September 20, 2023

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Tempo di lettura: 4 min.

La storia di una fiamma che non riesce a riaccendere il mio interesse per la Pixar.

Nel tentativo di volermi allontanare dai trend cinematografici del momento e prendendo le distanze da chi parla, discute, critica o elogia i filmoni di fine estate come Oppheneimer, mi sono seduto sul mio divano e, scorrendo la bacheca di Disney + mi appare prepotente e colorato il logo di Elemental, ultima produzione Pixar per la regia di Peter Sohn, che aveva già diretto Il viaggio di Arlo del 2015. Dopo aver aperto un pacchetto di patatine, decido di dare fiducia a questo lungometraggio e comincio a guardarlo.

Una premessa nerd: mi ritengo una persona amante dei lungometraggi animati, non particolarmente legato a tutti i film Pixar, ma i ricordi che accosto a colossi come Toy Story, Up e Monster & Co. non sono pochi eppure, negli ultimi anni, il mio animo si è allontanato pian piano dalle atmosfere accoglienti dei film in 3D che iniziavano con il saluto della lampada saltellante, forse perché attratto più dai film con gli operai tutti gialli fissati con le banane. Quando ho visto i primi trailer di Elemental non ho provato quasi nulla, né interesse, né curiosità, convinto che non l’avrei mai visto se non previa richiesta da parte di mia figlia, e invece eccomi qui, ad assistere alla storia della fiammella e della gocciolona d’acqua con il maglione fucsia.

Prima di fare una disamina e farvi partecipi del mio punto divista eccovi un breve riassunto della trama.
Il film è ambientato in un mondo in cui gli abitanti appartenenti ai 4 elementi naturali (acqua, terra, fuoco e aria) vivono tutti insieme. Ember, la fiammella protagonista, è una “ragazza” brillante ma dal carattere un po’ lunatico, la quale perde facilmente la pazienza, fattore non proprio positivo visto che la sua famiglia gestisce un negozio chiamato Il Focolare. I genitori di Ember sono 2 immigrati (nel film si può notare l’accento italo-giapponese del padre) che, come nella realtà, hanno fatto enormi sacrifici per ricostruirsi una vita e, proprio per questo motivo, Ember ambisce a prendere in mano la conduzione dell’attività. Poi c’è Wade, il gocciolone della locandina, anche lui giovane e probabilmente coetaneo della fiamma lunatica, il quale rappresenta l’antitesi emotiva, talmente empatico da far trasparire (come l’acqua) tutte le sue emozioni, senza peraltro farsene un problema. E’ chiaro che i due personaggi si ritroveranno a dover affrontare un problema che coinvolge tutta la loro città e, nel farlo, scopriranno che nonostante le loro diversità, hanno molto più in comune di quanto pensano.

Senza voler fare spoiler, assisterete quindi ad un’altra opera Pixar che, tramite l’ausilio di personaggi “incorporei” (o meglio astratti), affronta temi come le emozioni, l’inclusività, le diversità sociali e il desiderio di inseguire i propri sogni. Faccio un sospiro prima di continuare. Intendiamoci, dal punto di vista visivo sono rimasto colpito perché qui non si tratta di assistere ad un film in 3D come gli altri, a volte ho avuto l’impressione di vedere un acquerello in movimento, in particolar modo mi è piaciuta la caratterizzazione delle “persone-fiammelle”, la resa della città è impressionante e perdersi nel notare particolari e Easter Eggs è un’attività a cui non rinuncio mai quando guardo un film così, eppure, una volta arrivato ai titoli di coda non mi è rimasto nulla, anzi, mi è sembrato di vedere una sorta di episodio speciale legato ad Inside Out, con la differenza che, rispetto a quest’ultimo, non ho avuto momenti di commozione.

Tutto il film mi ha dato l’impressione di prendere ciò che c’era di meglio da alcune delle ultime produzioni per mettere in piedi una trama che, tra l’altro, non è così attraente come avrebbe meritato un contesto così, soprattutto visto l’enorme lavoro fatto per caratterizzare i diversi elementi, particolare a cui dò enorme credito. Subito dopo l’introduzione, interessante e sicuramente attuale, Element City mi ha ricordato tantissimo Zootropolis, anche nel modo in cui viene presentata, entrambe, per l’ennesima volta ispirate alle grandi città americane (grattacieli, treni futuristici che passano sopra le strade, quartieri enormi…) e poi tutto il resto mi ha fatto pensare, e non solo a livello cromatico, pur impegnandomi a non farlo, a Inside Out (a partire dalla comunicazione sulle locandine), tanto che all’inizio pensavo che il film fosse legato in qualche modo al mondo emotivo del film di Pete Docter.

Inoltre, ancora una volta, ho assistito alla storia di due personaggi opposti in tutto e per tutto, di cui uno con un background caratterizzato dal rifiuto alle sue origini (Kung Fu Panda: Po vuole fare qualcosa di diverso rispetto a suo padre) l’altro quasi indifferente al contesto che aiuta (Alla ricerca di Nemo: Dori aiuta a ritrovare il piccolo pesciolino nonostante i pericoli) anche se qui vengono affrontati temi importanti come il razzismo (le fiamme vengono “ghettizzate” come gli orientali) i flussi migratori, i rapporti tra genitori e figli, e persino i problemi legati ai cambiamenti delle città e a come certe zone diventano pregiate anche se una volta erano quartieri popolari. Insomma, Elemental è un pacchetto pieno di roba tutto sommato interessante che visivamente attrae e vi assicuro che non farete fatica ad arrivare all’epilogo perché ad aiutarvi ci saranno i 2 protagonisti, tanto diversi quanto ironici. Nel mio voler cercare curiosità su questo film ho scoperto che c’è molta autobiografia del regista Peter Sohn, anche lui figlio di immigrati coreani e anche lui costretto a nascondere all’inizio la sua relazione con quella che poi è diventata sua moglie, co-sceneggiatrice del film e di origini italo- americane.

Perché quindi ho deciso di dare 5 a Elemental? La mia insufficienza è dovuta al fatto che ci sono troppi “elementi” derivativi da altre opere Pixar, io ho come la sensazione che ormai si debba cercare altrove, che i messaggi positivi, sebbene importanti, stiano finendo, e si debba fare uno sforzo in più per coinvolgere il pubblico dei papà come me, di apassionati che “ne hanno vista di roba” e ormai di “gatti che attraversano la stanza in successione” ne notano fin troppi. Non fraintendetemi, comprendo il valore e il rilievo che devono avere certi argomenti (inclusività, razzismo, rapporti tra le persone, credere nei propri sogni…), ma ormai quando guardo un film Disney/Pixar, posso ammettere, e perdonate la mia presunzione, di poter prevedere il finale scegliendo tra due, massimo tre alternative.

Nonostante ciò, ho adorato Ember e Wade, i due protagonisti, unico motivo per cui vale la pena davvero vedere Elemental. E voi, in chi vi riconoscete dei due? Io non ho dubbi, mi sento più simile alla prima.

Il voto dello spettatore Mister Bufo (Alfonso): 5 su 10

Alfonso Mr. Bufo

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