June 11, 2023

Categoria: Consigli utili

Tempo di lettura: 1 min. e mezzo

Se c’è un giorno più ossimorico dell’anno, quello è l’ultimo giorno di scuola. Desiderato dagli alunni come il giorno della liberazione dallo studio quotidiano, dai compiti, dall’alzarsi presto, dal dover stare cinque/sei ore sedute ad ascoltare cose delle quali molte manco interessano. L’ultimo giorno ha il sapore delle promesse dell’estate per chi è stato promosso. Per chi è stato bocciato è il puntoeacapo di un’esperienza che si conclude proprio l’ultimo giorno di scuola. Per gli insegnanti è la liberazione della routine quotidiana, fatta di salti mortali per fare apprezzare la bellezza del sapere, per appassionare, preparare verifiche, correggere, ascoltare dai genitori quanto siano preparati e bravi i loro figli a casa, mentre a scuola fanno scena muta, dallo svolgere mansioni burocratiche, relazioni utili solo ad evitare di perdere ricorsi.

Ma l’ultimo giorno di scuola ha anche il sapore della nostalgia. Del lasciare andare un pezzo di quello che eri e non sarai mai più. Del sapere che i compagni che incontrerai l’anno prossimo saranno diversi. Che non tutti i docenti che hai avuto ritorneranno in cattedra, perché precari o pensionandi. Del fatto che comunque durante l’anno scolastico una routine, seppure impegnativa, dà delle certezze, mentre l’estate è fatta di tanti momenti vuoti che solo apparentemente saranno riempiti dai social.

Per me questa settimana è stata uno strazio, emotivamente parlando. L’ultimo giorno di scuola è stato l’ultimo giorno di insegnamento alla scuola secondaria di primo grado, perché dall’anno prossimo sarò alle superiori. L’ho scelto io e desiderato fortemente. Ma comunque è stato difficile salutare i miei alunni, soprattutto quelli di seconda che ho aiutato a crescere per due anni e lascerò proprio prima di poter raccogliere il frutto del mio lavoro, come di solito accade in terza. E’ stato strano chiudere le porte di un’aula che è stato il mio laboratorio per tutto l’anno, che ha visto risate e pianti, grida e mani alzate, parole ed emozioni. E poi da mamma ho supportato mia figlia a salutare la Primaria, perché dall’anno prossimo frequenterà la Secondaria. Anche il suo ultimo giorno di scuola, tanto atteso e desiderato, si è trasformato in un lungo pianto abbracciata al suo maestro preferito. E guardandomi attorno, ho riconosciuto il mio stesso sguardo in quello degli altri genitori. Gli stessi occhi dei bambini tristi per quello che hanno lasciato, titubanti per quel che incontreranno.

Ma la campanella dell’ultimo giorno è sempre strana: dolce e amara allo stesso tempo.

Cindy

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