July 11, 2022

Categoria: Consigli utili

Tempo di lettura: 2 min.

In queste afosissime giornate estive, ci sono tantissimi eventi in città e in provincia. Una delle manifestazioni più belle è il Festival Filosofi lungo l’Oglio, giunto alla sua XVII edizione. Il tema scelto per l’edizione di quest’anno è “Dire Io”. Partendo dalla Bassa bresciana, il festival tocca le località attigue al fiume Oglio, per ampliare il proprio orizzonte in Franciacorta, fino a spingersi in Val Trompia e raggiungere Brescia, Bergamo e Cremona, i tre capoluoghi “bagnati” (le virgolette in questo momento di siccità sono d’obbligo) dal fiume Oglio.

Il tema di quest’anno è particolarmente bello: “dire io”. E così, l’altra sera quando degli amici mi hanno proposto di andare a sentire Michela Marzano, non ho esitato un secondo. Conosco già l’autrice e so che è una grande divulgatrice: come le hanno anche riconosciuto durante la manifestazione, il pregio maggiore della filosofa Marzano è quello di riuscire a parlare di cose molto alte e complicate con una semplicità alla portata di tutti. Dire io: per la Marzano è un tema che la tocca da vicino e che tratta magistralmente nel suo ultimo libro Stirpe e Vergogna. Durante la serata ci ha parlato del senso d’identità che può essere smarrito dietro ad un nome scritto dopo una virgola all’anagrafe, o dopo 4 nomi separati dal primo da una legge del 1954 che consentiva appunto di semplificare la nomenclatura anagrafica.

L’autrice che non si chiama Michela, ma Maria, racconta di aver vissuto anni provando un senso di vergogna che non aveva oggetto. Anni in cui si era sentita inadeguata in ogni situazione, rinunciando anche ad essere madre per la paura di non essere adeguata a quella situazione. Durante la presentazione, la Marzano ha raccontato che da qualche mese aveva scoperto che il nonno era un fascista. Lei che per tutta la vita si era impegnata a stare dalla parte giusta, quella antifascista, cresciuta in una famiglia di sinistra, con un padre molto severo che aveva insegnato loro i valori dell’antifascismo, scopre che il quinto nome del padre era Benito. Affascinata dalla narrazione e dall’energia prigionate da questa donna, ho acquistato immediatamente il libro. E’ veramente avvincente: attraverso l’io personale dell’autrice si fa un viaggio nella storia dei nostri ultimi anni e l’io diventa un noi, quello di un popolo che non ha saputo ancora fare i conti con quel passato terribile della dittatura fascista. Un popolo che è passato dall’essere fascista ad essere antifascista, cambiando solo una casacca e agendo una rimozione di quel passato che inevitabilmente ritorna anche nelle storie di questi giorni. La Marzano invita la terza generazione a prendere coscienza di quello stato: la distanza ora è quella giusta per poter operare la ricostruzione corretta di quello che è stato senza nascondersi dietro al mito degli italiani brava gente, ma soprattutto senza vergognarsi.

Cindy

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