April 30, 2020

Tempo di lettura: 2 min.

oforse non è qui il problema
e ognuno vive dentro ai suoi egoismi vestiti di sofismi
e ognuno costruisce il suo sistema
di piccoli rancori irrazionali, di cosmi personali,
scordando che poi infine tutti avremo
due metri di terreno…
(Guccini, Canzone di notte n. 2, 1976)

In tempi non sospetti, quando vedevo ferma a bordo strada un’auto dei carabinieri o della polizia municipale, mi impanicavo: rendendo onore a qualunque cliché sulle donne, non so dove sia il libretto, cosa si debba mostrare quando ti fermano, non so se l’assicurazione sia stata pagata o se io abbia la patente con me. A ciò aggiungiamo che ehm, ehm spess talvolta in paese e per brevi tratti, non indosso la cintura e quindi la visione della suddetta auto mi causa una tensione che si placa solo dopo aver superato il pericolo. Avete tutti presente di cosa sto parlando? Bene, in questi tempi di coronavirus, questa sensazione mi pervade ogni qualvolta io metta il piede fuori di casa. Stamattina sono uscita a portare fuori l’auto dal garage (mia figlia si è inventata un percorso in bicicletta dove il garage ha una parte importante) e dal parcheggio alla casa ho avuto la sensazione che tutto il mondo mi guardasse, pronto a giudicarmi perché ero senza mascherina. Aspettavamo tutti in grazia che allentassero un po’ le misure di sicurezza, ma temo che la fase 2 a livello psicologico possa essere peggiore della fase 1: se infatti stare a casa è una palla mostruosa, è pur vero che in casa sei al sicuro, puoi fare ciò che vuoi, scaccolarti senza che nessuno ti prenda per untore, stropicciarti gli occhi se sei stanca, starnutire se il polline ti ha acuito l’allergia, tossire se qualcosa ti sia andato di traverso. Come metti i piedi fuori casa, la libertà finisce. Tu, novello Truman, ti senti osservato non solo dalle autorità preposte, ma soprattutto dagli altri. Gli altri in questa pandemia sono diventati il nemico. Gli altri sono quelli da tutelare e per questo da tener lontani. Gli altri sono i possibili untori e per questo da tener lontani. Gli altri sono quelli che corrono nella via, magari adolescenti, magari atleti, ma vanno insultati dalle finestre perché trasgrediscono le regole. Gli altri sono quelli che incontri sui marciapiedi e che schivi scendendo in strada, preferendo essere investiti da un’auto piuttosto che passarvi accanto. Gli altri sono quelli che incontri nei supermercati, ma non devi guardare negli occhi perché se ne vedi il colore vuol dire che sei troppo vicino e allora con il carrello cerchi di porre distanza tra te e gli altri. Gli altri sono quelli che per colpa loro noi dobbiamo stare a casa. Gli altri sono quelli che vanno in bicicletta sicuramente non per qualcosa di improrogabile, ma per farsi un giro.

Questa pandemia ci ha portato tra le tante sventure la paura dell’altro. Paura che si declina in tante sfaccettature, tra cui la diffidenza mi sembra la peggiore. Provateci, affacciatevi alla finestra: il signore con il cane a passeggio? Che culo! Lui ha il cane e nessuno gli dice nulla. L’adolescente che corre? (sì, lo so che sono ripetitiva, ma la faccenda mi sta molto a cuore..) Co… ne, te… ta di ca… o, fi… o di pu… na.. (storia vera di vita vissuta), ta ghet de sta a baita! La donna in bicicletta? Dove va quella cretina? Certo, ha bisogno di mantenersi in forma..

Credo che il passaggio dalla fase 1 alla fase 2 implicherà soprattutto il cominciare a fidarsi nuovamente degli altri. Come posso io tornare a frequentare il mondo, pensando che gli altri stiano tentando di fregarmi? E’ questo l’atteggiamento che abbiamo assunto: io sono brava e buona, rispetto le regole, guarda invece gli altri…

Invece gli altri fanno esattamente le cose che fai tu. Certo in tv mostrano l’elicottero che si catapulta sul corridore SOLITARIO in una spiaggia SOLITARIA, ha sbagliato certo, ma è uno, non sono “gli altri”. Fa notizia. Ma non fa altrettanto notizia la maggior parte delle persone che le regole le rispetta, alimentando così la percezione di essere un povero Truman in un mondo di violatori del decreto. Già ci impongono il distanziamento sociale. E va bene, ci sta! Io non sono una persona che ama il contatto fisico, quindi ‘sta regola potrebbe anche piacermi. Ma proviamo davvero a fidarci un po’ di più degli altri. Voglio poter uscire il 4 maggio senza sentirmi osservata, come se stessi andando a rubare in Chiesa. Andrò da mia mamma. Con la mascherina. Con i miei figli (notate l’ordine di priorità?). Non voglio sentire quella sensazione spiacevole di essere fuori posto. Mi devo giustificare solo con le autorità nel caso in cui venga fermata. Non con l’universo mondo.

Altrimenti è meglio rimanere a casa dove ci si sente  più al sicuro e protetti. Se non  dal virus almeno dagli altri.

Cindy

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