July 11, 2019

Categoria: Amore e dintorni

Tempo di lettura: 2 min.

E di seguito il nostro, di orgoglio: un’intervista al segretario provinciale di SI e membro del direttivo di ORLANDO ARCIGAY Brescia, Luca Trentini, che ci svela, ci guida e ci affascina con alcuni riti e miti (da sfatare!) sul mondo gay.

Diamo subito qualche informazione storica: Luca, da dove nasce il Gay Pride?

Nella notte tra il 27 e il 28 giugno del 1969 vi fu la prima rivolta al Stonewall Inn, in Christopher Street, nel Village. All’epoca una legge vietava di servire alcolici a malati psichiatrici e poiché gli omosessuali erano considerati tali, non potevano bere nei locali pubblici. Nacquero allora dei localini dedicati agli omosessuali che, puntualmente, venivano perquisiti. Un’altra legge vietava di indossare più di tre abiti del sesso opposto, quindi una donna non poteva indossare più di tre abiti prettamente maschili. La sera del 27 giugno 1969, all’interno del Stonewall Hill, vennero fermate alcune lesbiche che erano vestite con più di tre abiti maschili… era già accaduto in passato, ma quella sera una di quelle fanciulle urlò agli altri clienti del locale: “ Ma voi non fate niente?”. Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Per tre notti vi furono scontri violenti tra omosessuali e poliziotti. Il 27 giugno del 1970 venne organizzata la prima manifestazione per ricordare gli eventi dell’anno precedente e da allora, ogni anno attorno a quella data, si svolgono manifestazioni a sostegno del mondo gay.

Ma è solo ngli ultimi anni che tali manifestazioni sono state estremamente partecipate e pubblicizzate…

E’ sintomo dell’evoluzione dei costumi e della società. Il modo di manifestare del mondo LGBT è sempre stato all’insegna della provocazione, ma in maniera scherzosa. Non a caso l’arcobaleno è il simbolo del nostro movimento.

L’arcobaleno come simbolo di pace?

In realtà manca un colore: manca l’azzurro. Ci sono varie spiegazioni del perchè l’arcobaleno… una di queste narra che sia per la morte di Judy Garland, icona gay del mondo statunitense, il 27 giugno del 1969. La sua canzone “Over the rainbow” divenne l’inno per eccellenza della comunità gay grazie al suo significato di libertà… ecco quindi perché l’arcobaleno ne divenne il simbolo.

Luca, sei da poco rientrato da New York dove hai partecipato al Gay Pride, organizzato per il cinquantesimo dei moti di Stonewall. Mi tocca la domanda un po’ scontata e banale: che differenza si respira nel pride newyorkese rispetto al nostro bresciano?

Innanzitutto a New York c’è più senso di celebrazione: sfilano solo le associazioni iscritte, mentre le persone che vogliono partecipare si pongono ai lati della strada, applaudendo al corteo. A Brescia e in Italia in generale, il Pride ha più il senso di una partecipazione di tutti e quindi mi piace di più. A New York, però, respiri più libertà nella quotidianità: i diritti per gli omosessuali sono acquisiti da tempo, mentre da noi c’è ancora forte il senso della rivendicazione.

A tal proposito, io ho una repulsione per la tutela delle minoranze, come ad esempio per le quote rosa. Io vorrei essere eletta per i miei eventuali meriti, non perché una legge impone una quota. Non pensi anche tu che non ci dovrebbe essere bisogno di manifestare per l’orgoglio gay?

In una società ideale ti do ragione. Purtroppo nella nostra società è necessario rivendicare l’uguaglianza degli omosessuali. Bisogna rivendicare l’orgoglio e non accettare di essere considerati meno degli eterosessuali. I diritti sono di tutti, non possono essere una “gentile” concessione dello stato. In modo particolare, nell’ultimo Pride a Brescia, mi ha colpito la portata pubblicitaria che ha coinvolto l’intera città! Ovunque arcobaleni: gelato all’arcobaleno, acqua che circolava nel corteo arcobaleno, sciarpe e fiori arcobaleno. Come puoi immaginare, le associazioni LGBT non navigano nell’oro e quindi c’è la necessità di coprire le spese. La difficoltà per noi è quella di porre attenzione a chi sponsorizza, perché in molte aziende funziona il PINK WASHING, che serve a finanziare iniziative per “pulire” la propria immagine. Nel mondo anglosassone, con le lobby che vengono appoggiate per incidere sul futuro candidato politico, è un problema più sentito. Da noi, per fortuna, si riesce a controllare e quindi selezionare meglio chi ci appoggia.

