January 17, 2022

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Era il 1994. L’anno precedente avevo compiuto diciotto anni. Mi ero sempre occupata di politica. Nella mia famiglia si è sempre parlato molto di politica e quindi per me era fondamentale compiere diciotto anni, perché così potevo votare e contribuire con il mio voto alla vita democratica del paese. Appena compiuto diciotto anni, vi furono le elezioni europee: io andai a votare baldanzosa e fiera. Le elezioni andarono abbastanza bene e il mio candidato andò al parlamento europeo.

Ma l’appuntamento che io aspettavo con ansia era quello con le elezioni politiche che si sarebbero tenute a marzo del 1994. Nel frattempo era entrata in vigore una legge elettorale che prevedeva un sistema misto tra uninominale e proporzionale. Ricordo ancora la delusione che provai: con il sistema uninominale non avrei potuto votare chi volevo, perché altrimenti avrei disperso un voto. Con queste elezioni si è inaugurato per me e per molti altri la stagione del “meno peggio”. Ricordo discussioni interminabili con mio padre, in particolare, sul fatto che io avrei votato sempre chi mi rappresentava e che non mi interessava se avessi disperso il voto. Mai e poi mai avrei potuto votare chi aveva tradito gli ideali in cui credevo. Poi accadde qualcosa.

Era gennaio, come adesso. Silvio Berlusconi annunciò la sua decisione di entrare in politica, presentando un suo partito politico, chiamato Forza Italia. Mi ricordo benissimo la sua entrata in campo, fatta di parole mutuate dal calcio, appunto. Ero giovane ed ero ingenua, pensai: “Ma figurati se gli italiani votano uno, la cui ricchezza è di dubbia provenienza, per usare un eufemismo. Proprietario di televisioni di dubbio gusto.” Insomma il dubbio era relativo a tutta la persona di Berlusconi. Ma la certezza, nel mio cuore pulsante di giovane elettrice, era che mai e poi mai il popolo italiano avrebbe votato un simile individuo. La campagna elettorale fu nefanda. Io arrivai disgustata all’appuntamento con l’urna: non volevo votare Occhetto, ma non volevo che Berlusconi diventasse presidente del consiglio.

Il 26 marzo andai ad una festa per i diciannove anni di una mia compagna di classe, un po’ snob. Ancora oggi non so come mai mi avesse invitato alla sua festa, non eravamo amiche. Ricordo che ci andai per far compagnia ad una mia amica, ma anche perché ero curiosa di vedere come fosse la location esclusiva nella quale si svolgeva l’evento. Al momento del brindisi, ricordo qualcuno che esclamò: “Brindiamo a Camilla e a Berlusconi presidente del consiglio!”. Io guardai la mia amica, abbassai il calice e solo in quel momento realizzai che forse c’era qualcuno che avrebbe votato Berlusconi. Non dirò mai che cosa feci nel segreto dell’urna, il giorno dopo. So solo che ieri ho detto a mio figlio: “Tranquillo, Lore, Berlusconi non potrà mai diventare presidente della Repubblica! Sarebbe troppo vergognoso…” e all’improvviso mi è tornata alla mente questa storia e mi si è gelato il sangue nelle vene.

Cindy

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