July 18, 2022

Categoria: Consigli utili

Tempo di lettura: 2 min. e mezzo

Io ho un ideale di vacanza in testa: girare con l’auto da paese in paese per lasciarmi colpire ed affascinare dalle meraviglie che ci circondano. Eh sì, in questo girovagare può anche capitare la pausa su una spiaggia, dove spaparanzarsi per ammirare il colore del mare o leggere con il sottofondo delle onde o più prosaicamente con quello delle urla del genere umano attorno a me, ma deve essere una pausa breve per riprendere il viaggio per una nuova meta. Negli anni, soprattutto da quando sono diventata mamma, ho dovuto adeguare il mio ideale di vacanza alla realtà della vita: se avessi dovuto portare i miei figli in vacanza su e giù per gli appennini, avrei dovuto fare i conti con: “Mamma, che pppalle! Mamma, ho fame! Mamma, Lore mi fa i dispetti! Mamma, qua non prende il telefono..” La mediazione è stata trovare qualche località di mare che consentisse affondi nell’entroterra, con visite annesse.

Una cosa però sono sempre riuscita a fare con i miei figli ed è visitare i musei. Il mio grandone, meno appassionato, è sempre riuscito a trovare qualcosa che gli piacesse e devo dire che da quando studia storia dell’arte unisce anche sapienti conoscenze al piacere della visione. Mia figlia invece è un’amante appassionata dei musei: in qualunque museo l’abbia portata, ne è uscita entusiasta ed anzi, ho sempre faticato a portarla via, perché quando si arriva alla fine vive il dramma della conclusione dell’esperienza e vorrebbe tornare indietro a riguardare quel quadro che proprio le è rimasto impresso. Abbiamo visitato tutti i principali musei d’Italia, oltre che moltissime mostre ospitate a Brescia. Ma c’è un museo fondamentale presente in Italia, che né io, né i miei figli abbiamo mai visitato. Ad onor del vero, mia mamma mi ha raccontato di avermici portato da piccola, ma forse o ero troppo piccola per ricordarmelo o forse meno motivata di adesso. Nonostante frequenti abbastanza spesso Roma, non sono mai andata a visitare questo posto perché trovare i biglietti è impossibile se non prenoti sufficientemente in anticipo. Ma stavolta mi sono portata avanti, ho i biglietti! Ho la guida e ho miei figli, oltre che una delle mie cugine sorelle. Fra poche ore andrò a visitare la Cappella Sistina e i musei vaticani.

Da quando ho ricevuto il voucher di conferma della prenotazione, ho comiciato a non pensare ad altro, con una specie di euforia che mi prende sempre quando sto per assistere a qualcosa di surreale. Chiaramente penso soprattutto al capolavoro michelangiolesco, con quell’azzurro e quell’incontro tra Dio e l’uomo così speciale, ma anche terribile. Mio figlio mi ha già spiegato che il tentativo era quello di creare attraverso la pittura una sfera in un ambiente rettangolare come quello di una Cappella e quindi ho avuto la conferma che anche il mio adolescente ha voglia di andarci (se non mi ripsonde con un “che ppalle”, “ma devo per forza”,  ma con una nozione architettonica, nel linguaggio adolescenziale equivale ad un “Sì, mamma, grazie che mi porti a visitare questa meraviglia!”). Ma non nascondo che non vedo l’ora di entrare in quel luogo così sacro anche per quello che rappresenta: il conclave.  Un’altra mia fissa sono i conclavi: l’idea che i cardinali si chiudano cum clavis in una stanza ed eleggano il pontefice, con tutte le trame e le strategie che vi sono sotto mi ha sempre affascinato. E ho sempre seguito con molta curiosità i riti delle fumate nere ed infine bianca, pensando sempre a quella stanza affrescata, immaginando che tutti quegli uomini dipinti da Michelangelo erano gli unici testimoni di quanto avveniva al loro cospetto.

E poi non vedo l’ora di vedere lo stupore dei miei figli, che amplifica il mio e mi fa sentire in una dimensione celeste.

Cindy

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