June 29, 2020

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 1 min.

Theodore Twombly (Joaquin Phoenix) è un uomo solitario e divorziato che, per vivere, scrive bigliettini (di felicitazioni, matrimonio, lutto, la qualunque insomma) al posto degli altri che hanno assai poca fantasia o non conoscono più le parole per esprimere le loro emozioni. A ogni modo il caro Joaquin, ah no, Theodore, è abbattuto e desolato dopo la rottura con Rooney, no, Catherine (interpretata da Rooney Mara, con cui ora, nella realtà, è insieme e da cui è in attesa del suo primogenito – fine del momento gossip). Così, in questo mondo futuristico, ma non troppo, si immerge nel mondo virtuale, allontanandosi delle amicizie. Un giorno si imbatte in un una nuova A.I. che gli garantisce una compagna virtuale, che però agisce in modo simile agli umani, qualcuno che saprà comprenderlo a apprezzarlo come merita, ma senza la “pesantezza” che una persona umana coi suoi pregi e difetti, aspettative, giudizi, può rappresentare.

Care amiche grrr, spesso leggiamo di ricerche e scoperte scientifiche che puntano a creare l’androide perfetto, che ci somigli sempre di più e sappia pensare autonomamente, bene, in Her si è già giunti a questo punto e l’A.I. ha pure la voce, in originale, di Scarlett Johansson. Il protagonista di questo film, davvero particolare, girato da Spike Jonze (Essere John Malkovich) ne è completamente rapito, ma anche in questo rapporto perfetto non è tutto oro ciò che luccica, perché l’A.I. dalle capacità sconfinate si evolve proprio come gli uomini che, nel corso della vita, accumulano esperienze, scoprendo cosa gli piace o meno, ecc.. insomma una A.I. “umana troppo umana”.

Io vi consiglio questo film non solo per il bel faccino di Joaquin caro in versione baffo e sofferente, ma anche per le riflessioni sul nostro presente che Her ispira. Banalmente si potrebbe dire che anche noi tra App, cellulari, ipad, videogiochi, streaming, Tinder&Co trascorriamo molto tempo attaccati allo schermo o usando le mille e una novità tecnologiche per conoscere altre persone. In Her, che mostra un mondo ancora più avanzato e ipertecnologizzato, il protagonista però è molto solo e anche quando tramite l’A.I. trascorre del tempo nel mondo reale, questa benedetta A.I. è sempre presente, pervasiva. Va bene, non è una pellicola da vedere mangiando i pop corn (cioè, li potete mangiare eh, per carità, ma per me sono sinonimi di leggerezza, anche se una volta al cinema ho rischiato di rovesciarmeli addosso mentre guardavo un horror paurosissimo, Orphanage, che leggero non era di certo), ma merita sicuramente un’occhiata.

Marysun

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