February 14, 2022

Categoria: Consigli utili

Tempo di lettura: 2 min.

Di tutti gli obblighi messi in opera in questi due anni, quello che mi è pesato di meno è stato ed è la mascherina. A scuola c’è arrivato di tutto: mascherine con gli elastici che girano intorno alla testa, spettinando anche chi capelli non ne ha, mascherine similmutande che coprivano tutto il volto, mascherine maleodoranti, mascherine molto piccole, mascherine turchesi con elastici perforanti le orecchie, creandoti un piercing molto alla moda. Io le ho provate tutte: quando arrivano le scatole con le mascherine, le collaboratrici scolastiche mi chiamano e mi fanno provare il prodotto e io sono in grado di capirne la destinazione a seconda della forma del cranio: queste vanno bene a chi ha la testa piccola, questa a chi ha le orecchie grandi, questa va bene solo a me..

Beh! E’ una competenza anche questa! Nel mio caso si sono uniti una forma del viso, il mio, particolarmente performante rispetto alle mascherine ad un’attenzione verso gli sprechi di denaro pubblico, sempre la mia, per cui se lo Stato ci fornisce di mascherine noi dobbiamo usarle, anche se piccole, grandi, strette, larghe. Questa premessa era doverosa per far capire come non aspettassi con particolare fremito il momento in cui ci saremmo potuti togliere le mascherine (forse attendo maggiormente il momento in cui potremo toglierci le mascherine al chiuso e smetterò di leggere sugli elaborati dei miei alunni perché così sentono pronunciare da me con davanti la mascherina parole come “ossibolo” al posto di ossimoro, “brezza di porta Pia”, al posto di breccia, “l’ago di Como”, invece di lago, ah no, questo non è colpa della mia pronuncia sotto la mascherina…)

Venerdì, quindi, sono uscita da scuola e mi sono tolta la mascherina per raggiungere la mia auto: che bello il frescolino sulle labbra. Ho raggiunto l’auto e mi è passata accanto una bellissima bambina, con gli occhi azzurri, che mi ha salutato: “Buongiorno profe!” “Ciao”, rispondo io chiedendomi chi fosse: ogni tanto mi capita di incontrare ex alunne e soprattutto alunni che non riconosco più nelle donne e negli uomini che sono diventati. Ma in questo caso è una piccolina, ancora tanto carina da salutarmi con timore e devozione! “Ma, ma… ho capito chi è! Nooooo, non l’avevo riconosciuta!” Ho realizzato che i miei alunni di prima media per me non hanno un volto, ma solo uno sguardo. Che io ho cercato di immaginarmi i volti sotto le mascherine, ma questi non corrispondono alla realtà. Che è vero che gli occhi sono lo specchio dell’anima, che sorridono più gli occhi della bocca, ma i visi si sono persi. Una generazione di ragazzi tutta occhi e orecchie ma niente bocca: pronta ad osservare, ad ascoltare, ma non ad esprimersi. Una generazione che ci siamo preoccupati di chiudere nelle loro camerette con tutti i comfort, ma di cui ci dobbiamo occupare adesso perché oltre a quegli occhi c’è un volto e soprattutto una bocca che deve essere aiutata ad elaborare ciò che ha vissuto.

Io non ho più messo un rossetto. Mio figlio ha una barba quasi da adulto. I miei alunni hanno imparato a leggere il mio sguardo, ma non conoscono le articolazioni della mia bocca. Io non conosco i volti dei miei alunni di prima e non riconosco quelli dei miei alunni di terza. E mia figlia preferisce tenere la mascherina anche all’aperto: “Ormai mi sono abituata così!”
Chissà che cosa sarà la normalità!

Cindy

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