September 28, 2020
Categoria: Recensioni
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Chiamatemi Anna, in originale Anne with an “E”, è una serie andata in streaming su Netflix tra il 2017 e il 2019 per 3 stagioni e poi improvvisamente soppressa. Tranquille: potete recuperarla facilmente sulla piattaforma menzionata e immergervi anche voi nella placida natura di Avonlea, in Nuova Scozia (in Canada per quelli che masticano poco la geografia).
Non vi preoccupate, non stiamo parlando di un seppur meritevole documentario della National Geographic, ma di una serie tv ispirata al romanzo Anna dai capelli rossi. Tutto comincia quando l’orfana Anna Shirley viene adottata da Marilla e Matthew Cuthberth, due anziani fratelli che vivono in una fattoria e che vorrebbero adottare un ragazzo affinché li aiuti nei lavori. Invece gli capita Anna (Amybeth McNulty), una ragazzina a dir poco logorroica (non ce ne volere Anna, ti adoriamo, ma questa è la verità), dotata di una grande fantasia, che saprà conquistare il cuore dei due anziani fratelli e di tutta Avonlea.
Capiamo che detta così Chiamatemi Anna sembra la serie tv più zuccherosa del pianeta, ma in realtà si tratta di episodi freschi e coinvolgenti dove vengono trattati, nel corso delle varie stagioni, temi importanti come amicizia, solidarietà, lotta al razzismo, alle discriminazioni di genere e a tanti pregiudizi che ancora avvelenano il nostro presente, insomma, niente male per una serie tratta da un romanzo generalmente consigliato ai ragazzi.
Anna, sappiatelo, vi conquisterà dalla prima inquadratura con la sua vivacità e spigliatezza. Lei, ma anche i suoi genitori adottivi Matthew e Marilla, che si riveleranno molto meno bacchettoni di quel che potreste immaginare. E poi c’è tutto l’universo di Green Gables (la fattoria) e di Avonlea con i suoi non solo pittoreschi paesaggi, ma particolarissimi personaggi. Un microcosmo in cui bramerete immergervi e tornare. E dopo averla vista organizziamo una spedizione sull’Isola del Principe Edoardo, ok?
