April 23, 2021

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Ahhaahaa (esclamazione fantozziana). Mi sono appena accorta che sto per scrivere l’articolo numero 33 della posta del cuore che quindi corrisponde alla mia risposta a un disagio amoroso formato letterina numero 33. Sapete che vuol dire? A cosa ci rimanda il numero 33? Agli anni di chi?! Piccole dolci cristiane cattoliche. No no, mi riferisco semplicemente al raddoppio della cifra associata alla perfezione, il 3, perché mi sembra lampante che la letterina della settimana stia parlando del PERFETTO AUGURIO al tuo peggior nemico. Maledetto, ti auguro di entrare in una friendzone e non uscirne mai più!!!! Avada friendzone!!!

Ciao Giulia. Mi chiamo ***** e sto malissimo. Mi sono innamorata del mio migliore amico e credo di non essermi mai sentita peggio di come sto adesso. Lui non sospetta niente di quello che provo per lui, quindi come posso dirglielo? Questo scappa a gambe levate e perdo due piccioni con una fava.

Che tragedia. Certo, Giulietta e Romeo erano messi peggio, ma pure tu non mi schifi il disastro. Sei sull’orlo di ben due precipizi, per cui se ti sbilanci da un lato e parli, potresti essere inghiottita dalle lingue di fuoco del “mi spiace, tu per me sei solo un’amica” e bruciare di dolore, se invece taci pendendo dal lato opposto, quello del ghiacciaio emotivo, rimani omertosa e bloccata nel freddo del “vedo il mio migliore amico che mi tratta come se fossi un ragazzo e mi racconta delle sue conquiste e qualche volta lo vedo anche mezzo nudo ma devo far finta di nulla e penso ai bambini che muoiono di fame per bloccare l’ipersalivazione”, sentendo mille lame di coltello nel petto e la voce di Elsa cantare “Let it go” nella testa.

Cara *****, innanzitutto sei degna d’amore solo per il fatto di avermi scritto che se parli, perdi due piccioni con una fava. Denota sagacia intellettuale, sai? Si, beh, oltre che a un acre puzzo di sfiga mista a destino avverso con punte di pathos e struggimento. Non fa nulla, faccio circolare giusto un po’ d’aria. Comunque. Fatti vedere. Non temi di rivelare il tuo nome, sfrutti puntuali massime nazionalpopolari, piazzi il condizionale a modino… com’è che questo tuo migliore amico non s’è ancora accorto del diamante allo stato grezzo che gli sta accanto? Non so quanti anni hai, ma scommetto la mia borsa fatiscente vintage di Louis Vuitton che gli facevi (o gli fai) tutti i compiti. Che lo guardi giocare a calcio dalle panchine piene di brina o di formiche tutte le domeniche (tira un sospiro di sollievo prima che Draghi sblocchi tutto). Che ci sei quando sta male, quando sta bene, quando non sa se star male o bene tanto chissenefrega, tu ci sei. Sei consapevole del fatto che lui per te fa la stessa cosa, sì? Intendo esserci, altrimenti non sarebbe il tuo migliore amico. Quindi, senza sentirti accusata di falsa testimonianza, sei sicura che ti sei innamorata di lui? Oppure mi sei scivolata nel misunderstanding emotivo??

Il confine tra amicizia e amore è molto sottile, a volte quasi non si vede. Come, del resto, lo è quello tra il “ti voglio bene” e il “ti amo”. Uno è zuppa e l’altro pan bagnato, non so se mi spiego. Hai mai sentito qualcuno che ti vuole benino? O che ti amicchia? Puoi farmi arrabbiare, posso smettere di amarti, posso passare da tutte le emozione umane esistenti in natura, persino perderti nell’oblio dell’indifferenza, ma se provo amore per te, ti amo punto e basta. Io alle mie figlie non voglio bene, le amo. Io ad alcune mie amiche non voglio bene, le amo. Per altre persone provo “affetto”, ma quelle che nella mia vita le ho volute pestando i piedi, io le amo. Quindi tu ami il tuo migliore amico e, ti prego di continuare a leggere solo se hai capito l’arzigogolio semantico, lui ama te. Ora, quel folle sentimento che provi per lui, nato dopo una profonda conoscenza dei suoi pregi e dei suoi adorabili difetti (hai notato che fa rumore quando mangia la minestra? Che carino), da una profonda passione per la sua atipica bellezza e da una complice condivisione di spazi e tempi, si traduce davvero in una voglia incontenibile di ri-mansionarlo? Ridestinarlo? Spostarlo dalle risorse umane all’amministrazione delegata? Oppure è solo visione irresponsabile dei film romantici in quarantena?

Perchè, cara la mia *****, dalla prima alla trentatreesima letterina cerco di capire cosa spinge la persona che mi scrive a fare determinate scelte, non a valutare le possibili conseguenze. Quelle, su, le conosciamo. Inutile mettere sul vetrino il suo comportamento e cercare di capire se vessa nelle tue stesse condizioni friendzonali: sai che potrebbe andare o spaccare. Due opzioni, due strade, il 50% di buona riuscita. Io ti chiedo di immaginare la tua vita con quello che fu il tuo miglior amico. Io ho sposato quello che ritenevo un carissimo amico, non “il migliore” solo per mancata costanza (ci siamo persi di vista per alcuni anni). E sono felicissima. E, grazie al lasso di tempo in cui non ci siamo visti, non abbiamo campeggiato nella friendzone, ma spiccato il salto da una fase all’altra, come quando passi dall’età del bronzo a quella del ferro senza la friendzone di una lega metallica composta da bronzo e ferro. Quindi posso capire come stai col famoso “senno di poi”, senza averlo pienamente vissuto. Il mio consiglio? Purtroppo nessuno. Ma una previsione: glielo dirai. Perchè, esattamente come l’acqua straborda da una vasca quando lasci il rubinetto aperto, quando la tua mente non riuscirà più a contenere tutte le tue emozioni…

In bocca al lupo. E fammi sapere.

Giulia

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