March 10, 2021

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L’8 marzo 2020 era passato in sordina: dal giorno precedente era scattato il lockdown in Italia. Eravamo tutti assorti a cercare di capire. Ancora increduli, ci organizzavamo. Anzi, se non ricordo male l’8 marzo dell’anno scorso va ricordato come la giornata dell’assalto ai supermercati. Mio marito, spesso mancante in regali per compleanni e ricorrenze varie, non hai mai saltato di portarmi una mimosa all’8 marzo. L’anno scorso me lo ricordo pure per questo. Niente mimosa. Ma non ho protestato, come accade le altre volte che dietro al “scegli tu quello che vuoi per il tuo compleanno” io do fuori di matto. L’anno scorso era domenica, c’era il sole. La testa cercava di comprendere acronimi nuovi come dpcm, dad, rt, mentre fuori la primavera esplodeva, bella come non mai. E noi donne, tutte, come solo noi sappiamo fare, celebravamo la giornata mondiale dei diritti delle donne pensando ad organizzare la quotidianità di una famiglia che si ritrovava improvvisamente a dover condividere spazi e tempi. Quest’anno siamo di nuovo in una situazione critica. Però siamo più preparati. Ne ho parlato anche nel mio articolo della settimana scorsa. Lunedì 8 marzo ho ricevuto la mimosa, accompagnata da un fiore viola profumatissimo.

Ho deciso che, poiché la ricorrenza cadeva di lunedì, non avrei celebrato la giornata, ma la settimana della donna, declinando le materie che insegno al femminile: ieri che avevo grammatica ho discusso con i miei alunni della questione linguistica che obbliga le mie alunne a sentirsi coinvolte quando mi rivolgo alla classe con “Ragazzi, come state?”, ma non obbliga i loro coetanei maschi a sentirsi coinvolti se dico: “Ragazze, a che pagina è l’esercizio?”. Ho letto loro il bellissimo articolo di D’avenia sul Corriere della sera, sulle barche che hanno sempre un nome di donna (esca per parlare del femminile nell’Odissea e nella scuola). In storia ho affrontato la bellissima figura di Rosa Luxembourg e in letteratura Alda Merini. Ho letto cose bellissime. Ho ascoltato Michela Murgia intervistata dalla Littizzetto, con il libro che mi è parso aver dato il titolo all’8 marzo 2021: STAIZITTA, una raccolta di riflessioni su tutti gli stereotipi che la donna è costretta a subire. Insomma, tra mondo dei social e tv, ho visto, letto, ascoltato interventi di un certo spessore. Anche le pubblicità mandate sulla rai per celebrare la giornata dei diritti delle donne mi sono sembrate decenti.

E’ come se la festa della donna privata delle uscite in pizzeria di donne che escono solo all’8 marzo e di feste con ballerini e spogliarellisti sia diventata quella che era in origine: un’occasione per fare il punto della situazione delle donne nel mondo.

In Italia il maggior peso della crisi di quest’anno è caduto sulle donne sia in termini di perdita di lavoro che in termini di fatica nella gestione di lavoro e famiglia. La parità di diritti è ancora lontana a venire, ma credo che qualcosa stia cambiando soprattutto in termini di maggior consapevolezza. E’ evidente che il potere piace agli uomini e difficilmente lo mollano: il governo Draghi ne è un grande esempio. Ma dobbiamo ricominciare da noi: credo di essere una donna emancipata, ma faccio sempre molto fatica a chiedere, a delegare, ad affidare. Gli uomini chiedono, delegano, affidano e non se ne occupano. Quando delego qualcosa, poi devo sempre comunque controllare. Basta! Si delega e si molla: a ognuno la propria responsabilità. Quando mia figlia gioca con mio marito e io mi faccio gli affari miei, un orecchio è sempre puntato a quello che si dicono, pronta ad intervenire se ci sono dei capricci o delle incomprensioni.

Dobbiamo partire dall’imparare a non fare le wonder woman e chiedere aiuto. E poi mollare. Io faccio sempre quattro cose contemporaneamente e poi sclero. Mio marito ne fa una alla volta, magari meglio. Grazie al ca… scusate il francesismo! Sto cercando di smettere di arrabbiarmi con lui per questa cosa, ma di prendere esempio. Molliamo i sensi di colpa, godiamoci le nostre opportunità. E impariamo a chiedere aiuto. Capendo i nostri limiti, possiamo davvero conquistare il mondo. Con la consapevolezza che le nostre figlie ci guardano, ci osservano e diventano grandi. Donne.

Cindy

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