May 23, 2022

Categoria: Consigli utili

Tempo di lettura: 2 min. e mezzo

Tempi di scrutini e di valutazioni. Maggio, studente caro, fatti coraggio. Salvezza, retrocessione e giudizio sospeso. In questa parte dell’anno mi trovo sempre a riflettere sul concetto di valutazione. Da quando siamo piccoli, veniamo educati con il concetto che se ti comporti bene hai un premio, non necessariamente materiale, basta anche la considerazione dei genitori e degli insegnanti. Se fai male, hai una punizione, che può essere privazione di qualcosa di materiale o la riprovazione dei genitori e degli insegnanti. A scuola le sfumature del 8,9,10 determinano una soddisfazione, mentre quelle del 4,5 determinano l’idea di fallimento. Ai miei tempi, ovvero quando ero una studentessa, le insufficienze nascondevano sempre qualcosa di punitivo: sei un asino, non ti impegni, meriti quattro! Meriti, cioè te lo sei voluto. Non importa se a casa hai una situazione terribile, se tua madre ha perso il lavoro, se i tuoi si sono separati, se è morta la nonna. Non hai studiato? 2!!

Negli ultimi anni, la pedagogia e la psicologia hanno spostato il focus sul processo di apprendimento dell’alunno, che va valutato nella sua interezza di persona, tenendo quindi conto non solo delle capacità, ma anche di tutto l’ambiente di apprendimento che a volte ne impedisce la realizzazione. Si tengono conto dei punti di forza e di debolezza e partendo da questi si elabora un percorso adattato alle capacità del singolo. Questo discorso vale per la scuola dell’obbligo: alle scuole secondarie di secondo grado si valuta il prodotto, non il processo. Ma probabilmente ci sta: la valutazione ha a che fare con l’assunzione di responsabilità. Prendiamo il caso di un ragazzino che faccia fatica nell’apprendimento o nel metodo di studio: il bravo insegnante semplifica la lezione, fornisce mappe o strumenti di lavoro, colora, disegna, recita cercando di trovare quale possa essere il canale migliore per l’apprendimento. Poi lascia all’alunno un piccolo pezzo: questa è la responsabilità sulla quale si gioca la valutazione alla scuola dell’obbligo.

Esiste un’alternativa al sistema della valutazione basato sul sistema decimale che stabilisce un limite a ciò che è appreso e ciò che non lo è? Nei paesi dove il benessere collettivo appartiene alle coscienze dei singoli, il sistema di valutazione è diverso. In Italia no. Martedì scorso sono andata ad ascoltare una conferenza di presentazione di un libro che s’intitolava “Vendetta privata”: il riferimento era al sistema carcerario italiano. In sintesi il concetto espresso era che laddove la pena veniva trascorsa come pura reclusione non si aveva una vera rieducazione e 7 persone su 10, una volta libere, tornavano a delinquere. Laddove le pene erano svolte attraverso attività lavorative o di studio, la persona veniva realmente rieducata e una volta libera non svolgeva più attività delinquenziali. Quindi le pene devono esistere, ma devono essere riabilitanti, non vendicative. Credo che questo concetto possa applicarsi all’intera società e quindi alla scuola: il libero arbitrio di ognuno porta a compiere delle scelte, anche sbagliate. Compito della società e dell’insegnante è aiutare nella comprensione dell’errore per poterlo correggere.

Cindy

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