December 23, 2020

Categoria: Consigli utili

Tempo di lettura: 2 min.

“ah! Allora sarai contenta quest’anno… è proprio il tuo Natale!” “Ma ti sei accordata con Conte per questo nuovo Dipisciemme??”

E’ risaputo quanto poco io ami le feste, in particolare il Natale. E chi mi conosce, mi sta rivolgendo frasi siffatte.
E’ un sentimento che accomuna tante persone, viste un po’ come dei novelli  Grinch. E allora è arrivato il momento di indagare un po’ di più sulle ragioni di questa allergia… la prima cosa da fare è chiedersi se il problema riguarda tutte le feste in generale o solo il Natale: nel primo caso, si tratta di  un po’ misantropia e ci sta, caso risolto. Elementare Watson!
 
Io personalmente adoro le feste laiche con particolare spessore civico, 25 aprile e 1 maggio vengono da me celebrate con manifestazioni, letture e canti (pure quest’anno in quarantena l’ho fatto). Direi nessun problema con Pasqua e ferragosto, anzi, mi piacciono molto. Un qualche problema ce l’ho con il compleanno: mia mamma mi racconta che sin da piccola, al momento della torta mi nascondevo a piangere sotto il tavolo. Chissà, forse un po’ di malinconia per l’età che passa o difficoltà a stare troppo al centro dell’attenzione. E quindi, stringi stringi, il problema è proprio il Natale. E’ vero: quest’anno che la contingenza si è presa la responsabilità di decidere per noi, mi sento bene! Non ho malinconie, tristezze e ansie che cominciano solitamente ad impossessarsi di me proprio il 23 dicembre, l’oggi di tutti gli anni addietro. Abbiamo già predisposto pranzi, cene e desiderata (“Oh, non è che ci chiudiamo in casa, bisogna fare comunque movimento, andare su alla Berta, camminare nel bosco, passeggiare per i campi!” Questo è mio marito. “Mamma, ogni pomeriggio facciamo un gioco in scatola nuovo, però giochi con noi!”,  i ragazzi. “Non vedo l’ora di cominciare il romanzo nuovo di Guccini e Macchiavelli e di guardare tutti i film usciti in questi giorni sulle piattaforme!”, io).
 
L’anno scorso ero rimasta sola con mia figlia, certa che per una che odia in Natale, sarebbe stata la combinazione migliore: io e la mia bambina, sole! Eppure ero stata sopraffatta dalla tristezza e dalla malinconia: non ero voluta andare con mio marito e mio figlio dalla suocera, ma mi sentivo abbandonata da loro. Non ero voluta andare da mia zia, con mia mamma e mia nonna, ma mi sentivo abbandonata da loro. Avevo declinato inviti di amici, ma non sarei voluta rimanere da sola: insomma, tutto e il contrario di tutto. Quindi il Natale ideale di noi Grinch si era trasformato nel solito Natale malinconico e triste, trascorso aspettando la sera ed essere finalmente al 26, quando ogni cosa ritorna alla normalità.

Se penso anche ad altri Natali, mi viene sempre in mente questo groppone in gola che comincia il 23 e se ne va il 26 dicembre.

Ma???? Sì, mi ricordo due Natali sereni!!! Eureka! Mi ricordo un Natale divertentissimo con le mie cugine, grandi risate, partite a poker, chiacchiere notturne… e un altro Natale a Pietrapertosa, con la mia mamma, i miei nonni e il mio prozio: una cena tradizionale, l’attesa della mezzanotte davanti al fuoco, l’accensione del ceppo più grande per fare asciugare i panni alla Madonna che, povera donna, avrebbe fatto fatica a cambiare Gesù. E poi la messa di mezzanotte e il panettone a casa di quello che sarebbe diventato mio marito, ma che allora mi lanciava solo dei timidi segnali che fingevo di non cogliere. Mi rivedo felice e grata, in pieno clima natalizio.
 
Che cosa accomuna questi due Natali? La mia terra, le mie origini, le mie radici. Le mie cugine sono le mie sorelle: con loro ci siamo inventate dei cugino’s day, dove ci ritroviamo con figli e mariti per ricostruire il nostro nido e con loro ci riesco. Ma è evidente che il legame forte è con la mia terra, la Basilicata. Figlia di migranti, mi accorgo quanto mi senta apolide qui, proprio nei giorni delle tradizioni. E forse il Natale è la festa che ti lega più visceralmente alle tue radici, che per me sono lontane. E allora la lontananza forse si tramuta in groppo in gola. 
 
La casa è come un punto di memoria, 
le tue radici danno la saggezza 
e proprio questa è forse la risposta 
e provi un grande senso di dolcezza, 
e provi un grande senso di dolcezza…
 
(Radici, F.Guccini)

Cindy

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