February 3, 2021

Categoria: Consigli utili

Tempo di lettura: 3 min.

La politica mi è sempre piaciuta e credo che chi mi legge l’abbia capito. Gira nei cassetti della taverna un tema datato 22 marzo 1983, intitolato “Lo sciopero delle scarpe”, dove facevo organizzare alle mie scarpe di allora uno sciopero per protestare contro l’abuso senza riconoscenza di suole e lacci. Avevo l’età di mia figlia ora. A casa si respirava una certa aria di politica. C’erano le ideologie che appassionavano e che guidavano gli agiti politici. Si pensava che una parte di mondo fosse migliore dell’altra. Sono cresciuta, seguendo sempre la politica, come cosa che mi riguardasse da vicino: scegliere di andare a piedi invece che in autobus a scuola era stata una scelta politica, non acquistare determinate marche per boicottare alcune multinazionali complici di acquisti di armi era stata una scelta politica. Ho avuto anche delle passioni per alcuni politici, con punte quasi di idolatria.

Con il crollo delle ideologie, i partiti hanno faticato a ricollocarsi, ma in qualche modo ce l’hanno fatta: non ho mai sopportato il qualunquismo di chi dice “tanto sono tutti uguali!”. Non è vero: basta ascoltarli parlare e si capisce che non sono tutti uguali.

Da qualche anno, pur avendo delle idee politiche molto precise, non ho più un partito di riferimento altrettanto preciso e soprattutto non ho una persona politica alla quale mi affiderei e soprattutto affiderei senza problemi il mio voto. Trovo alcuni politici delle brave persone. Annovero tra i nemici tutti coloro che fanno propri gli ideali fascisti e con loro non voglio nemmeno scontrarmi. Pensavo di sapere chi fossero i nemici con i quali confrontarmi e scontrarmi. Se destra e sinistra son forse categorie obsolete, legate a vecchie ideologie che non esistono più, nel panorama italiano ritenevo di destra i sovranisti e i cazzipropisti, oltre che i liberali e Confindustria, di sinistra chi si occupava di lavoratori, di salute pubblica, di scuola, di diritti per tutti. Potremmo anche semplificare come una politica dell’io (la destra) versus una politica del noi (la sinistra). I 5 stelle rappresentano un movimento che non ho mai saputo collocare, forse qualunquista, buono per l’uno e per l’altro schieramento. Certo la situazione pandemica aveva obbligato tutti ad occuparsi del noi, essendo il virus bipartisan. E io, messe da parte le antiche passioni, ritenevo che il governo avesse tutto sommato affrontato in modo decoroso questo momento storico.

Poi è arrivata la crisi: sul metodo ho pur dato qualche ragione a Renzi. Pensavo che il noi fosse sempre l’ideale che guidasse in questo momento il governo: arrivano tanti soldi e sembra giusto che si sappia come spenderli nel dettaglio, con la dovuta attenzione ai giovani e alla salute pubblica. Venivano accolte alcune proposte, ma la crisi continuava a tenere il paese in tensione… la rottura che raccontavo ironicamente la settimana scorsa: le consultazioni, massì dai, ce la faranno, non sono dei minchioni come quegli altri (per citare il nostro presidente).

E poi Mattarella ieri sera. Mentre parlava, mi sentivo come quando ero a scuola ed era successo qualche guaio e tra i compagni c’erano gli autori del misfatto e tutti gli altri che sapevano: colpevoli tutti. I suoi occhi verdi dietro l’occhiali spessi trasudavano delusione e io mi sentivo colpevole per aver creduto che ce l’avrebbero fatta, che il noi avrebbe prevalso sull’io. Mentre cercavo di prendere sonno, mi è ritornata alla mente una scena del film Uomini contro di Dino Risi: prima guerra mondiale, altipiano d’Asiago, italiani contro austriaci. I soldati venivano mandati a morire in assalti inutili. I soldati austriaci che sparano contro gli italiani cominciano ad urlare: “Basta italiano, non farti uccidere così”. Uno dei soldati italiani, il socialista Ottolenghi, si ferma e urla: “Basta, non vedete che questa è una guerra di morti di fame contro morti di fame? Il nemico non sono loro” e indica con il dito la trincea austriaca “Il nemico è là” indicando la trincea italiana, presidiata dal potere incarnato nel generale Leone. Coloro che ci stanno governando e che dovrebbero tutelarci sono diventati il nostro nemico. Mattarella-Ottolenghi ha svelato la situazione, indicando di chi sono le responsabilità. Ho seguito tante crisi di governo, in questi anni. Ricordo una in particolare, dove piangevo come una fontana, guardando i parlamentari che avevo votato fare altrettanto: ma orgogliosa di quello che stavano facendo, perché altro non si poteva fare. In altre crisi ho gioito, perché cadevano degli avversari politici. Ieri sera, guardavo Mattarella e avrei voluto chieder scusa per aver pensato che questi avevano governato in modo decoroso.

In un paese con un retaggio cattolico come il nostro, è dura distinguere il concetto di colpa da quello di responsabilità: sin da bambini, usiamo l’espressione “Non è colpa mia!” per giustificarci per qualche marachella, quando sarebbe più opportuno spostare il campo sulla propria responsabilità, per abituarci ad assumercene quando ce n’è di bisogno. La colpa, moralmente e psicologicamente parlando, riguarda un profondo e insopprimibile disagio, provocato da rimorso per vere o presunte infrazioni alla legge morale o religiosa (dalla Treccani). E allora che la politica si assuma le proprie responsabilità, mentre io mi sento in colpa per aver creduto in questo governo.

Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti

Canzone del maggio, F. De André

Cindy

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