October 25, 2023

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 4 min.

INTRODUZIONE:
Lo so, questa scusa di Halloween non dovrebbe essere una sana giustificazione per il mio continuo proporre film horror, e prometto che recensirò pellicole di altro genere nel prossimo futuro, ma questa settimana vi beccate il mio “pensierino” su Talk to me, che mi aveva attratto fin dai trailer per quell’immagine della mano imbalsamata che si capiva sarebbe stato il mezzo per mettere in contatto adolescenti molesti con altrettanti mondi misteriosi (e molesti). Inoltre, quello che mi ha davvero spinto a godermi questo film è l’idea di una sorta di scelta voluta (e non presunta) di entrare contatto con un altro mondo, perché le classiche tavole Ouija, ormai inflazionate e pluriutilizzate non solo nel film horror (ne trovate su Amazon anche a 20€) nascondono il trucco sotto il tavolo, ma decidere volontariamente di stringere la mano di un trapassato per spiare aldilà del velo dei vivi, questo sì che mi sembrava interessante. Mi sarà piaciuto questo film? Mi avrà fatto paura?

TRAMA:
Mia, la protagonista, è una ragazza che fa fatica a superare la morte della madre avvenuta pochi anni prima, quindi si chiude in se stessa. Spinta dall’amica Jade decide di partecipare ad una festa tra amici, durante cui viene messa al centro del tavolo la grottesca mano mummificata, diventata famosa grazie ad un video virale. Mia si offre volontaria per partecipare all’esperimento di possessione, che secondo le regole del gioco non dovrebbe assolutamente durare più di 90 secondi e, come da rituale, accende una candela, stringe la mano e pronuncia l’invito “Parla con me” (Talk to me, appunto), il tutto ripreso da ogni smartphone dei presenti, che già pregustano i like al loro profilo. La prassi avrebbe voluto che, allo scadere dei 90 secondi, venisse spenta la candela e chiusa la porta tra i due mondi. E invece? Questo lo lascio scoprire a voi se deciderete di gustarvi questo film.

COSA MI HA COLPITO:
La risposta è molto semplice: il fatto che il protagonista sembrasse essere un oggetto (meravigliosa caratteristica di opere come Il signore degli anelli), ma non qualcosa di senziente come Chucky, ma un artefatto, anche se solo in parte, visto che si tratta di una “mano mummificata”. L’idea che ogni personaggio fosse secondario, di contorno, mi incuriosiva, così mi sono approcciato alla visione anche con la speranza che ci fosse un background, una “lore” legata alla mano, e invece no, peccato. Però tutto sommato il film regge molto bene e si allontana in fretta dal solito cliché della seduta spiritica e punta quasi su un macabro invito all’empatia, facendo vivere allo spettatore la costante sensazione che sia tutta una messa in scena, un’illusione vissuta solo da Mia, disillusa dal desiderio di ricongiungersi in qualche modo con la madre. Inoltre l’intervallo di tempo, i 90 secondi, li ho interpretati come una metafora del livello di attenzione che noi tutti abbiamo nei confronti di chi ci circonda, lasciando al ruolo quasi consumistico il rapporto con gli altri, e relegando all’ultima delle priorità l’ascolto, quasi come se fosse prerogativa solo di professionisti come psicoterapeuti.

PERCHE’ NON DOVRESTE GUARDARE TALK TO ME:
Per quanto questo film abbia attirato molta attenzione su di sé fin dalle prime apparizioni del trailer, è davvero un peccato che tutto poi vada a scadere nel “quasi clone” di Final Destination (un altro??!), “quasi” perché la pellicola si concentra nel fare a brandelli un unico personaggio, Mia, invece che molti , ma il difetto più grande è non essere riuscito a centrare il tiro come avrebbe dovuto. In Talk to me si parla di depressione, di suicidio, dell’eccessivo uso dei social network e di come questi ultimi aumentano la distanza dalle persone, ma soprattutto il tema è l’empatia, usufruendo dello strano rituale della mano per raccontare lo stato d’animo dei trapassati e finalmente introdurre la partecipazione emotiva più che lo spavento, aspetto che ho trovato geniale ma che sfuma dopo la prima metà del film, lasciando spazio al “già visto” e evitando in modo quasi superficiale un approfondimento dei temi sopracitati, scadendo purtroppo nell’approccio superficiale.

PERCHE’ DOVRESTE GUARDARE TALK TO ME:
Forse il pregio più grande di questo film è proprio “non fare abbastanza paura”, e quindi considerarsi adatto ad un pubblico più ampio rispetto ai veterani di Evil dead ed Hellraiser; Talk to me riesce a essere un horror diverso dal solito pur mantenendo molte caratteristiche di lungometraggi degli ultimi tempi. C’è un aspetto che lo rende molto interessante, ed è uno dei motivi per cui ne potrei consigliare la visione: il rapporto che si crea tra la protagonista e l’inquietante artefatto, una macabra forma di dipendenza, una droga soprannaturale di cui Mia abusa pur di saperne di più sulle motivazioni relative alla morte della madre, con la quale sente un legame fortissimo, tanto forte da spingerla a superare il confine tra vivi e morti, muovendosi in una storia che vuole parlare allo spettatore, spingerlo ad una riflessione un pochino più profonda, usufruendo di un mezzo, quello del film horror, che troppo spesso ha avuto una funzione unicamente “ludica”. Tuto questo viene impacchettato in un film horror più che dignitoso, a tratti molto inquietante che però non sfonda il muro del vero terrore, rincorrendo il difficile obiettivo di voler “insegnare qualcosa sulla mancanza di comunicazione” ma sfiorando, alla fine, la bandierina del goal.

CONCLUSIONI E VOTO FINALE:
Talk to me ha delle enormi potenzialità e l’idea di un seguito che possa in qualche modo approfondire la “lore”, ovvero ciò che non è stato detto sull’artefatto dalle cinque dita, potrebbe essere un buon motivo per sedersi sul divano e guardarlo. Questo film è un horror sufficiente per l’epoca in cui ci troviamo, perché tutto sommato tiene incollati alla poltrona pur utilizzando elementi un po’ troppo legati alla società moderna, ma… ops, scusate… mi suonano alla porta…
è il corriere di Amazon che mi ha consegnato un pacco.
Lo apro.
C’è dentro una mano un po’ rinsecchita…
..alla prossima settimana miei cari zombetti… forse.

Il voto dello spettatore Mister Bufo (Alfonso): 6 su 10

Alfonso Mr. Bufo

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