September 30, 2022

Categoria: Consigli utili

Tempo di lettura: 2 min. e mezzo

Volete avviare vostro figlio sulla strada della perdizione? Volete farne, che so, un futuro Voldemort, un novello dart Fener, un aitante Sauron? No no, niente spaccio o baby gang, mandatelo a lavorare con quelli che scrivono i bandi ministeriali. Martedì ho fatto un bando. Non so nemmeno quale sia la forma verbale corretta. Ho partecipato a un bando? Compilato un bando? Beh, mi son fatta un bando (o viceversa) e sono rimasta profondamente traumatizzata. Mi sono ripresa giovedì sera. Che poi il bando l’ha fatto il buon Albert, un uomo che possiede le competenze e la pace interiore necessaria a farmi sentire di potercela fare, a puffare il bando, anche se era l’ultimo giorno disponibile, e a dirmi cosa compilare, fotografare, firmare, spedirgli (che ovviamente inseriva lui da remoto, altrimenti io sarei rimasta bloccata a “inserire la PEC”), ma soprattutto spiegarmi che ci sono box satanici dentro cui devo scrivere roba per spiegare agli esaminatori come mai il mio lungometraggio, di cui allego soggetto e trattamento COME DA RICHIESTA, dovrebbe vincere il bando e, di conseguenza, il finanziamento economico. Mmm. Come mai? Te lo devo dire io, come mai voglio dei soldi? Forse è meglio che me lo dite voi, esaminatori, altrimenti mi auto esaminavo e mi ritenevo idonea a pigliare tutti i soldi disponibili a sostenere finanziariamente la mia impresa di scrittura cinematografica.

Giulia: “Albert, ma ‘sti box di merda da dove spuntano? Non mi hanno avvertito”

Albert: “Ma vanno fatti”

Giulia: “Ma tanto non contano, no? Cioè, i punti sono assegnati al soggetto e al trattamento”

Albert: “No. Sono assegnati anche a questi. Tanti punti, anche”

Non vi nego che la prima idea che mi è balzata alla mente, dopo aver dato fondo alla creatività che mi restava per inventare parolacce rivolte ai bandisti (sapete com’è, ho scritto un soggetto e un trattamento!), è stato scrivere una cosa come: perché il mio film è bellissimo, in tutti e quattro i box. Albert mi guardava da dentro una sfera di luce. Mi ha detto che non si poteva, con una calma che mi ha schiaffeggiato. Lui mi ha fatto uno screenshot dei box del demonio e mi ha detto: ci sentiamo dopo. E io ho pianto. Poi mi sono messa davanti a un foglio bianco di Word e, scrivendo diligentemente i titoli di quei fottuti box made in Inferno, due dei quali mi sembravano identici ma scritti usando sinonimi ridistribuiti con brillante ordine inverso, ho iniziato a scrivere una marea di cazzate che avrei avuto voglia di rigirarmi in una tomba anche se son viva i motivi richiesti. Ho iniziato alle 10.30 del mattino. Alle 16:45, dopo aver paragonato la mia protagonista ai Power Rangers, ho capito che dovevo fermarmi. In una risposta ho spiegato due cose, una l’opposto dell’altra. Se loro usano la proprietà commutativa nelle domande e mi invertono i sinonimi, io posso usare il terzo principio della dinamica, bro.

Giulia: “Albert, ho paragonato la mia protagonista ai Power Rangers”

Albert sorride, dalla sua sfera di luce, che non cala anche se ci avviciniamo al tramonto autunnale. Annuisce.

Albert: “Bene. Mandami il file”

Giulia: “Sì, ma ho paragonato la mia protagonista… mandato”

Poi armeggia con la chiavetta per la firma elettronica, mentre i miei capelli iniziano a fluttuare nello spazio (e forse nel tempo) spinti dai vapori dello stress che fuoriuscivano dalla mia testa. Il contenuto di quei quattro box nati nella notte della caduta del favorito dovevano poi essere assemblati come un Megazord (e chi conosce i Power Rangers sa cosa voglio dire, cit. da box del bando) in un file chiamato Relazione sui criteri di valutazione. CAPITE COSA VUOL DIRE? Nemmeno io, me l’ha spiegato il buon Albert. Significa che non solo devo dare un possibile voto alla mia opera, ma anche ai criteri che loro usano per dare un voto alla mia opera.

Ora, non mi piace dire che siamo in Italia e le cose, beh, vanno così. Così di merda? Così burocraticamente lente? Siamo poi nella settimana dell’ascesa al governo della Meloni e non intendo fare deviazioni di nessun tipo, dato che stiamo parlando di un bando ministeriale che concede finanziamenti ai vincitori da alcuni anni. E soprattutto perché io, di bandi non italiani, non ne ho mai fatti. E mi ci sono messa l’ultimo giorno, quando avrei potuto mettermici il primo e avere tutto il tempo di studiare una risposta da box che non includesse paragoni pericolosi o, forse, capire leggendo i termini del bando che le cose da presentare non fossero solo soggetto e trattamento. Ma, porca miseria, perché acquisto punti nel momento in cui so vendermi, mostrarmi, prodigarmi a farvi credere di avere tra le mani un prodotto meritevole, quando voi potete verificarlo leggendo? Quando potete giudicare l’opera stessa, il mondo in cui vi sta portando, invece dei nastri colorati che ci metto fuori (tra l’altro, a cazzo) per abbellirlo? Dai, cazzo. E scusate l’uso smodato dei vocaboli francesi, ma dai, cazzo. Mi sarei sentita presa meno per il culo con un unico box dal titolo “inserisci quanto ci puoi far guadagnare domani se ti paghiamo oggi per scrivere una sceneggiatura, caro investimento, lasciando perdere la trama, che potrebbe anche essere una merda, ma se vende, non puzza”.

Giulia

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