September 9, 2020

Tempo di lettura: 2 min.

3, 2, 1… peppereperepè, peppereperepè, brigitdebardòbardò, pum crash, pum… evviva l’anno nuovo!!! I rituali che accompagnano il passaggio dall’anno vecchio all’anno nuovo sono diversi per età e per cultura, ma esistono, sono conclamati e vengono descritti e filmati da sempre. Molte persone esprimono desideri o fanno dei propositi per l’anno nuovo. Ma tutti noi sappiamo che il vero passaggio, la vera ripartenza, il vero inizio non è il 1 gennaio, ma ha una durata più lunga, coinvolgendo un intero mese: il mese di settembre. E perché proprio settembre?? Perché comincia la scuola, finisce l’estate, arriva l’autunno. Finisce il tempo pensato ad attività all’aperto, per cominciare quelle al chiuso.

Settembre è il mese del ripensamento sugli anni e sull’età,
Dopo l’ estate porta il dono usato della perplessità, della perplessità.
Ti siedi e pensi e ricominci il gioco della tua identità,
Come scintille brucian nel tuo fuoco le possibilità, le possibilità…
(F. Guccini, Canzone dei dodici mesi).

Anche il mio cantautore preferito riconosce a settembre il ruolo di mese del ripensamento su ciò che si è e sulle possibilità che si hanno. A scuola si avverte maggiormente questa sensazione perché il nuovo anno è ancora tutto da scrivere, nel vero senso del termine: il diario nuovo, i quaderni e i libri con quel meraviglioso odore di copertine nuove. Io, dopo 13 anni di insegnamento, ho realizzato che è inutile continuare ad acquistare la solita Moleskine a dicembre, per poi arrivare a giugno con due agende. Da quest’anno ho acquistato un’agenda da settembre a giugno, come quella dei miei alunni, perché il tempo è inevitabilmente coincidente con quello scolastico: insegno da 13 anni perché ho cominciato ad insegnare nel settembre del 2007, ma comincio il mio quattordicesimo anno scolastico. Ma anche per chi non ha figli o non lavora a scuola, settembre è il mese dove riprendono le attività ludiche come corsi di pilates, di teatro e di pittura. Iniziano le stagioni teatrali: 2020/2021, come l’anno scolastico.

Quest’anno la ripresa delle attività è stata chiamata ripartenza, perché si riparte dopo il periodo più difficile e strano dal secondo dopoguerra.

E di nuovo settembre è il punto di partenza, una sorta di test per capire se le misure protettive sono tali da consentire una ripresa “normale” della vita quotidiana. I riflettori sono anche in questo caso puntati sulle scuole: se le scuole tengono, forse si può tirare un sospiro di sollievo. E a scuola si sente questo peso. Ci stiamo organizzando nel miglior modo possibile, perché la scuola ha senso solo se si fonda su una relazione autentica tra docenti e discenti. L’apprendimento passa attraverso lo sguardo amorevole o incazzato o autorevole o ironico che si scambiano alunni e professori. La didattica a distanza ha insegnato moltissimo: fino alla prima adolescenza a scuola si sta per imparare a stare. Al mondo, con gli altri, con le regole, con lo studio, con i banchi, con sforzo, con allegria. Stare in un luogo preciso e con un tempo scandito da una campanella, con una durata di otto mesi che scavalla l’anno, per tornare a chiudere il cerchio.
Dovremo inventarci un nuovo modo di stare in questo luogo e solo partendo potremo capire come, affinché il distanziamento sociale diventi uno strumento di partecipazione. Sembra un ossimoro, vero?! Ma attraverso i banchi ben distanziati, noi potremo ritornare a scuola, guardarci, stare di nuovo insieme e imparare anche qualcosa..
Ben tornato settembre!

Cindy

Photo credit: <a href=’https://www.freepik.com/vectors/cartoon‘>Cartoon vector created by redgreystock – www.freepik.com</a>

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