May 11, 2022

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Tempo di lettura: 3 min.

Mia cara Jane, volevo dirti che ho preso il tuo libro, non quello tuo tuo, ma quello che riguarda il tuo rapporto epistolare con il signor Thomas Langlois Lefroy, e mi sono davvero molto interessata alla vostra storia d’am… icizia. Certo.

Sono lieta di presentarvi il meraviglioso Mia cara Jane di Amalia Frontali, il dolce What if…?, il salto nel multiverso e l’atterraggio su quello (facciamo Terra 583) in cui Jane Austen sembra aver trovato un uomo a cui affidare il proprio cuore, contrariamente a quanto ci dicono i fatti. Un romanzo di ricostruzione storica esemplare, nonostante ci narri le gesta di una relazione mai esistita, o di cui non sono sopravvissute le prove.

MIA CARA TRAMA

La serie di lettere che il signor Thomas Langlois Lefroy, futuro membro del Parlamento e capo della Corte di Giustizia Irlandese, scrisse alla futura grande autrice letteraria Jane Austen, all’epoca di un loro (vero) fugace incontro, collocato intorno ai loro vent’anni di vita. Sappiamo che molte delle lettere scritte da Jane Austen furono bruciate dalla sorella Cassandra, per motivi mai veramente chiariti. Io azzarderei una simpatia straripante, oppure la mancanza di leggi scritte a tutela del comportamento tra fratelli e sorelle. Qualcosa tipo: “chiunque entri nell’altrui cameretta per dare fuoco all’altrui corrispondenza, verrà punito con dei bustini nel retto, il cui numero sarà pari al numero delle vocali contenute nelle lettere bruciate”.

FINE MIA CARA TRAMA

Sono sincera: quando ho iniziato a leggere, ero convinta di trovare la controparte della corrispondenza della scrittrice, una sorta di fenice ricostruzione delle parole che la sorella Cassandra aveva dato in pasto alle fiamme, quella imbesuita. E, invece, alla sola penna impaziente del caro Thomas, il devoto servo e innocente amico, da firma in calce, viene affidato il compito di mostrare il rapporto che intercorre tra l’uno e l’altra, una riga alla volta, una richiesta alla volta, un parere alla volta. A noi il compito di leggere tra le righe, tra i dinieghi, tra le risposte. Spiamo da un buco della serratura, e la nostra visione non riesce a abbracciare tutta la stanza: vediamo solo la parte in cui si trova Thomas, chino al suo scrittoio, intento a narrare la sua storia e a riempire le falle lasciate dall’assenza delle risposte di Jane Austen.

La corrispondenza, leggiamo, viene ostacolato dal reverendo Austen e dal prozio Langlois, prozio il cui sostegno economico viene descritto come imprescindibile per il raggiungimento di una posizione decorosa (e che condusse Thomas infatti, e questo lo dice la storia, a un matrimonio d’interesse), e che non solo non frena la comunicazione tra i due, ma, al contrario e come nella migliore delle tradizioni degli amanti divisi da un destino avverso, slega definitivamente i loro sentimenti. Sto leggendo tra le righe, essendo che la cara Jane traccia un confine immaginario dentro il quale ci si deve scrivere (e comportare) come si conviene a due amici di penna: dense chiacchiere su letteratura, faccende quotidiane e famiglie dentro cui rimbomba tutta la forza dei loro sentimenti d’amore reciproci. Quanto fa rumore il silenzio, non trovate?

Ma l’amore basta, a unire una coppia? E l’onore? Il dovere? La posizione sociale? Le regole dell’Inghilterra che impongono alle pulsioni morali e sociali di soffocare i sentimenti non nascono dalla fantasia di Amalia Frontali: la storia sfonda la diga del What if…? e bagna le lettere immaginarie con i reali accadimenti passati, rendendoci partecipi della tensione economica dell’Europa e dei movimenti politici d’oltreoceano, oltre che omaggiarci di una descrizione (e dissacrazione) puntuale di usi e costumi a cavallo tra i due secoli, soprattutto quelli legati al ruolo della donna. E, ovvio ma doveroso, alla letteratura, l’arte che permette a Jane Austen di vivere in mezzo a noi, ancora oggi.

Per finire, voi siete di fatto Miss Jane poiché il titolo di Miss Austen è vincolato alla primogenitura e dunque spetta a vostra sorella. Ne segue, logicamente, che sarei più che legittimato a chiamarvi per nome, cara Jane, e così voi, a meno che non abbiate lo sfacciato coraggio di mentire affermando che nei vostri più intimi pensieri io rispondo al nome di Mr Lefroy e non di Thomas o addirittura di Tom. Poiché non vi farei mai il torto di pensarvi insincera, mi firmo vostro devoto amico,

Tom

Giulia

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