July 2, 2021

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Tempo di lettura: 3 min.

All’inizio del 2021 avevo dichiarato di essere felice per l’arrivo del nuovo anno per svariati motivi, tra cui l’anniversario di Dante, che certamente avrebbe portato nuove uscite sull’argomento. Siamo al giro di boa dell’anno e se volessi fare un bilancio su quanto le mie aspettative sono state soddisfatte, direi che sì: le librerie sono piene di testi sul sommo poeta e le città cominciano a pullulare di eventi legati alla figura di Dante o ai personaggi raccontati nella Divina Commedia.

Tra le cose che ho letto, vi voglio parlare della Divina Commedia riveduta e scorretta, presentato dalla pagina Facebook “Se i social network fossero sempre esistiti”, dietro la quale ci sono Francesco Dominelli e Alessandro Locatelli. Come Calvino ci insegna, è molto importante raccontare come si sceglie un libro. Beh, girondolavo nella mia libreria di fiducia, buttando un occhio sulle novità: un titolo come questo non poteva non colpirmi. Leggo qualche riga qua e là e mi accorgo immediatamente che il testo non è scritto male, anzi. Lo compro. Dopo due giorni dall’acquisto, il nuovo DPCM costringe la mia seconda media a fare la DAD. “Porco cane! Come farò a spiegare Dante in DAD? Già fanno fatica in presenza…” Lampadina accesa: il libro che avevo comprato, ma non ancora letto. (Anzi se devo essere sincera, giaceva ancora nel portabagagli della mia auto). Corro fuori, recupero il libro e comincio a leggere: geniale! Il testo ripercorre in maniera molto puntuale i canti della Divina Commedia, con un linguaggio a volte complesso ed elevato, a volte basso e quasi volgare, come del resto fece lo stesso Dante nella sua opera. Ho selezionato alcuni canti dell’Inferno e ho utilizzato la versione “riveduta e scorretta” come anticipo delle pagine della Commedia “corretta”: il risultato è stato meraviglioso!

Terminato l’argomento, scolasticamente parlando, mi sono dedicata ad altro. Ho ripreso in mano in questi giorni il testo, perché ero curiosa non di sapere come andasse a finire, ovviamente! Ma soprattutto di vedere come fossero stati “riscritti” Purgatorio e Paradiso, notoriamente cantiche più ostiche e meno “divertenti”. Beh, l’esito è veramente sorprendente: utilizzando una sorta di prosimetro, gli autori alternano terzine della versione corretta, parafrasate in modo funzionale per essere capite nella loro complessità anche da chi non è avvezzo alla lettura della Divina Commedia. E no, non è un testo per ragazzi: mentre lo utilizzavo con i miei alunni mi sono accorta della potenza di alcune immagini, tipo Dante sospeso sul crinale del monte che non può più “né scendere, né salire”, come Aldo di Aldogiovanniegiacomo in Tre uomini e una gamba, e della difficoltà di altre situazioni che hanno richiesto comunque il mio intervento esplicativo. Il libro è accompagnato anche da alcune vignette che ricordano le barzellette sulla Settimana enigmistica: disegni molto particolareggiati e testi brevissimi, che non arrivano immediatamente, hanno bisogno di un attimo di tempo per essere colti nella battuta.

Vi sono poi anche delle schede sui personaggi storici che servono a ricollocare nel tempo e nello spazio alcune delle figure più importanti presenti nella Divina Commedia. E poi c’è Dante, che diventa il vero protagonista dell’opera, preso molto in giro dagli autori per gli svenimenti, le esitazioni, le paure, ma in questo modo ci si affeziona ancora di più, perché appare più umano e perfettibile, insomma, uno di noi. Largo spazio viene data alla relazione tra Dante e Virgilio, tanto che arrivati a pag. 276 della versione riveduta e scorretta, canto XXVII del Purgatorio corretto, ci si chiede:

“Cosa sarebbe Dante senza il suo Virgy? Una Romina senza Al Bano, un Fedez senza Chiara, un Frodo senza Sam, un savoiardo senza crema al mascarpone. Con l’ultimo verso del canto, per ch’io te sovra te corono e mitrio… così ti incorono signore di te stesso, Virgilio sta effettivamente anticipando la separazione del suo discepolo. Ci sta scendendo una lacrimuccia.”

Molto spesso, gli autori si rivolgono a Dante per incalzarlo o molto spesso per criticarlo su alcune scelte, tipo quando chiede notizie “meteorologiche” sul Paradiso a Matelda, invece che chiederle il numero di telefono oppure quando arrivati alla fine della Commedia, quando Dante dichiara di non ricordare bene com’è fatto l’Altissimo, come quando si sogna qualcosa, ma ci si ricorda solo l’impressione di ciò che ha sognato, beh, gli autori scrivono: “Facci capire, Dante. Noi ti siamo venuti dietro per i cerchi infernali, inseguiti da diavoli e bestie mitologiche, ci siamo bevuti tutta la messa cantata del Purgatorio e abbiamo le sopracciglia carbonizzate dalle luci del Paradiso, e arrivati a questo punto, non ci vuoi dire com’è fatto l’Altissimo?”

Insomma, un’operazione a mio avviso ben riuscita: chi ha un ricordo traumatico della Divina Commedia a causa delle fatiche scolastiche potrebbe riappacificarsi con Dante; chi come me ama incondizionatamente il Sommo potrebbe apprezzare questa versione che ne mostra un lato inedito pur senza snaturare. Confesso che accanto a me avevo anche la versione corretta della Divina Commedia e in qualche occasione mi son data ad una lettura comparata e… il risultato è stato arricchente.

Cindy

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