti, dopo Genova, hanno perso il loro potere attrattivo, chiudendosi nei palazzi del potere.

E poi è arrivato l’ 11 settembre 2001. Un altro 11 settembre. Per chi conosce la storia l’11 settembre è sempre stato l’anniversario del golpe di stato cileno, quello che pose fine al periodo di riforme di Salvatore Allende, inaugurando la dittatura di Pinochet, con l’appoggio degli USA. Nel 2001 erano gli USA a subire un attacco. Nel 1973, in Cile venne stroncato l’unico tentativo di riformare in modo serio la democrazia di quel paese, con il contributo di quella che si è sempre definita la potenza più democratica del mondo, gli Stati Uniti appunto. Dopo l’attacco alle torri gemelle, gli USA attaccarono l’Afghanistan per esportarne la democrazia. Oggi in Afghanistan torna il regime talebano. Sembra di essere tornati al via di un ipotetico gioco dell’oca. E dopo 20 anni è evidente che la democrazia non si può esportare, la democrazia va agita, rispettata e protetta, come valore imprescindibile.

E forse sì, dopo quel 2001 siamo tutti meno liberi e più soli.

Cindy

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