June 8, 2020

Categoria: Recensioni

immagine Annie Sprinkle

Tempo di lettura: 2 min.

In un mondo in cui sembra che stiamo pian piano uscendo in maniera timida e speranzosa dal lockdown, risulta quasi inevitabile riflettere sui rapporti. Quelli sessuali. Eh si, perché tra le battute che si sprecavano nella prima fase sui social network, c’era il “almeno a casa si può fare l’amore”. Peccato che, pensandoci bene, questa affermazione non tenesse conto dei numerosi single che aspettavano il venerdì o il sabato sera per poter uscire con qualcuno o incontrarlo e rimorchiarlo. Il corona ha livellato verso il basso anche questo tipo di rapporti. Poi, ovviamente, ci sono quelli che vivono con un partner e quindi hanno potuto sbizzarrirsi e cimentarsi in sperimentazioni e prodezze, e anche quelli a cui il sesso è venuto a noia.
Personalmente, invece, trovo giovamento nel cercare come, nel mondo dell’arte, la sessualità sia stata affrontata, vista, stravolta, rapportata al periodo storico, usata per infrangere tabù, per sconvolgere per informare, e chi più ne ha più ne metta. Dagli albori della performing art, i corpi nudi delle artiste sono stati il veicolo attraverso cui esprimere messaggi sociali e politici, come nel caso di Marina Abramovič, Yoko Ono, Renée, oppure religiosi, come per Sukran Moral. Ci sono anche fotografe che hanno affrontato l’erotismo dal punto di vista delle persone ai margini della società, come Nan Goldin, o donne che vanno contro le imposizioni estetiche della società, come Orlan.

Le opere di queste artiste sono intrise di una forte connotazione sessuale, ma ad esprimere forse più di tutte le altre sue colleghe la sessualità è Annie Sprinkle (vero nome Ellen Steinberg), ex pornostar, ex prostituta che trasforma in arte le sue esperienze erotiche in una sorta di manifesto che intreccia filosofie orientali, sesso degradante e parodia.

Muovendosi liberamente attraverso performance, azioni e video, mostra il potere della sessualità femminile, affrontando anche tematiche scottanti come l’Aids, l’aborto, l’eutanasia, lo stupro e la violenza nei confronti delle donne, e la discriminazione. Inizia a lavorare negli anni ’70, estendendo la sua ricerca fino agli anni ’90, con opere come Annie Sprinkle as The Neo Sacred Prostitute, in cui lei stessa si mostra come una sorta di idolo erotico, nuda, con 7 braccia che reggono feticci e strumenti legati al mondo del porno, affrontando la ritualità dell’erotismo e la contrapposizione tra santa e puttana. La fotografia dai colori patinati, con un gattino che osserva lo spettatore, la corona scintillante e luminosa sulla sua testa, ci fanno pensare di essere in una visione onirica, in cui non sappiamo se essere spaventati o affascinati.

Ad un certo punto della sua vita Ellen/Annie ha capito che poteva sfruttare la sua conoscenza del mondo del sesso a favore dell’arte, addirittura guadagnandosi un dottorato (diventando la prima porno attrice con un PhD) e offrendo corsi on-line, o collaborando con prestigiose università come Stanford o la UCSC.

Le sue opere meno recenti, come Anatomy of a Pin-Up Photo, mostrano l’artista vestita come una pin-up, sciorinando quelle che erano le caratteristiche della perfetta fotografia di una sexy diva, e anche che cosa stava dietro quello scatto (piedi doloranti, bustini stretti…) ma che, in conclusione, la fanno sentire bella e potente, oppure come April Showers, in cui il protagonista è il suo pube in versione primaverile. Negli ultimi anni, l’artista si è concentrata su un tema molto caro a tutti noi: l’ecologia. Ed è così diventata sexecologista, mostrando la madre terra come un’amante, fiera e appassionata, alla quale bisogna essere grati e grate. Tra i suoi lavori editoriali su questo tema che meritano una menzione d’onore c’è The Explorer’s Guide to Planet Orgasm – For Every Body, un testo sull’educazione sessuale ispirato da Terra, Cielo, e Mare.
Annie Sprinkle dimostra come l’arte contemporanea può a tutti gli effetti affrontare la tematica erotica senza essere stucchevole, promuovendo inflazionati corpi femminili languidi, ma intersecando nei suoi lavori sesso, attivismo, presa di coscienza, religione, ecologia, studio accademico, e ogni tipo di sessualità.

Francesca

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