July 6, 2022

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 4 min. e 1 kg di gioia

Ora, se io vi dico che amo una scrittrice conosciuta attraverso le parole dei suoi libri prima e dal vivo lungo due festival del libro poi, e che l’altro ieri ci siamo sparate pure una giornata sulla spiaggia a parlare di serie tivvù e a capire la sottile differenza tra “abbronzatura” e “cottura alla griglia”, credereste alla mia recensione del suo ultimo libro? Credereste se vi dicessi che le sue storie entrano nella vostra vita con la dolcezza di una fiaba e con la grazia dei petali di un fiore, anzi, come i semi leggeri di un tarassaco, per portare in volo i tuoi pensieri e lo spirito, elevandoli? Lo sapevo. Allora prendo un po’ della magia dell’autrice e trasformo la classica recensione della settimana in un’intervista Speciale, con la S maiuscola.

Sto parlando di Barbara Morini e del suo fresco d’uscita Fiori di Tarassaco, che io ho avuto la fortuna di avere tra le mani in anteprima, edito per la WordsEdizioni. Giuro che stavolta ci ho provato, a non tirarmela. Ho fallito.

TRAMA ORDINATA

Enea Fabbri sarà pure un uomo di mezza età di una certa bellezza e benessere, ma se per caso cambi di una virgola il posto di uno dei suoi soprammobili o di un suo pensiero, o non rifinisci tre volte la manica destra di una giacca, che lo sanno tutti che siamo asimmetrici, potresti vederlo esplodere dal disappunto. A causa di un incidente in montagna, il fratello Gianni muore e lascia al nostro Enea qualcosa di davvero molto particolare: una nipote. La piccola Malai entra nella vita del parente asettico e ordinato con la forza di un uragano, costringendo Enea a cercare dentro il suo ordine senti-mentale cosa siano affetto, amore, empatia, disordine e vestiti per bambina. Ma, a volte, l’aiuto arriva dove meno ci si aspetterebbe di trovarlo, magari nelle vesti di una collaboratrice scolastica con un dono singolare…

FINE TRAMA ORDINATA

Perdonate il livello discutibile delle domande, colpa dell’emozione di trovarmi al mare con Barbara Morini e Paola Russo. Alcune parti delle risposte sono state volutamente ridotte per evitare di commettere il peccato mortale dello spoiler…

1. Puoi associare ogni personaggio a qualcuno di famoso che potremmo conoscere? L’ho pure fatta io, la domanda, ma sono molto felice della risposta, ovvero che non esistono “prestavolto” a cui associare il viso dei protagonisti, avendo per natura una collocazione troppo imgombrante, che finirebbe per togliere i personaggi dal libro per catapultarceli nel luogo a cui associamo questi prestavolto: i tratti somatici di ognuno nascono dalla fantasia di Barbara e lei spera di mostrarli a noi lettrici unicamente attraverso le sue parole. Missione compiuta. La sua bravura ci permette di compiere il passo successivo all’immaginazione: li vediamo muoversi in cucina, soffiare fiori di tarassaco, sforzarsi di cercare la parola giusta da dire nel buio di una serata di confidenze. In qualche punto non nego di averli seguiti, per giocare insieme a loro a una specie di gioco dell’oca… shhssssh.

