March 23, 2020

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 2 min.

“C’erano una volta una principessa ribelle e beona, un elfo avventuriero e un demone che somiglia a un gatto”

No, non è l’ultima hit dello Zecchino d’oro, ma l’ultimo parto di Matt Groening, papà di Futurama e dei Simpson, che di questi due capisaldi dell’animazione di qualità riecheggia lo spirito. Sinceramente, guardando Disincanto, a me ha ricordato anche un po’ il caro buon vecchio Shrek, colpa forse dell’atmosfera fantasy. Già, perché questa serie animata che impazza su Netflix è ambientata in un medio evo fantasy, un po’ alla “Signore degli Anelli”, giusto per darvi il mood. Qui, una giovane principessa il cui soprannome è Bean, si rifiuta di sposare il principe deciso per convenienza dal padre, aiutata da un elfo altrettanto ribelle che ha deciso di non farsi fare il lavaggio del cervello dai coetanei e di vivere “allegramente” cantando e sfornando dolciumi e da un demone, “lucky”, che dovrebbe indurla in tentazione, ma che spesso non è cattivo come dovrebbe essere.

Disincanto, come accennavamo, ha come set il mondo fantasy con tutti i suoi vari archetipi a cui però si aggiunge la principessa ribelle, giocatrice di carte e beona e le sue strampalate avventure. Sì, Disincanto fa sorridere, a volte, ma tutto si ferma qui. Lo humor, pur essendo chiaramente riconducibile alla zampata Groening, è poco graffiante e ci fa rimpiangere gli altri lavori dell’autore. Ci sono anche citazioni e giochi di parole, ma è tutto molto autoreferenziale. Non ci sono riferimenti alla contemporaneità, nemmeno filtrata attraverso la chiave fiabesca. Questo per dire che da Groening e soci ci aspettavamo qualcosa in più di una storiella che si lascia seguire, ma che non entusiasma. A suo favore si può dire però che i personaggi, seppure con la lentezza di una tartaruga, acquisiscono un po’ di spessore col procedere delle stagioni. Piano, molto piano. Su Netflix siamo arrivati alla seconda stagione, noi ci sentiamo generosi e vogliamo dare fiducia a Matt Groening e alle sue truppe. Speriamo che glielo conceda anche Netflix.

Marysun

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