Le unioni di fatto sono acquisite, quali sono gli altri diritti che rivendicate?

OMOFOBIA: non è ancora considerata un reato.

PARITA’: le unioni civili sono pensate per gli omosessuali, noi vogliamo essere considerati alla pari dei cittadini.

GENITORIALITA’: i figli delle famiglie arcobaleno non sono tutelati come gli altri.

TRANS: non possono cambiare documenti se non dopo aver cambiato i caratteri sessuali primari. Chiediamo la “via breve”: la possibilità di cambiare i documenti se lo stabilisce una perizia psichiatrica, anche prima di aver cambiato sesso chirurgicamente.

Luca, ti faccio una domanda più intima, se non vuoi rispondere, tranquillo.. Quando hai fatto coming out?

17 anni fa. Chiaramente la parte più difficile è stato dirlo alla mia famiglia. Ho partecipato a Roma ad una manifestazione per i PACS e sono stato fotografato da La Repubblica mentre mi scambiavo un bacio con il mio moroso di allora. Ecco, i miei genitori l’hanno scoperto così, e ovviamente all’inizio non è stato facile. Ma oggi va tutto bene.

Tu ti sei unito civilmente con il tuo compagno l’anno scorso: cosa è cambiato per te?

Nella relazione con il mio compagno assolutamente nulla. C’è però un riconoscimento sociale e legale che ci tutela. Anagraficamente siamo nello stesso stato di famiglia con tutto ciò che ne consegue. Credo, però, che sia soprattutto un bene per il paese, per il vincolo di solidarietà.

Usi mai epiteti volgari che normalmente vengono rivolti agli omosessuali?

Uso frocio, ma solo all’interno della comunità gay. Anche i neri si chiamavano negri all’interno delle loro comunità, per appropriarsi di un termine dispregiativo e demitizzarlo. Pensa che l’altra sera è sorta una discussione a New York perché ho postato una foto con alcuni amici in pizzeria accompagnata dalla scritta “Froci in pizzeria”: si è sollevata la questione del perché avessi usato questo termine! Il senso è proprio quello, usarlo per demitizzarlo. Ovviamente, se mi viene rivolto al di fuori del contesto, mi dà molto fastidio!

Ti è mai capitato che per strada qualcuno ti provocasse?

Direi di no. Gli atti di discriminazione sono in aumento, anche perché si denuncia di più. Però essere trasparenti e visibili può essere una tutela. Le violenze sono normalmente verso chi è più debole.

Luca, l’ultima domanda: come vedi il futuro del movimento?

A livello sociale abbiamo vinto! Le giovani generazioni hanno aperto la diga dei pregiudizi nei confronti del mondo arcobaleno. A carattere politico invece c’è addirittura il rischio di un ritorno al passato. Ad esempio, non è possibile iscrivere all’anagrafe entrambi i genitori, ma bisogna aspettare che sia un giudiche a farlo (prova solo a pensare cosa potrebbe succedere se un bambino si fa male e in ospedale non ti dicono niente perché all’anagrafe non risulti come genitore…)

Ora vermente l’ultimissima domanda, quella un po’ farlocca, ma tanto richiesta dalle retrovie: all’interno delle coppie omosessuali molto spesso si ritrovano dei “ruoli” che appartengono al mondo etero: che ne pensi?

Credo che sia uno stereotipo. Come è stereotipo che i gay siano parrucchieri e stilisti. Il mondo omosessuale è estremamente vario: politici, calciatori, camionisti… C’è un mondo sotterraneo estremamente vario. E’ chiaro che ci possono essere gay più effeminati e lesbiche più mascoline e, in quanto tali, possono essere notati maggiormente. Ma lo stesso vale nel mondo eterosessuale. Alla fine le dinamiche relazionali sono le stesse: io faccio le pulizie e mio marito cucina. Se facessimo il contrario, staremmo a digiuno.

Cindy

Cosa ne pensano le altre Grrr Girls?

Leggi l’articolo di Marysun LA NASCITA DEL MOVIMENTO LGBT

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