October 25, 2021

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Questa frase è probabilmente la chiusura degna delle elezioni amministrative del 2021. Per i pochi che non lo sanno, il candidato di centrodestra alle elezioni comunali di Roma Michetti ha risposto: “L’esito è laconico” ai giornalisti che gli chiedevano un commento a caldo alla notizia della sconfitta elettorale. Laconico significa poco loquace, succinto, conciso, stringato. Insomma, ha a che fare con qualcosa di breve. Difficile accostare questo aggettivo ad un esito: un esito breve, che significa? Per uno che ha dichiarato di essere stato attaccato 93 volte in 112 giorni, quindi una volta al giorno, probabilmente un significato ce l’ha. Ma per la maggior parte di noi, no. Laconica semmai è stata la partecipazione al voto, quella sì. Ed è sconcertante che in due giornate dedicate al voto l’affluenza sia stata sotto al 50 per cento. Ma questa è un’altra storia.

La frase di Michetti mi ha portato a soffermarmi sul linguaggio dei politici. Sono sempre molto attenta a come si esprimono le persone, in particolare i politici. Beh, il sovranismo che ha dominato la destra in questi ultimi anni ha portato davvero tanti danni alla popolazione, tra i quali anche l’abbassamento del registro linguistico. In effetti, la lingua riflette il mondo: la parola nasce quando nasce la cosa a cui si riferisce ed esprime il bisogno di nominarla. Quando ero piccola, non esisteva internet e non esisteva neanche la parola internet. Quando, sul finire degli anni 80, è passato il messaggio che chiunque poteva entrare a far politica, anzi, meglio se un non politico, anzi, meglio se un self made man come Berlusconi, il linguaggio ha subito uno scossone.

Si è confusa la necessità di farsi comprendere da molti con l’abbassamento del linguaggio, che ha necessariamente abbassato anche il livello dei contenuti.

C’era un pudore anche nei confronti della lingua, per cui alcune cose in pubblico non si dicevano. Poi magari si pensavano. Però non dirle in pubblico significava riconoscere implicitamente che erano sbagliate. A volte sento dei colleghi dire: “Non faccio formazione perché non ho voglia.” Io rimango basita, non solo per il contenuto, ovviamente, ma anche per il fatto che una frase del genere venga pronunciata tranquillamente, non riconoscendone quindi più la pericolosità. Qualche anno fa ci si sarebbe vergognati a pronunciare in pubblico una frase del genere. Oggi è completamente sdoganata. La classe dirigente dovrebbe essere colta e preparata. E dovrebbe saper parlare bene, correttamente. Possibilmente non sbraitare con gli occhi fuori dalle orbite. E non affermare che l’esito delle votazione sia laconico o che Richard Gere attacchi Salvini per avere visibilità. Richard Gere ha bisogno di Salvini per ottenere visibilità??? Richard Gere??? Restituiamo il giusto nome alle cose!

Cindy

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