February 24, 2021

Tempo di lettura: 2 min.

Quando è stata quell’ultima volta
che ti han preso quei sandali nuovi
al mercato coi calzoni corti
e speranza d’estate alla porta

ed un sogno che più non ritrovi
e quei sandali duravan tre mesi
poi distrutti in rincorse e cammino
quando è stata quell’ultima volta
che han calzato il tuo piede bambino
lungo i valichi dell’Appennino.

(L’ultima volta, Guccini)

C’è sempre un’ultima volta. Ma non sempre si ha la consapevolezza che quella sarebbe stata l’ultima volta che… Guccini affronta questo argomento in una meravigliosa canzone, intitolata L’ultima volta, nell’ultimo suo disco che si intitola L’ultima Thule in modo che fosse chiaro a tutti i suoi fans che si trattava proprio della fine della sua carriera musicale. Da quando è uscita quella sua canzone, mi sono trovata spesso a pensare ad esempio all’ultima volta che ho giocato a Barbie senza sapere che sarebbe stata l’ultima volta. O all’ultima volta che ho tenuto per mano mio figlio. O all’ultima volta che ho sentito mia figlia chiamare le sue bambole per nome. Insomma tutte quelle ultime volte di cose banali come può essere banale indossare i sandali nuovi a giugno, dismetterli a settembre, riprovarli al giugno successivo e scoprire di non poterli più indossare perché piccoli o troppo consumati. In questi giorni ricorre l’anniversario della presenza del covid nelle nostre vite. Inevitabile ritornare a pensare a come si stesse un anno fa e a cosa si stesse facendo.

Il 22 febbraio ero stata con una mia amica a vedere lo spettacolo di M.Paolini a teatro. Quella sera già si parlava di covid e lo stesso Paolini alla fine dello spettacolo ci aveva ringraziato per il coraggio che ci aveva portato a quell’evento malgrado tutto quello che stava succedendo a Codogno, poco distante da lì. Il 23 ero partita con mia madre e mia figlia per una vacanzina a Napoli. Il treno passò per Codogno e per Piacenza e ci veniva annunciato che non si sarebbe fermato per le restrizioni della zona rossa già in vigore in quelle zone. Ma noi andavamo a Napoli e tutto quello sembrava appartenere ad un altrove che non ci avrebbe colpito. Ricordo che il treno però era semideserto e la cosa ci aveva colpito, essendo il ponte di Carnevale. Bellissima vacanza. Codogno era lontana, ma il virus si stava avvicinando. “Le scuole rimangono chiuse fino a lunedì”. Increduli, allungammo il ponte di qualche giorno: ricordo i centri commerciali pieni di ragazzi, la primavera che faceva capolino e i parchi presi d’assalto da torme di adolescenti liberi dagli impegni scolastici.

Fermerei il racconto sull’ultima volta che ci siamo sentiti liberi di spostarci, ancora inconsapevoli di ciò che stava succedendo. Ancora irresponsabili, nel senso che ancora non sapevamo di doverci assumere la responsabilità della salute degli altri.

Su quella corsa all’amuchina. Alle mascherine che non c’erano. All’approvvigionamento nei supermercati come se dovesse chiudere proprio tutto. A chi abbiamo dato l’ultimo bacio prima che tutto questo succedesse? A chi l’ultimo abbraccio? Quando è stata l’ultima volta che vi siete trovati in una ressa sull’autobus? E l’ultima volta che avete partecipato ad una manifestazione? L’ultima volta che avete guardato un film dove tutti stavano vicini senza chiedervi se il film fosse stato girato prima o dopo la pandemia. L’ultima volta che avete mangiato un trancio di pizza seduti in un prato senza esservi disinfettati le mani. L’ultima volta che siete stati in una palestra. L’ultima volta che avete aperto la busta delle verdure al supermercato, inumidendola con la saliva. L’ultima volta che avete pranzato con gli amici. L’ultima volta che avete bevuto alla stessa bottiglia di un vostro amico. L’ultima volta che avete letto un giornale dal parrucchiere. L’ultima volta che a messa avete scambiato il segno della pace. L’ultima volta che avete condiviso un’arancia con una collega. L’ultima volta che avete pranzato con i colleghi. Sono certa che molte di queste “ultime volte” non saranno più tali fra qualche mese. Ma certamente passerà del tempo prima che consentiremo agli altri di “invadere” il nostro spazio vitale, che è diventato sempre più grande. E chissà quando sarà l’ultima volta che abbracceremo qualcuno pensando al virus…

Cindy

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