May 27, 2022

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 1 min.

Questa volta ho barato un po’ per questa rubrica di cinema, perché Esterno notte, ultima opera di Marco Bellocchio, presentata al Festival di Cannes, è in realtà una miniserie la cui prima parte è uscita da poco al cinema e la seconda arriverà a breve. La vicenda è tristemente famosa, cioè quella dei 55 giorni di prigionia di Aldo Moro (bravissimo Fabrizio Gifuni) in mano alle brigate rosse. Non è la prima volta che questo regista porta sul grande schermo questa pagina di storia, l’aveva già fatto 20 anni fa con Buongiorno, notte. Il film inizia con il ritratto dell’uomo che firmò il compromesso storico e, poco a poco, con un angosciante progredire dei giorni, si arriva al momento del rapimento che manderà in tilt i già fragili precedenti equilibri. Da quel momento si succederanno panico, incontri al vertice, accordi, comunicati, piste vero, false o volutamente tali in una girandola di eventi che vogliono ricostruire il clima dell’epoca, facendoci penetrare anche nel dietro le quinte di quei giorni terribili, di cui conosciamo già il tragico esito.

Il regista non vuole assolvere o condannare gli attori di quel dramma, almeno in questa prima parte, ma ci vuole mostrare tutto il quadro completo in modo che ognuno possa rifletterci. Tra le figure che spiccano in questo affresco ci sono Papa Paolo VI (Toni Servillo) che non esita a indossare il cilicio e ad adoperarsi per il suo amico, l’enigmatico Giulio Andreotti (Fabrizio Contri) e il tormentato Francesco Cossiga (Fausto Alesi). Questa è sicuramente un’occasione preziosa per ripassare un po’ della nostra storia contemporanea, spesso tristemente dimenticata dai manuali scolastici.

Marysun

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