October 21, 2022

Tempo di lettura: 2 min.

Diceva il buon Patrick in una delle scene cult di Dirty Dancing, a una Babe che lo guardava pensando “ahaahahahahaahahaha, col tuo spazio gioco a Risiko”, e anche a noi spettatori, che invece urlavamo “maffiniscila”. Di fatto la scena ci serve per capire quanto farebbe bene ricordare a qualcuno, il mio cane compreso, che la piccola porzione attorno al nostro corpo rappresenta il nostro spazio vitale, che, certo, in talune circostanze va piacevolmente invaso, e in talaltre NO, pena la perdita del nostro sacrosanto benessere. Patrick e Babe ballano rispettando una distanza utile alla buona riuscita della coreografia, poi finiscono a fare i biroloni* nel letto, e gli spazi, diciamo, si compenetrano. A una certa lei finisce pure schiacciata in un angolo, e il buon Patrick, che era uno che se ne andava in giro col metro, ci regala un’altra frase celebre, liberando Babe dall’angolo fisico della sala e dalla nicchia metaforica del padre oppressivo. C’è bisogno di ricordare o di spiegare al mondo che lo sconfinamento di spazio vitale non si deve fare? NO. Mi sto lamentando per l’ennesimo venerdì di fila? NO. Sappiate che non sono lamentosa (per buona parte dell’anno), è che la mia rubrica la disegnano così.

A passo di danza, avanziamo. Avrete certo capito che l’introduzione sullo spazio corporeo serviva solo per introdurre (l’introduzione serviva per introdurre. Geniale) il vero argomento di oggi, ovvero lo spazio astratto, mentale, sociale, lavorativo, una sorta di ruolo che siamo chiamati a ricoprire e che gestiamo al meglio delle nostre competenze. Tuttavia, se qualcun* una mattina si sveglia con la luna in Saturno, può permettersi senza nessuna difficoltà di darti addosso (metaforicamente, magari si potesse sistemarla a calci in culo) e mettere in discussione ogni tua decisione, idea, opinione, metodo. E, se trova qualcun’altra che si è svegliato male, è finita. Vieni condotta al rogo, con la schiena pungolata dai forconi. Hanno qualche tipo di competenze, lor signor*, per bruciarti viva? NO, per l’ennesima volta. Ma, ehi, abbiamo tutti il diritto di parola, dobbiamo esprimerci, dar fiato alle bocche (vorrei un mondo di scoreggioni, comunque) e dire, sempre e comunque, quello che ci passa per la testa. Una sola regola: nessun rispetto. I limiti? Questi nostri sconosciuti. Il mio spazio? Morto con il povero Patrick. Oggi si può, anzi, si deve mettere in discussione tutto, che è così di moda non avere più certezze o riferimenti, vivere a cazzo di cane, demolire, distruggere, schiacciare.

Non fraintendetemi, nessun ruolo dev’essere granitico. Se qualcosa non va, la si deve dire. Se una circostanza particolarmente favorevole viene usata per rendere sfavorevole la vita agli altri, rivolta con un razzo missile e circuiti di mille valvole. Ma se, putate caso, bisogna fare la guerra a una povera maestra di matematica delle elementari che tratta i bambini come fossero organismi pluricellulari e non piante grasse decorative, cercando di spronarli ogni giorno a impegnarsi, dando, sentite che bestia!, dei compiti creativi come cucinare con qualche ricetta e fare i calcoli coi grammaggi degli ingredienti (durante le vacanze, non ogni giorno), la si deve licenziare su-bi-to. Sono al quinto anno delle elementari di Figlia Grande. Ho visto cose che voi umane… siamo alla terza maestra su cinque anni (e il quinto mi par appena iniziato), che facciamo, calcolate voi o chiamo la maestra di matematica? Finche c’è…
Devi essere impeccabile per occupare un ruolo, puoi essere un pirla per rovesciarlo. Solo piante grasse, please.

* Biroloni, dal bresciano birulù, rotoloni, capriole, quelle cose lì.

Giulia

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