2. I personaggi potenzialmente “problematici” finiscono per essere più affascinanti degli altri? Mi sembra giusto dirvi che a questa domanda voleva rispondere la gatta, ma Maria è intervenuta. E la sua risposta inizia sostituendo l’aggettivo qualificativo problematici con cosparsi da un velo di fragilità, il che ci offre l’esatta misura della delicatezza della nostra Maria e del profondo rispetto che porta alle sue creature. Sospetto che potrebbe prenderci tutti a calci nel posteriore facendoci sentire a malapena il contatto fisico con il suo piede. Maria cerca di mettersi a guardare dal punto di vista di queste persone e dare voce a queste fragilità, fino a giungere a quello che lei definisce come l’elogio della normalità: quanti di noi sognano di compiere imprese eroiche, quando è proprio la vita normale, apparentemente non speciale, a essere importante per le persone che ci sono accanto? Anzi. La vita non è solo avere caratteristiche somatiche perfette o la forza di un body builder, la vita è normalità. In tutta questa fragilità si nasconde una grande forza morale, che Maria ci spiega essere la solidarietà e l’altruismo in cui si trovano stretti i due protagonisti, l’improvvisato zio Enea e la bambina orfana Malai: ci sono altri personaggi sostegno che riescono a sollevarli dal dolore (l’amico Luigi, con il suo personale carico fragile) e a dare addirittura delle “istruzioni per l’uso” (sto parlando di Rosella, l’assistente sociale) per cercare di offire loro una nuova normalità dentro cui vivere. Non vi parlo del personaggio di Elsa, destinato a grandi cose, pur normali. L’essere problematico non rende affascinante un personaggio, lo rende più vero. Quante volte ci troviamo a non vedere i bisogni delle persone che ci circondano e che hanno estremo bisogno di essere viste, anche quelle che manifestano una personalità forte? Dovremmo prestare attenzione innanzitutto alle situazioni della nostra vita, in primis a quelle nella nostra stessa casa, per poi allargare a quelle che ci circondano qualche metro oltre. Non smettiamo di guardarci intorno, non smettiamo di provare a fare qualcosa per quelli che vivono attorno a noi. I personaggi di questa storia risolvono la problematicità proprio perché ognuno di loro fa un piccolo passo indietro per allargare la visuale, pur senza snaturare il loro essere e quelle piccole imperfezioni, fragilità, con cui li abbiamo conosciuti all’inizio. Riempiono gli spazi e le crepe con la presenza dell’altro.

3. Possiamo ricavarne una morale? No, non vuole insegnare niente a nessuno , cerca solo di trasmettere un suo punto di vista, una sua idea su quello che devono essere le relazioni. C’è così tanta difficoltà relazionale e tanto isolamento nonostante siamo immersi in una società evoluta e bombardati di informazioni e contatti (falsi)… non è il mio lavoro restituire una morale, ma se riesco a far provare qualcosa, se riesco a toccare i sentimenti delle persone e a fare in modo che si ricordino dei miei personaggi, ebbene allora qualcosa sono riuscita a fare. Io qui ci vedo la grandezza di una donna che potrebbe aprire cuori e menti come io solitamente apro scatole di tonno: con destrezza.

4. Su, senza modestia. Perché dovremmo leggere il tuo libro? Perché un libro si può solo leggere, e Maria incoraggia tutti a farlo mentalmente liberi da pregiudizi. Come si fa a sapere cosa ci riserva? A ognuno di noi lascia qualcosa di diverso e non possiamo sapere che un libro amato dal pubblico scateni in noi la stessa reazione. Fatevi un’idea vostra. Entrate in quello che lo scrittore vi lascia e prendete tutto quello che riuscite a prendere, l’importante è leggere, perché è per questo che i libri sono fatti, per essere letti.

«Sì, certo. Ne raccoglieremo altri finché non sfioriranno.»
«Che significa?»
«Vedi, i fiori di tarassaco si trasformano e diventano come quello laggiù.» Elsa le indicò uno stelo sul quale si apriva una raccolta di piccoli semi trasparenti che formava un globo bianco. «Sono molto delicati, appena li si tocca, i semi volano via per dar vita ad altri fiori.»
Elsa si alzò e delicatamente raccolse il soffione, porgendolo alla bambina perché lo osservasse.
«Se soffi» le disse, improvvisando una delle sue storie, «i pensieri vi restano appesi e raggiungono quelli a cui sono diretti.» Soffiò appena da far staccare alcuni steli bianchi, che si librarono nell’aria prima di raggiungere il suolo.

Giulia

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