June 10, 2021

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Tempo di lettura: 2 min.

Amo Stefano Benni, soprattutto per l’uso della lingua, per i neologismi creati ad arte e per lo stile. Uso i suoi brani a scuola, perché lo trovo geniale. Ho letto quasi tutto di Benni. Questo libro del 2003, mi era sfuggito. Forse perché ancora non insegnavo allora…

Credo che Benni sia un autore che ho scoperto da fanciulla, ma apprezzato da quando sono insegnante perché è la sintesi perfetta di come raccontare, in maniera completa, come è la vita: drammatica, solare, malinconica, divertente e a volte anche esilarante. Come ho scelto questo libro? Beh, mia figlia ha sviluppato una passione per Ulisse e per il mondo omerico che io assecondo, aiutandola nella lettura del poema classico che racconta le sue avventure. Ogni vota che vado in libreria, inevitabilmente vengo colpita da tutti i libri che hanno per titolo qualcosa che abbia a che fare con il mondo omerico: molto spesso il titolo centra poco con la guerra di Troia, diciamo che la evoca. Gli eroi greci dialogano con il presente e anche nei romanzi lontanissimi da quel mondo per epoche e tematiche, riemergono resituendo uno spessore importante alla trama.

E’ il caso di Achille piè veloce di Stefano Benni, un romanzo ambientato ai nostri giorni, in una città metropolitana. Il protagonista si chiama Ulisse, innamorato di Penelope, ma decisamente poligamo. Ulisse, in sella al suo scooter o usando degli autobus, vive una serie di avventure. Vi ricorda qualcosa questa trama? Effettivamente potrebbe essere il plot per una novella Odissea, ma è solo l’evocazione. Ulisse è uno scrittore in crisi creativa che lavora per una casa editrice, la Forge, sull’orlo del fallimento: sia lui che la casa editrice lo sono. Vive una relazione con la bellissima Pilar-Penelope, studentessa universitaria che lavora in un supermercato per mantenersi agli studi all’Accademia delle Belle Arti. Un giorno Ulisse riceve una mail, firmata da un certo Achille. Incuriosito, telefona al numero che Achille gli fornisce e… il romanzo decolla: Achille piè veloce, per una sorta di legge del contrappasso, vive sulla sedia a rotelle.

La scelta dei nomi restituisce spessore ai protagonisti: Achille, protagonisti dell’Iliade è già stato descritto magistralmente da Omero come coraggioso e agile, mentre Ulisse è diventato quasi sinonimo di intelligenza, curiosità e furbizia, grazie ad Omero e Dante, con il famoso “fatti non foste..”. Dare i nomi ai due protagonisti è servito a dare già per scontate queste qualità: Ulisse è sicuramente intelligente e desideroso di conoscere l’umanità varia che popola la sua città, Achille è coraggioso, anche se poco agile. Il suo tallone è una malattia che lo affligge dalla nascita, che lo obbliga ad una solitudine dalla quale però scaturisce un mondo incrediblie che racconta sottoforma di romanzo ad Ulisse. Inizia una relazione amicale-lavorativa tra i due che si intreccia con Febo, fratello di Achille, arrampicatore sociale; Penelope, alle prese con la chiusura del supermercato e problemi con il suo permesso di soggiorno; i protagonisti dei dattiloscritti che Ulisse dovrebbe leggere per la casa editrice, che emergono fuori dalle sue tasche come piccoli lillipuziani…

Il tutto raccontato meravigliosamente da Benni, con il suo linguaggio ricco di neologismi, che indugia nelle descrizioni, restituendo un mondo quasi surreale.

Il finale è inatteso, con punte di commozione, ma anche di ilarità. E oggi, dopo qualche giorno dalla conclusione, durante la mia giornata ancora mi trovo a pensare ada Achille: Io sono solo in modo diverso da lei. Lei vaga in una grande stanza con una porta in fondo, l’uscita dalla sua solitudine. Qualche volta vede la porta ma fa finta di niente, continua a vagare e lamentarsi e dire a stesso, sarò sempre solo. IO INVECE VAGO IN UNA STANZA SENZA PORTE. Posso tutt’al più sognare una porta.

Cindy

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