November 28, 2022

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 2 min.

Più volte in questo blog, ho espresso il mio amore, misto a venerazione nei confronti dell’ultimo Cantautore italiano (con la C maiuscola). Quindi lasciate ogni speranza voi ch’entrate nel mio scritto di trovar oggettività, in quanto le canzoni di Guccini hanno scandito ogni anno della mia vita e quindi riguardano il mio soggettivo, più di qualunque altra cosa mi riguardi: le cronache familiari raccontano di una piccola me che cantava Piccola storia ignobile (la storia di un aborto clandestino, nds) all’età di un anno! Mi vedo poi a qualsiasi età in direzione sud, con tutte le automobili della mia vita, ore interminabili allietate e scandite dalla Locomotiva, Auschwitz e Il vecchio e il bambino; innumerevoli concerti (nel vero senso della parola, non riesco a contare a quanti concerti sia stata) di cui uno incinta di otto mesi del mio bambino; l’ultimo album, colonna sonora dei primi mesi della mia bambina. Per non parlare delle gite a Pavana, sui luoghi del Maestrone per dare concretezza alle immagini vagheggiate nelle sue canzoni.

Quando, a metà ottobre, è stato annunciata l’uscita del nuovo disco, potete quindi capire il mio stato d’animo: ho subito pre-ordinato il CD e il 18 novembre, data dell’uscita ufficiale, ho atteso con ansia l’arrivo del pacchetto. Ho aperto la scatola, immortalato l’emozione con un selfie per le mie amiche e la mia mamma, ho inserito il disco nel lettore. Eh già, nel mio CD, perché la scelta di Guccini è stata impopolare: una serie di canzoni uscite solo su supporto fisico e non in streaming. In effetti, lo streaming ha i suoi innumerevoli vantaggi, ma snatura il senso di alcune canzoni che sono nate all’interno di un contesto ben preciso: una volta i dischi erano come dei libri e le canzoni ne costituivano i capitoli. Metropolis, ad esempio, racchiude la storia di città importanti per Guccini: ogni singola canzone è bellissima, ma il senso globale emerge dall’ascolto generale dell’opera. E così, anche queste Canzoni da intorto hanno senso solo se ascoltate insieme.

Non sono canzoni sue. Sono canzoni che appartengono al patrimonio popolare italiano, che piacevano a Guccini e che già aveva pensato di incidere una ventina di anni fa, ma il suo manager di allora Roberto Fantini lo aveva boicottato. Il progetto è ritornato a galla durante un pranzo e, nonostante la riluttanza e la pigrizia di Guccini, è diventato disco. Per tutta la settimana scorsa, ho ascoltato le nuove canzoni, beandomi di risentire la voce, pur consumata, del mio adorato. Mi sono concentrata anche sui testi e li ho trovati estremamente interessanti: tre canzoni le conoscevo già e ne conoscevo anche la storia. Le altre sono state una scoperta, piacevole. Sono narrazioni di fatti realmente accaduti o anche immaginati, ma reali, con un inizio e una fine, spesso tragica. E se l’effetto era quello di intortare, beh, con me è gioco facile!

Cindy

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