August 20, 2021

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 1 min.

Non ho comprato io questo libro! Mi è stato prestato da un mio amico: “Leggilo, è interessante!”.

Quante volte mi sono sentita rivolgere la frase che dà il titolo al libro! “Cerchi di capire, prof, non ho potuto studiare perché sono dovuto andare a trovare la nonna che vive al limitare del bosco!”. Il titolo quindi mi evocava la situazione tipica degli studenti che cercano la comprensione dell’insegnante per giustificare qualcosa. Invece no. Il titolo fa riferimento allo spazio che alcuni insegnanti aprono per accogliere gli studenti, consentendo loro di aprirsi e consentendo un dialogo tra generazioni diverse che spesso non comunicano.

 

Giovanna Cosenza, autrice del libro, insegna Semiotica e storytelling all’università di Bologna. Partendo dalla propria esperienza personale, ha costruito un saggio dove ha tipizzato le storie dei suoi studenti con la finalità di abbattere alcuni pregiudizi sui giovani e favorire un dialogo tra le diverse generazioni.

“Bamboccioni”, “generazione Covid”, “sdraiati”, “choosy” sono alcuni degli appellativi che vengono rivolti ai giovani tra i 15 e i 24 anni, sempre vittime o colpevoli di qualcosa, ma mai protagonisti.

La prof.ssa Cosenza ha scelto di tenere sempre uno spazio dedicato all’ascolto dei suoi studenti, che si rivolgono a lei non solo per questioni didattiche, ma anche per parlare di amore, amicizia, lavoro, fallimenti, dolori, insomma, in una parola, della vita.

 

Il punto di vista dei giovani emerge in tutta la sua urgenza da mail, dialoghi, racconti che sono stati raccolti nel saggio. Il linguaggio è estremamente accattivante ed è un libro che si legge veramente tutto di un fiato. La magia che ho trovato è stata quella di riuscire a mettermi in tutti i panni degli attori presenti sulla scena: studenti (mi ci sono ritrovata con tutte le ansie, incertezze, fatiche), docenti, ma anche genitori (a volte ingombrantemente presenti ). Un libro che permette di sfatare alcuni luoghi comuni sui giovani, senza alcuna retorica: l’intento dichiarato è quello di avvicinare le generazioni attraverso il dialogo. In un Europa sempre più vecchia, dove la definizione di antico continente fa riferimento non solo alle sue origini, ma anche al fatto che i giovani sono sempre di meno e sono sempre più inascoltati, appare doveroso gettare uno sguardo sui ragazzi, evitando i pregiudizi. E i pregiudizi si superano solo attraverso la conoscenza reciproca. Il gap generazionale, mai così profondo come in questo momento, si può colmare ascoltando i giovani, sospendendo il giudizio e lasciando che i loro vissuti facciano riemergere i nostri.

 

A vent’anni si è stupidi davvero, quante balle si hanno in testa a quell’età.. eppure allora si era solo noi! ci ricorda Guccini, in Eskimo.

 

Cindy

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