August 27, 2020

Tempo di lettura: 2 min.

BONSCI BONSCI BO BO BO. Ci piace vincere facile, eh? A me sì. Anche se ci tengo a dire che la sfida di questa settimana, fanalino di coda del nostro agosto di scazzottate da blog, non mi par nemmeno una sfida. Si chiama “sfida” quella che vede battersi due elementi altamente disequilibrati? Si chiama sfida quella tra Batman e, mmmm, una coccinella? Per dire, eh. Quindi vinco a tavolino (scusa, Marysanta, sei stata tu a scegliere l’elemento debole). Diciamo a questo punto che stiamo parlando di cinema e, nello specifico, della battaglia dei due generi consolidati di commedia e drammatico. Credo di aver risolto nel titolo il nocciolo della questione, ovvero i due proverbiali piccioni, risa e pianto, con la fava della commedia, ma, se insistete, continuo (mi sembra di sparare sulla crocerossa, santo cielo…).

Partiamo dicendo che la commedia è femmina, il drammatico è maschio. Siamo o non siamo un blog di donne per le donne? Sempre per dire, eh. Poi la commedia apre la porta di casa a tutta una serie di fattori collaterali quali gioia, risate, clima mite, beatitudine, ricordi sereni, laddove quel becero drammatico serve solo a congestionare il naso. E non si tratta di giocare sporco, ma semplicemente sottolineare un dato di fatto, basato su scoperte medico scientifiche che risalgono ai tempi di Carlo Cotica: quando piangi, gli occhi si gonfiano a zampogna, il naso si congestiona e vai avanti a dire le b al posto delle m per tutto il giorno. Bello, brave. Con la commedia, amiche mie, cosa vi portate a casa al prezzo di un film? Un’ora e mezza di risata morbida, quella che apre la mente, alleggerisce il pensiero… APRO UNA PARENTESI CHE LO SO CHE LE COMARI DEL DRAMMATICO CERCANO SEMPRE DI FREGARE SU QUESTO PUNTO alleggerire il pensiero non significa appiattire la funzione celebrale, ma permettergli di fluttuare verso l’alto, fuori dalle cervella, oltre il settimo cielo, dove tutto diventa chiaro e luminoso e le morali sono metabolizzate a livello sentimentale prima ancora di quello mentale. L’abbiamo detto tante volte, il cinema rielabora i nostri riti e miti, le nostre idiosincrasie, l’intera gamma delle nostre emozioni, spingendosi al limite della psicoterapia, restituendoci cloni bidimensionali attraverso cui vivere avventure o capire i nostri principali pregi e difetti. Uno crede di guardare un film, quando si sta facendo una seduta psicoterapica con le dite unte di burro di pop corn. Ricordatevi la prossima volta che, al cospetto di un film, vi infilate le dita nel naso o digerite con poco garbo la Coca-Cola CHIUDO LA PARENTESI E PRENDETE E PORTATE A CASA, COMARI DEL DRAMMATICO.

Dicevamo: apre la mente, alleggerisce il pensiero, abbassa la pressione, riduce lo stress, mette in moto il sistema immunitario (eh, amanti del dramma, mai visto Patch Adams? Mi pare si basasse su tale principio medico) e persino fa lavorare gli addominali. Vorrei inserire un corso in palestra che si chiama A.A.A. invece di G.A.G. (io so che voi sapete che la A. di G.A.G. sta per addominali) e si fa con pigiama e Netflix.

Non fatemi aggiungere, poi, che far piangere è facile, mentre far ridere necessita di vera arte. Non fatemelo aggiungere, dai. Non fatemi scomodare addirittura il Totò nazionale, il principe della risata, che disse:

“Non è una cosa facile fare il comico, è la cosa più difficile che esiste, il drammatico è più facile, il comico no; difatti nel mondo gli attori comici si contano sulle dita, mentre di attori drammatici ce ne sono un’infinità. Molta gente sottovaluta il film comico, ma è più difficile far ridere che far piangere”.

Passo e chiudo.

Giulia

Cosa ne pensano le altre Grrr Girls?

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