January 16, 2020

Categoria: Consigli utili

Tempo di lettura: 3 min.

Arte! Essa! Quella che celebra il corpo femminile in tutta la sua magnificenza comunicativa, con tutte quelle gentili forme collinari da cui puoi vedere i confini del paradiso (se ci dai dentro con la grappa). Ahaaaa, che meraviglia, mi beo io stessa del panorama d’altura che mi porto appresso, eppur capisco, da donna (e figlia di buona donna) che il tema della settimana, “il corpo della donna nell’arte”, potrebbe farci montare la testa, ragion per cui intendo proseguire alternando affermazioni lusinghiere ad altre leggermente meno. Intanto sedetevi, che sta per suonare la campanella. Non appiccicate le cicche sotto al banco che vi prendo a calci in collina.

Driiiiiiiiiiiinnnn.

Buongiorno ragazze (sono io).

Buongiorno signoraaa maeeestraaaaa (siete voi, in coro).

Bene, oggi parliamo del corpo della donna, soggetto amato dai celeberrimi artisti di tutti i tempi. Vi ricordo che, al mondo, ci siamo noi donne, loro, i maschi, una manciata di animali e diverse nature morte, quindi gli artisti fissati col corpo della donna non è che c’hanno avuto proprio un chiodo fisso, quello c’era, e quello hanno iniziato a scolpire. Vi ricordo poi che, in principio, si ammazzavano di ritratti a scopo prettamente culturale barra anatomico, per capire quindi com’era fatto questo nostro amabile corpo umano (avete presente le statue ignude di cui avete scolastica memoria? Ecco. I vestiti esistevano, ma erano in piena fase “nudo artistico a scopo conoscitivo”, sublime punto d’incontro tra terra e cielo, corpo e anima, e, soprattutto, materico contro bellezza assoluta, ideale a cui aspirare… mi sembra quasi di sentir bofonchiare il gruppo di filosofi che, passando accanto all’efebo di Anticitera, si lamenta di come la moda li voglia tutti alti, possenti e senza cervello, per Zeus!). Completamente diverso il trattamento riservato al nudo femminile, che si palesava soltanto nei casi di raffigurazioni divine, come le diverse Venere o Afrodite o, prima ancora, le abbondanti e allegre dee legate a maternità, fertilità, prosperità, mammità, per tutto il resto… coperte! Dalla testa ai piedi. Lo studio anatomico era una cosa da maschi, e le donne le si dovevano lasciar coperte per motivi morali e religiosi, stessa ragione per cui, con l’avvento del Medioevo e del Cristianesimo, la donna si dipinge solo in formato “Vergine Maria”. Punto e stop. Vuoi una veneruccia seminuda? Pussa via, schifoso! Solo Vergini Marie con le iniziali rigorosamente in maiuscolo.

Eppure qualche briccone i nudi femminili riusciva a infilarli nelle raffigurazioni dei rituali delle orge dionisiache,

e man mano che i grandi scultori ellenici iniziano a raffigurare il disagio gentilmente offerto dal phatos, oltre alla bellezza immacolata, il corpo diventa finalmente plastico e reale, sdogana la percezione della sua portata erotica, che, attenzione attenzione, viene mostrata come un aspetto del tutto naturale dell’esistenza.

Mbeh? Easy. Qui siamo sporcaccioni, problemi?? Pian pianino, si arriva al Rinascimento. E via che la ruota gira e ci ritroviamo nuovamente e divinamente veneri. Maaaa… siamo più donne che dee, simbolo di un amore più fisico che idealizzato, gentil strumento di conoscenza intellettuale e filosofica. Come ben sapete (dovevo dirlo prima? Lo davo per scontato, scusate) il ruolo della donna nell’arte si nutre delle evoluzioni del suo ruolo sociale, e qualcuno deve aver malsopportato la fine di un amore giovanile, o la fissa delle donne per questo benedetto diritto di voto, perché tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento la donna incute un certo qual timore. Grazie al cielo la finiscono coi roghi, ma iniziano comunque a raffigurarle come “streghe”, perfide tentatrici, femme fatale che attentano alla povera salute mentale e fisica del maschio. Da qui, ve lo dico chiaro, le donne devono aver perso un attimo la trebisonda. Iniziano a imporsi a gran voce (scivoliamo in pieno ‘900), decidono di sfruttare la meraviglia dell’arte di rottura, quella contemporanea, e inizia una body art che arriva a usare il corpo esso stesso come tela: si dipingono, si impiantano cose sotto pelle, si tagliuzzano, si tatuano, ma soprattutto, decidono che il corpo dev’essere il protagonista incontrastato dell’espressione artistica, la fine e l’inizio, oggetto e soggetto fusi insieme. Forte, eh? Rottura e ribellione, in un’epoca in cui si inizia a usare il pettorale femminile come specchio per le allodole (mmm, la fine eleganza di una metafora), in cui arrivano in massa le maggiorate, le sensuali icone di cinema e televisione, e l’arte, purtroppo, diventa arzigogolio intellettuale, qualcosa che “andiamo a vedere una mostra?! Hai picchiato la testa contro il porfido?? Dai che si va al cinema a vedere la Lollo”. E fu amaramente quello il momento in cui…

DriiiiiiIIIIin.

Ma come?? E’ passata l’ora? Ragazze, ragaz… RAGAZZE! Guardate che si continua la settimana prossima! AVETE CAPITO CHE SI CONTINUA????

Giulia

Cosa ne pensano le altre Grrr Girls?

Leggi l’articolo di Marysun IL CORPO: A COSA SERVE?

Condividi l'articolo con i tuoi amici

Exclusive Content

Be Part Of Our Exclusive Community