September 9, 2022

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Arrivo subito al punto. L’idea della rubrica mi è venuta al mare, mentre combattevo per la mia sacrosanta razione di pancake giornalieri. Ne volevo due. DUE. Non sei, come facevano quegli impilatori di pancake che avevo davanti, che non si capiva se stavano partendo per combattere in Ucraina o semplicemente facendo colazione. Da qui il mio cervello affamato è saltato alla fame atavica che ci prende e che ci porta con sé quando davanti a noi si materializza lui: il buffet pagato. Perché allora non iniziare una rubrica che parla di vizi e virtù di noi hominis bi sapiens? Mi piacerebbe vincere un Nobel per essere riuscita a dimostrare che l’evoluzione umana gira e fa l’anello, e che stiamo tornando scimmie. Il buffet pagato è la chiave.

Insomma, avevo il primo vizio di cui parlare pronto in canna. Poi la regina Elisabetta II d’Inghilterra è morta. E ogni cosa è stata spazzata in secondo piano.

Fine di un’era, dicono. Io mi sento come se mi avessero appena detto che da domani la Primavera, una cosa che esiste da quando sono nata, verrà sostituita con qualcos’altro. Tipo l’Equinozietto. Tipo Carlo III. Cosa cambierà, per me? Sentirò dire che a un certo punto devo smettere di usare la parola Inverno, e che dovrò mettere i maglioni in naftalina, che è tempo di colori pastello e cotoni. Sentirò al telegiornale un altro nome, altri scandali, altre gesta. Continuerò a ridere per le cose divertenti e a piangere per quelle tristi, e a incazzarmi per quelli che mi tolgono il minimo sindacale di pancake di bocca. Non la conoscevano nemmeno, Elisabeth, se non nella misura in cui si può conoscere un simbolo: per conto terzi. Attraverso i resoconti giornalistici, le fotografie, le scelte di una vita fagocita da un ruolo. Eli, pensavo che fossi immortale, come i supereroi dei fumetti, e non capisco se la tristezza che sento in questo momento sia imputabile alla sorpresa di aver scoperto che eri mortale, di aver sbagliato, o alla tua effettiva perdita.

Il nostro peggior vizio è quello di appropriarci dei simboli e puntellarci a quelli, per avere delle certezze, per farci credere che ritroveremo la strada della salute mentale qualunque cosa succeda, seguendo quegli immutabili Nord. Il Covid, la guerra, l’aumento delle bollette e l’ennesimo governo da votare sono sopportabili, finché il sole sorge, il mondo gira, una pizza dignitosa te la porti a casa con dieci euro e la regina Elisabetta II regna, con un primato di longevità mai raggiunto da nessun altro monarca nella storia inglese (che è iniziata nel 1066, praticamente UN MILLENNIO FA) e nessuna regina nella storia mondiale, che un re, maschio, l’ha battuta per due anni scarsi. Era Luigi XIV, il Re Sole. Se ne va una regina, un’epoca, un’icona, una donna, un Nord della nostra vita.

Il nostro miglior pregio è quello di essere geneticamente pronti al cambiamento. Cambiamo ogni giorno, noi, e anche se lo misuriamo solo sul lungo termine (un doveroso grazie a Facebook e al suo prezioso servizio “in questo giorno, un anno fa”), ogni manciata di ore siamo diversi. Io sono anche convinta che mi si spostino i nei sulle braccia durante la notte, o che la vista mi ruoti di qualche grado, a questo punto. Cambia persino l’inno, adesso Dio deve salvare il re. E noi? Morto un Nord se ne fa un altro, non voglio farla tragica. Ma mettere mano alla mappa mentale e togliere le macerie del London Bridge, chiedendosi come ricostruirlo senza di Lei, fa venire una gran voglia di girare a caso.

Giulia

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