February 19, 2021

Categoria: Consigli utili

Tempo di lettura: 2 min.

Ame è sempre piaciuto stare a casa. Mi piace trascorrere del tempo con i miei figli. Mi piace stare con i miei figli e mio marito. Mi piace anche molto star da sola. Mi piace soprattutto poter scegliere con chi stare anche a seconda del mio umore. Da un anno a questa parte non possiamo più scegliere: la vita comunitaria si è ridotta e la convivenza del nucleo familiare è stata forzata, senza neanche la possibilità di evadere dalla quotidianità con cinema, teatro, aperitivi, gite, cene, concerti. Il risultato è che le separazioni sono aumentate del 60%. In questo blog, io stessa ho fatto spesso dell’ironia su quanto stessi sclerando in questi mesi, tanto da aver avuto bisogno di farmi una vacanzina lontana dai miei adorati affetti familiari. E posso confermare che il malessere e il nervosismo in una condizione di convivenza forzata aumentano.

Quando una coppia si separa, si sa che purtroppo si destabilizza l’intero nucleo familiare: hai voglia a dire ai ragazzi (mi capita sempre più spesso di dover accogliere a scuola le lacrime o le confidenze di fanciulli che stanno vivendo la separazione dei genitori) sono mamma e papà che si separano, per te rimarranno sempre i tuoi genitori. Quando due adulti si separano, uno dei due lascia il tetto coniugale. E anche se la frequentazione rimane quotidiana, la relazione sarà comunque da ricostruire con premesse diverse.

Nel 94% dei casi, i figli rimangono a vivere con le madri. Questo dato è un assioma: quando ci si separa, i figli sono delle madri. Sono il loro prolungamento naturale. E’ naturale che sia il padre ad allontanarsi dal tetto coniugale. Anche se la separazione è stata subita, è il padre “che abbandona i figli”.

Se avviene il contrario, si pensa immediatamente che la madre sia una poco di buono, che abbia un amante o che abbia abbandonato i propri figli per andarsene dall’altro capo del mondo. La donna ha dovuto combattere per qualunque ruolo nella società, tranne che per il suo essere madre. E’ lapalissiano che il materno come forza generatrice appartenga alla donna. Meno scontato che il ruolo accudente ed educativo debba essere appannaggio esclusivo della donna. Se guardiamo alla nostra società contemporanea, il ruolo accudente ed educativo è svolto in maniera egregia dai papà: nel mio caso, posso dire davvero che io e mio marito siamo interscambiabili, con picchi di superiorità in alcuni campi sia miei che suoi: nello sport, nel gioco, nella coccola, soprattutto notturna, mio marito è meglio di me, nella cura del sé e nell’abbigliamento, nella complicità, nell’organizzazione del tempo libero sono più brava io. Io pecco un po’ di superbia e quindi penso sempre di far meglio di lui, ma se devo essere sincera, riconosco che io perdo la pazienza molto prima di mio marito e che sono veramente tante le cose che i miei figli fanno con il papà, pur essendo meno presente di me: davvero a volte io dedico tanto tempo ai miei figli, perché sono con loro tutto il pomeriggio, ma facendo anche altro. Mio marito dedica la sera e il weekend ad attività carine da far con loro, cercando di compensare con la qualità la quantità di tempo dedicato. Dovessimo separarci non so con chi starebbero meglio i miei figli.

La società sembra però saperlo bene: i figli devono stare con le mamme. Non importa quanto siano bravi i papà a prendersi cura dei loro figli. Non importa se le madri siano meno interessate ad occuparsi dei figli. Non importa se le madri siano inadatte a prendersi cura dei figli. Il materno non viene mai messo in discussione. La donna in Italia è soprattutto madre e come tale non può essere separata dai figli, a meno che non sia una snaturata. Per natura, la madre deve garantire la serenità dei figli, come prevede la giurisdizione che tende ad affidare alla madre i figli perché venga loro assicurato il benessere. Credo fermamente nelle differenze profonde tra l’essere padre e l’essere madre. Quello che metto in discussione è che anche rispetto all’affidamento dei figli la ratio sia: i figli stanno con le madri. Il retropensiero è che le madri sono il soggetto debole economicamente. Che le madri hanno PER NATURA oltre che per scelta lavorativa più tempo da dedicare ai figli. Che i figli stiano meglio con le madri per contratto. Che le madri che si dedicano ai figli abbiano meno tempo per dedicarsi ad una nuova relazione, lo esplicitiamo?

Quindi per la nostra società, la donna non può governare uno stato, come ci mostra l’ennesimo governo “del cambiamento” fatto prevalentemente da uomini. Non può rivestire alcun ruolo di potere all’interno delle aziende. Non può percepire uno stipendio maggiore rispetto ad un uomo. Ma può occuparsi esclusivamente del bene più prezioso per la nostra società: i figli. E il materno si riduce alla custodia dei figli, che per natura è bene che stiano con la madre. Ma è una scelta naturale o è l’ennesimo esercizio di potere di una società che ci vuole prima madri che donne?

Cindy

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