April 28, 2023

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 3 min.

Mi sono trovata tra le mani un altro pacco Mondadori, quello con dentro due libri a sorpresa come un uovo di Pasqua, ma senza cioccolato intorno e senza la sorpresa che ti si rompe in mano, e lo scarti anche in meno tempo. In effetti potevo dire semplicemente “come un regalo”. Comunque il pacco era dei suoceri, che si sono abbonati ai pacchi simil pasquali Mondadori per sbaglio e ogni volta che ne arriva uno, me lo passano come fossa colpa mia. Io lo apro intonando la nenia “thriller, thriller, thriller”. E boom.

Vi recensisco uno dei due libri che la Mondy ha spedito a quei giustoni dei miei suoceri, un thriller davvero sorprendente dal titolo Dalla parte sbagliata di Alafair Burke (che è una donna magistrato! L’ho googlata. Dal nome non capivo se era maschio o femmina), pubblicato da… eddai, cribbio.

Dunque. Di solito inizio a scrivere la recensione a mente caldissima, quando sto per superare la boa del primo quarto di libro e i nomi dei personaggi sono chiari (poi volano via, avete presente? È la storia di uno che ha fatto quello, e poi c’era una tizia, no aspetta, prima succede che il fratellastro di un altro…) e il profumo dell’avvenimento che scatena la narrazione ti solletica ancora le narici, ma qui sto iniziando a scrivere con ben due boe alle spalle. Mezzo libro giusto giusto. Perché sono incappata in un thriller patatina. O un thriller ciliegia. Una pagina tira l’altra, e ti lecchi anche le dita per girare meglio quella successiva. E poi la chiamata all’avventura, o avvenimento scatenante della narrazione, è un classico del genere che amo incondizionatamente: un avvenimento che si verifica nel presente mette in discussione una condanna e una linea d’indagine avvenuta quasi vent’anni prima. Il che significa, care le mie thrillerofile, che:

  • Le prove sono diventate praticamente reperti storici, tipo quei suppellettili delicatissimi che se li prendi in mano si sbriciolano;
  • Coloro che hanno investigato, difeso, attaccato, visto o sentito sono morti o espatriati o rincoglioniti non si ricordano niente bene;
  • Ma siamo sicuri che sono collegate, le cose, o siamo amanti di Law&Order?

In questo caso specifico caso, l’indagine che ha portato all’arresto di Anthony Amaro per l’omicidio di sei prostitute, nonostante abbia confessato un solo delitto (ma le morti seguono lo stesso modus operandi) crolla come un castello di carte quando una lettera anonima informa sia il procuratore di New York che il signor Amaro che l’assassinio di una psicoterapeuta segue lo stesso schema: colpi di pistola a bruciapelo e braccia spezzate post mortem. Dal momento in cui Amaro si trova in carcere, si scatena il panico tra gli ambienti politici e legislativi della grande mela: la polizia ha incastrato un innocente oppure si tratta solo di un emulatore?

Ora, vi titillerà sapere che l’omicidio della psicologa noi lo vediamo “in diretta”: primo capitolo, psicologa alle prese con una noiosa terapia di coppia, al termine della quale il campanello suona per un guanto dimenticato. E qualcuno le dice “ti ricordi di me?”. Il thriller prende ufficialmente il via. Dal secondo capitolo ci vengono presentati Ellie e Rogan, la coppia di poliziotti incaricati dal vice procuratore distrettuale di recuperare ogni singolo incartamento o testimonianza del caso Amaro e possibilmente verificare quale meccanismo burocratico si sia inceppato nel mezzo del cammin della prima indagine. Quindi ci troviamo a seguire le gesta eroiche di questi poveri cristi, che devono rimestare nel passato, scatenando le ire di poliziotti in pensione, e un’altra coppia, quella composta dall’avvocatessa Linda Moreland, famosa per la scarcerazione di persone innocenti, e la sua nuova giovane sottoposta Carrie Blank, sorellastra di una delle vittime. Bello, eh? Bellissimo. Friggi sulla sedia implorando che diano anche a te gli scatoloni impolverati del caso, che lo vuoi risolvere tu dal salotto di casa tua. Forte, gravido di malintesi, complicato, quello che secondo me ogni thriller dovrebbe essere: non perde tempo a ispessire i personaggi con la loro vita privata per convincerti che sono eroi, ma li fa agire, rivelando pregi e difetti, ritardi e letture errate. Li fa correre come pedine col fiato del giudice sul collo, con la spada della scarcerazione di un potrebbe-essere-comunque-il-serial-killer sulla testa, avanti e indietro nel tempo di un paio di decenni e nello spazio, dalla grande mela alla piccola Utica.

… Ellie si sentiva un incrocio tra Rip Van Winkle e il coniglietto della Duracell, allo stesso tempo sovreccitata ed esausta. Le altre due persone nella sala riunioni del dipartimento di Polizia di Utica sembravano ai due estremi opposti della gamma di stati sonnoveglia: Rogan, accasciato sulla sedia accanto a lei, aveva gli occhi gonfi e iniettati di sangue; Mike Siebecker, l’assistente procuratore distrettuale, si dondolava avanti e indietro sulle punte dei piedi, con lo sguardo che si spostava freneticamente dai due detective al viso proiettato sullo schermo, quello di Max.

Giulia

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