April 20, 2022

Tempo di lettura: 1 min.

Sono le 19 del 19 aprile. Sono a Firenze, ma non sono né in piazza della Signoria ne’ sul campanile di Giotto. Sono sull’autostrada A1, all’altezza di Firenze. Sono dieci ore che siamo in auto: alla nostra partenza Google Maps ci dava come arrivo le 18:27. Ora ci dice le 21:57, ma sono almeno un paio di ore che non gli crediamo più. Ora siamo proprio fermi: per fortuna che i ragazzi sono grandi e tra canzoni e letture se la stanno gestendo abbastanza bene. Mio figlio guarda con impazienza l’ora, sospirando: “Sono agitato, sono agitato”.

“Hai qualche interrogazione domani per la quale sei preoccupato perché non riesci a ripassare?”

“Ma va! Sono in ansia per l’Inter”

Beata gioventù! Avevamo voglia di vederci tra cugini grandi e piccini. Avevamo due Pasque e due Natali di arretrato. E tanti compleanni festeggiati via Skype. Avevamo voglia di vederci e per farlo abbiamo sfidato i tanti chilometri in pochi giorni: 1900 km in tre giorni. E ora ci si è presentato il conto: in cuor nostro sapevamo che la felicità di tre giorni insieme si sarebbe schiantata sulle infinite code in autostrada. Non mi pento di nulla. Sono stati giorni spensierati. E probabilmente lo sono stati per tante persone, viste le code chilometriche nei bagni degli autogrill. Gente che sfoggia la prima abbronzatura, arie rilassate, forse anche dall’abuso di serotonina dovuta al cioccolato delle uova. È stato il primo ponte dopo la pandemia per la maggior parte degli italiani. E gli italiani lo hanno onorato come si deve.

Alla faccia delle partenze intelligenti!

Cindy

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