February 10, 2021

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5, 48.

“Questo voto deve scendere immediatamente a 5, anzi meglio a 4! L’alunno è un lazzarone che non ha minimamente voglia di impegnarsi. Il 4 gli sarà di sprono a dare di più! Ma stiamo scherzando! Se uno non si impegna, si arrangia! Siamo professori, se uno non studia 4 e ciao! Già trovo assurdo che non si possa scendere oltre il 4. Ai miei tempi se non studiavi, 2! E zitto!”

“Ma no, povero! Non è vero che si impegna poco: ha una serie di problemi a concentrarsi. Credo che questo dipenda dalla sua infanzia e dalla sua relazione con la madre che lo ha lasciato spesso solo per dedicarsi alla carriera”

“Ecccheppalle con ‘ste storie! E’ possibile che sia sempre colpa delle madri?! Quella povera crista della madre avrà dovuto arrabattarsi tra mille incombenze, cercando pure di fare bene il suo lavoro! Dov’era il padre? Guarda caso si tratta di un maschio e si sa che i maschi sono superficiali e si impegnano poco. Io gli lascerei 5!”

“Le neuroscienze dimostrano che il rinforzo positivo dia risultati migliori in termine di autostima, rispetto ad uno negativo. Il 5,48 mostra uno sforzo verso il 6 testimoniato dallo 0, 48. Io punterei al 6, per premiarlo e per dargli il segnale che sta andando verso la giusta direzione!”

“Ah, ah, ah! Che caz… volate! Ai miei tempi con il 5,48 a casa mia volavano punizioni che neanche ti immagini. Allora sì che eri stimolato a studiare: io pur di non sentire mia madre studiavo! Diciamo che non sentire mia madre ero lo stimolo al mio studio! Altro che gratificazione!”

“Scusate, io non vorrei aver problemi con i genitori. Magari si aspettano il 6 e trovandosi il 5 potrebbero far ricorso. Io sarei per il 6”

“Sì, sì anche io! Basta che ci muoviamo con ‘sto consiglio di classe che stiamo sforando il tempo e io ho una lezione di tennis alla quale non vorrei rinunciare!”

“Eh no, caro mio! Gli scrutini sono un atto amministrativo importante, oltre che l’unica occasione di confronto tra di noi, quindi non rompete con il tempo e proviamo a confrontarci con serietà”

“Ancora con ‘sto confronto, retaggio del ‘68! Hai visto i gnari di adesso, che mancanza di rispetto! Gli è tutto dovuto! Non studiano e gli diciamo bravi! Vanno alla secondaria impreparati. Io sono per il 5 e basta! Insomma, un po’ di serietà! Se i genitori non sono più in grado di mettere dei paletti, dobbiamo pensarci noi!”

“Però è vero che se a uno continui a dirgli che è un 5, sempre un 5, pure quando si impegna, che stimolo avrà ad impegnarsi di più? I voti che diamo sono medie pensate su ragazzi tutti uguali, ma i nostri ragazzi non sono uguali, hanno potenzialità diverse!”

“E certo! Dovremmo fare 25 verifiche ad hoc per valorizzare ogni ragazzo! Io già così finisco di lavorare all’una di notte, se dovessi correggere 25 verifiche diverse non andrei più a dormire, ma sei fuori!? Allora, stabiliamo che il ragazzo ha problemi di concentrazione e non può arrivare più che al 5, 48! Gli diamo 6 per incoraggiarlo e che sia finita!”

“Io non sono d’accordo. E’ come se gli dicessimo: tu sei un mediocre e più di tanto non puoi fare! Trattarlo diversamente dagli altri significherebbe considerarlo con potenzialità diverse rispetto agli atri. Invece lui è un ragazzo sveglio, ma con difficoltà di concentrazione!”

“Ma il papà ha un’amante? Forse è per questo che la mamma si è buttata nel lavoro e trascura il figlio… del resto il papà è così affascinante!”

“Oh, colleghi, ritorniamo sul pezzo! Allora cosa gli mettiamo?”

Questa la situazione in migliaia di consigli di classe in questi giorni in Italia. Valutare è la cosa più difficile, perché ha a che fare innanzitutto con noi, con la nostra storia, con il nostro essere stati studenti, con i professori incontrati, con gli stili educativi subiti e agiti. Ha a che fare con la gestione del potere, perché la valutazione implica un potere decisionale e valutativo del quale non tutti gli insegnanti sono consapevoli: c’è chi lo esercita in maniera autoritaria e c’è chi, in nome della democrazia, lo demanda ad altri, ma è solo un passaggio, il potere rimane. Ha a che fare con una lettura del presente, nel tentativo di trovare risposte per il domani. Ha a che fare con il ruolo del docente all’interno della società: a seconda di come tale ruolo viene vissuto, cambia la percezione della valutazione.

Ha a che fare soprattutto con l’autovalutazione: valutare gli altri implica una valutazione che docente sei stato o vorresti essere. Ma soprattutto che persona sei.

Cindy

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