March 3, 2023

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 3 min.

Bene. Il libro di oggi io lo dedico a tutt* quell* che mi schifano la storia d’amore travolgente e appassionata e che poi l* trovi a piangere davanti agli spot dei gioielli Pandora. Quell* convinti di essere troppo cresciuti per empatizzare con dei cuccioli delle superiori che scoprono l’amore della loro vita mentre devono passare l’estate a studiare latino (non il ballo, la lingua morta, proprio). Praticamente sto dedicando questo libro a me.

Oggi recensisco Come quando ti ho aspettato, dolce seguito del libro Come quando fuori piove di Beatrice P., editi entrambi da Words Edizioni, e io tra poco la vedo, eh, io tra poco l’autrice la vedo, e mi trattengo dal farvi Gnegneggne.

Beatrice Beatrice, tu fai venire voglia di farsi i fatti dei tuoi personaggi, ma pesantemente, dico, non come semplice effetto del sortilegio dell’immedesimazione. Se leggendo il primo libro, un fantastico Lali show che raccontava quanto fosse difficile scollarsi il passato di dosso, ti veniva voglia di ubriacarti nelle discoteche e dirle (se fossi riuscita a interromperla, certo) che avrebbe risolto ogni cosa prima di distruggersi il fegato, con questa seconda avventura ti viene voglia di suggerire battute all’orecchio di Cassandra. Insulti verso Mattia, tipo. O il nome dei punti vitali da premere per farlo stramazzare a terra, su un letto di sassi acuminati.

Non si capisce quello che sto dicendo? E allora vado con il riassunto delle puntate precedenti: Lali, Nina e Cassandra sono amiche dai tempi del liceo. Se in CQFP i protagonisti sono Lali, Tazio e Francesco, magistralmente perimetrati da amiche e compagni di classe e vita (Ciubbe torna al 39% del libro e non al 3%, #sapevatelo), ora tocca a Cassandra salire sul palcoscenico e raccontarci una storia di cui avevamo captato solo ombre, impegnate com’eravamo a seguire Lali e i protagonisti principali di quello scorcio narrativo. Cassandra fa luce sulla sua storia con Mattia Sensini, il fratello di Lali, cinque anni dopo l’epilogo di CQFP. Fa la mamma. Fa l’infelice. Mattia invece fa lo stronzo. Nonostante siano passati gli anni e lui sia a tutti gli effetti “un adulto”, per Cassandra risulta quasi impossibile scucirgli di dosso quel ruolo, soprattutto se Mattia continua a fingere che, di lei, non gli interessi minimamente.

La scrittrice prosegue con una narrazione in prima persona e per salti temporali: il presente di una Cassandra mamma, il presente del figlio Diego che la nonna ritiene problematico, lo stesso presente che li fa tornare da Londra per partecipare all’imminente matrimonio di Lali e Francesco, un presente che vede Mattia nei panni di uno psicologo infantile (so che saprete fare 2 + 2, amiche mie), e il passato dal loro primo incontro, evento che addirittura anticipa la narrazione del primo libro, dove Lali e Cass erano bell’e che migliori amiche, insieme a Nina. Se il tema trattato sembra essere ancora quello di un passato che continua a mettersi di traverso per ostacolare il passaggio del presente, vi dico di prestare attenzione alla sfumatura (verde?) di questo secondo libro, che premia chi sa amare non solo nel tempo, ma nello spazio. Della presenza discreta, di un doloroso altruismo, di una bruciante accettazione dei propri limiti, ma anche un po’ di altrettanto sano abbiamofinitodicoglioneggiare?

Ma non credete che la narrazione sia l’unica a fare avanti e indietro: noi pure, con lei, trascinati dal groviglio dei sentimenti della storia, saltiamo da un giudizio all’altro, da una parte all’altra, sostenendo prima Cassandra e poi Mattia, trattenendo il fiato fino alla fine, per paura che la scrittrice non ascolti i nostri desideri da lettrici romanticone e coccolose. Io ho sempre un messaggio per Lali, comunque: io conosco delle fontane che ci farebbero passare serate ma-gi-che. Chiamami.

Mi guarda con talmente tanta intensità che mi viene da chiedermi cosa potrebbe pensare Lali se, in questo esatto momento, decidesse di ritornare indietro, o semplicemente di voltarsi nuovamente verso di noi. Non potrei più continuare a mentirle, a quel punto, lo capirebbe guardando il mio viso deturpato dallo sforzo di non piangere. Sì, Lali, sono una di quelle che tuo fratello ha impigliato, e forse ancora peggio, sono la più ridicola, la più patetica di loro.

Giulia

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