January 23, 2020

Categoria: Consigli utili

Tempo di lettura: 3 min.

Riassunto delle puntate precedenti: eravamo a scuola, tutte insieme. Io facevo la prof. e vi parlavo di quella divina invenzione che prende il nome de “il corpo umano femminile”. Voi lanciavate palline di carta e vi facevate i selfie con la bic infilata nel naso, ma tutto sommato non disturbavate troppo.

Io: In classe ragazze, forza, forza… Rossi? Anche tu, per piace… cosa vuol dire che hai la giustifica?? Passa dentro o ti mando dalla preside. Guardate che lo so che prima avete fatto un’ora di educazione fisica, quindi non avete fatto un… avete il cervello riposato. Allora, eravamo al fatale momento in cui…

Toc toc.

Io: Cominciamo a farmi saltare i nervi. AVANTI!

Bidella: Ci tengo a segnalare che anche oggi la nostra illustre prof. Cindy non riesce a scrivere e quindi Giulia tenta di colmare questo vuoto culturale. Lo so che fa paura, ma la prof. Cindy torna a breve.

Io: Ecco. Grazie dell’informazione e della fiducia. Arrivederci e grazie. Dicevamo che le donne si sono ritrovate a combattere per liberare il loro stesso corpo dalle etichette che, nel tempo, le arti figurative e il periodo socio-culturale avevano dato loro: dal nudo divino a quello cristiano, passando per il periodo della stregoneria su tela e della femme fatale da diva cinematografica, fino ad attraversare tutta una serie di ideali femminili ‘900eschi ad intervalli di 10-15 anni alla volta. Corpo in ogni sua forma, magra, sensuale, rotonda, anoressica, atletica, materna, perfettamente magra e “curvy” friendly, oggetto di interesse prima dell’arte, poi del cinema, quindi della televisione, dunque della moda, chiaramente della fotografia, protagonista assoluto di una serie di evoluzioni canoniche che, nel passaggio da un’arte all’altra, diventa finalmente un corpo fisico. Si fotografano donne reali. Si consegna al mondo un corpo in carne ed ossa e l’arte, come dicevamo, diventa sofferenza. Una body art che arriva a usare il corpo come strumento di conoscenza e di rottura, sperimentazione e denuncia. No, Rossi, non come te che ti sei pinzata per errore il dito con la graffettatrice, occhei? Bene. Siamo arrivate al corpo fisico.

Rossi: Come ci dice quella di religione?

Io: Guarda Rossi, vai a farti un giro in infermeria, che ti disinfetti il dito. Corpo come strumento di conoscenza. Di sperimentazione. Di esplorazione. Ma, attenzione, si tratta di un’esplorazione compiuta ATTRAVERSO il corpo e le sue forme.

E qui mi fermo per lasciare la parola alla nostra speciale prof. Zanola, professione: fotografa. Missione: sano femminismo. Mezzi utilizzati: il corpo. Non vi sembra che arrivi a fagiuolo?

Prof. Fabiana Zanola: Devo fare una doverosa introduzione, chiarendo che per me il corpo e il mio lavoro non sono uno strumento di conoscenza, ma di esplorazione. Per esplorare devi muoverti, cambiare il punto di vista, provare cose nuove, sperimentare. Poi, il fatto che ti porti da qualche parte, a conoscere qualcosa, è la conseguenza.

Rossi: Prof. Giulia, come mai la prof. Zanola spiega meglio?

Io: Rossi, ma sei ancora qui??

Prof. Zanola: Detto questo, quando fotografo o uso le mie energie per imbastire un progetto, lo faccio in un’ottica femminista, intesa come liberazione sessuale… sto cercando di trasmettere attraverso la fotografia l’importanza della consapevolezza del proprio corpo e della fondamentale ricerca del piacere.

Io: Il piacere. Quindi un uso del corpo per nessun tipo di conoscenza o esplorazione, semplicemente per appagare i sensi.

Prof. Zanola: Autoerotismo. Cosa ci sarebbe di sbagliato nel provare piacere quando si ha il bisogno di provarlo?

Io: In effetti…

Nella classe non vola una mosca.

Io: Sarebbe come dire che non devo mangiare qualcosa di appagante quando ho fame.

Prof. Zanola: Perché scegliere di privarsene? Chi ha detto che è sbagliato? Aggiungo che molte persone mi hanno detto che la masturbazione “non è così importante”, che “non ne sentono così prepotentemente il bisogno”, eppure ho conosciuto in passato donne che avevano talmente voglia di soddisfare quel bisogno da finire a letto col primo che capitava. Sono cose collegate? E vogliamo parlare di quel modo di dire che lega l’essere acido di una donna al fatto che non è sufficientemente appagata?

Io: Penso che il problema stia, come sempre, nell’approccio sincero che tu hai con te stessa. Ci sono molti modi di provare piacere, e ognuna sceglie quello che ritiene opportuno.

Prof. Zanola: Sembra che quel modo però sia sbagliato. E non lo deve essere, e di fatto non lo è. Senza banalizzare, se ho a disposizione una cosa talmente grande e bella, e persino sempre disponibile e gratis, che fa provare delle belle sensazioni… perché non usarla? Perché qualcuno ha detto che “non si fa”? Perché è una cosa da maschi? Io non capisco l’assurdità del preconcetto riguardo a questo argomento.

DriiiiiiIIIIin.

Io: Eh, suona sempre sul più bello. Fabiana, scusale, ma saltano come delle molle quando suona la campanel… ma non uscite??

Tutta la classe guarda la prof. Zanola.

Prof. Zanola: Come disse Nietzsche, “il piacere non vuole eredi, non figli. Il piacere vuole se stesso”.

Rossi: Prof. Giulia, può dire anche lei qualcosa di intelligente sull’argomento?

Io: Ah… eh… che non fa diventare ciechi. Eh, Rossi?

Rossi: Si?

Io: Sei sospesa.

Per conoscere l’arte di Fabiana, il suo pensiero e il suo lavoro, cliccate qui:

www.fabianazanola.it

www.studiorainbowwedding.com

pagina IG fabianazanola

Giulia

 

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