May 10, 2023

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 5 min.

When you were here before
Couldn’t look you in the eye

Sapete a quale canzone appartengono queste parole? Se la risposta è no, non sarò certo io a spoilerarvi il modo in cui I Guardiani della galassia Vol 3 comincia, perché io sapevo che questo film meritava un elogio, mi aveva avvisato chi lo aveva già visto, mi era stato detto che mi sarei emozionato, ma quando ho ascoltato le prime note di questa canzone, una delle mie preferite del decennio musicale a cui è dedicato l’ultimo capitolo di questa trilogia, mi si è spalancato il cuore e ho accolto con piacevole stupore il piano sequenza che affianca i titoli di testa e dà inizio allo spettacolo.

Ebbene sì, questa settimana vi rubo un paio di minuti per farvi leggere il mio breve pensiero su I Guardiani della Galassia Vol 3. “Breve” perché in realtà ho dentro di me più emozioni che parole: questo film, per chi ama il genere e i personaggi adattati dal sapiente stile di James Gunn traccia una nuova linea di demarcazione tra ciò che è stato fatto finora e il futuro molto incerto dell’MCU. Ammettiamolo, in fondo The Eternals, Black Panther: Wakanda forever e Ant-Man Quantumania, per quanto film divertenti, non hanno lasciato chissà che vuoto e non sono stati capaci di diventare “mitologia cinematografica” come il gruppo di Supereroi che formava gli originali Avengers, mentre la Peter’s Quill’s Family, con il suo stile estremamente fantasioso, l’ironia, le ambientazioni e l’imperituro desiderio di comunicare il senso di amicizia ci ha catturati e ci ha fatto desiderare di “volerne ancora”, richiesta accettata e portata a termine giusto in tempo, prima che il caro James Gunn passasse alla concorrenza, abbracciando la causa targata Dc Comics.

Ma andiamo con ordine. La trama: questo terzo capitolo de I Guardiani della galassia comincia subito dopo i fatti avvenuti nello speciale natalizio intitolato Guardiani della Galassia Holiday Special reso disponibile da Disney+ da novembre del 2022, quindi ritroviamo Peter Quill infelice per la perdita di Gamora, ma comunque responsabile del suo gruppo di eroi che ora si trovano a Knowhere, resa la loro città-base. L’equilibrio dei personaggi è instabile e a peggiorare le cose si aggiunge l’improvviso incidente di Rocket, causato da un misterioso individuo dorato. I nostri amici dovranno quindi trovare un modo per salvarlo mentre a noi spettatori viene raccontato (finalmente) il passato del cinico componente peloso della squadra in un susseguirsi di missioni che se non eseguite in tempo, rischiano far sciogliere il gruppo e non solo. A questo punto, mentre ero seduto in sala, ho avvertito l’unico piccolo difetto del film che, essendo preparato, non ho subito.

I primi due film, anche se legati al filo di eventi della saga di Thanos potevano vivere come stand alone e li si poteva gustare senza porsi troppe domande, in questo caso invece, se non si conoscono gli eventi accaduti in End Game e nello speciale di cui sopra, ci si sente confusi, e il pezzo di puzzle mancante, nei primi 10 minuti, lo si avverte parecchio. Accollandosi questo neo, il resto è però ben allestito da Gunn, il quale ci porta velocemente per mano all’interno della vicenda, sgravandoci della responsabilità di non aver visionato parte della storia. Il mio dovere di spettatore vi invita però a riguardarvi Avengers End Game, l’episodio Guardiani della Galassia Holiday Special e, già che ci siete, mentre siete in macchina, cominciate ad entrare nel mood ascoltandovi su Spotify la Guardians of the Galaxy: Official Mixtape prima di andare al cinema, sarà ancora più divertente assistere ad alcune scene e vi assicuro che le emozioni saranno amplificate.

Trovate la playlist qui!

Io stesso, mentre scrivo questa recensione, ne sto ascoltando i brani e riesco a ricordare molto bene le scene a cui sono legati, tra cui molte realizzate con effetti speciali che credo abbiano superato i livelli di End Game, sì perché questo capitolo supera visivamente ogni aspettativa: I guardiani della Galassia Vol 3 non vuole limitarsi a essere un epico blockbuster come i suoi predecessori, Gunn è riuscito a scrivere una storia divertente, di amicizia, piena di citazioni sottilissime, momenti comici che sembrano improvvisati, e ha voluto concludere dando spazio a tutti, ma proprio a tutti i membri, senza lasciare nessuno nell’angolo, regalandoci la verità su Rocket Racoon, elemento predominante della pellicola e che vi richiederà tanto impegno per non commuovervi. Persino l’antagonista, “l’alto evoluzionario” che non mi convinceva quando ho letto la sinossi, mi ha stupito, con un Chukwudi Iwuji talmente bravo da rendere Thanos un agnellino a confronto, a causa della sua incontrollabile follia.

Insomma, io non voglio usare questo spazio per raccontarvi la bravura di chi ha lavorato a questa produzione, non voglio farvi perdere tempo descrivendovi quanto mi hanno divertito i siparietti tra Peter, Drax, Groot, Mantis e Nebula, non voglio scrivere di quanto sia diventato bravo Dave Bautista, il mio umile compito e cercare di trasmettervi il desiderio di guardare qualcosa e, in questo caso, posso solo sottolineare il fatto che quando sarete in sala, seduti al buio, e i minuti passeranno, vi sentirete sempre più parte di quella famiglia (o desidererete di esserlo), riderete, vi spaventerete, vi incazzerete, vi stupirete e quando tutto sarà finito, e quel momento arriverà più in fretta di quando pensate (nonostante le 2 ore e 29 minuti di durata), vi sentirete un po’ abbandonati, svuotati di qualcosa, percepirete quello che ho avvertito io: l’epilogo di un’epoca di personaggi dai superpoteri che ci hanno fatto sognare e che ormai non può più eguagliare il proprio successo, e non basteranno le 2 scene post credit a alleggerire il peso di questa consapevolezza, perché il futuro dell’MCU è chiaro che ormai si regge su ciò che potranno fare Spiderman e gli X-men, personaggi che hanno bisogno di essere scritti da una mano abile come quella di James Gunn.

E per capire meglio quello che intendo, accedete al vostro Netflix e guardatevi Sucide Squad: Missione sucida o Peacemaker, entrambe prove di come personaggi di nicchia possano diventare interessanti se scritti da qualcuno che ha passione per ciò che fa, come il caro Gunn. Se poi sentite ancora la mancanza dei Guardiani, potete riguardarvi i capitoli precedenti, gettarvi a capofitto nella serie animata disponibile su Disney+, giocare al videogame Marvel’s Guardians of the Galaxy, oppure potete indossare le vostre cuffie, cliccare play sul vostro Spotify e cominciare la vostra giornata cantando:

Hey (hey) what’s the matter with your head, yeah
Hey (hey) what’s the matter with your mind and your sign and oh
Hey (hey) nothin’ the matter with your head
Baby, find it, come on and find it
Bear with it, baby, ’cause you’re fine
And you’re mine, and you look so divine

Come and get your love
Come and get your love
Come and get your love
Come and get your love

Buona visione a tutti (ma preparate i fazzoletti).

Il voto dello spettatore Mister Bufo (Alfonso): 9 su 10

Alfonso Mr. Bufo

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