January 31, 2022

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Quando Menelao si accorse che il principe troiano Paride aveva rapito sua moglie, implorò suo fratello Agamennone di portare la guerra a Troia, coinvolgendo tutti i principi e i re delle città greche. Quando andarono ad Itaca, per chiamare Ulisse alla guerra, lui si finse pazzo: era felice nella sua isola, con sua moglie Penelope ed era da poco diventato padre di Telemaco, perché avrebbe dovuto partire per una guerra che non sentiva sua? Prese un aratro con dei buoi e cominciò ad arare un terreno di sabbia, buttando dentro del sale. Questo gesto per un contadino esperto come Ulisse era chiaro segno di follia. I messaggeri però volevano sfidare Ulisse e misero davanti all’aratro il figlioletto Telemaco. Ulisse si gettò avanti per salvare il figlio, mostrando quindi di essere tutt’altro che folle.

Teti, madre di Achille, aveva ricevuto la profezia che il proprio figlio sarebbe morto nella guerra di Troia. Allora la madre lo mandò a vivere presso il sovrano di Sciro travestito da fanciulla. I principi achei pronti a partire per Troia avevano ricevuto la profezia che non avrebbero vinto se Achille non avesse partecipato alla battaglia. Quindi Ulisse, abbastanza seccato per essere stato scoperto, andò a Sciro, fingendosi un mercante di abiti (si sa, le donne non sanno rinunciare al desiderio di fare shopping). Si presentò alla corte con un carro pieno di indumenti, tra i quali però nascose delle armi. Le fanciulle, tra le quali Achille vestito da fanciulla, ammiravano i vestiti. Ad un certo punto si sentì uno squillo di tromba, simile a quello che preannunciava un attacco (era il volpone di Ulisse, ovviamente). Achille, d’istinto, afferrò le armi sul carro, svelando così la propria identità e partì per la guerra.

Nella canzone Samarcanda, il soldato vede una donna che lo guarda con occhi cattivi e scappa lontano cavalcando dei giorni interi per arrivare appunto a Samarcanda. Lì trova la stessa signora, che si scopre essere la morte che lo aspettava esattamente a Samarcanda per quel giorno e non capiva cosa ci facesse lontano da Samarcanda nei giorni precedenti.

Insomma, tu puoi affittare una casa a Roma: “Guardate che verso la caparra, eh! Una volta versata non me la restituiscono più.”. Tu puoi traslocare fino all’ultimo scatolone, salutando anche l’ultimo dei corazzieri: “Picciotti, grazie di tutto. Siete stati magnifici, ma io mo’ devo andare al mare. Mi manca la Sicilia, Palemmo, l’arancina e il gelato di Mondello!” Tu puoi effettivamente prendere un aereo e mettere 600 km tra te e il Quirinale. Ma se i giochi sono affidati al peggior centrodestra mai avuto. Se il king maker è il minchione del Papete. Il tuo destino è tornare da dove sei partito. E al destino non si sfugge.

Libera nos a fascio e a minchione.

Cindy

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