April 15, 2022
Categoria: Recensioni
Tempo di lettura: 1 min.
Questa è la storia vera del primo e unico furto alla National Gallery di Londra e di un moderno Robin Hood inglese che sognava di cambiare il mondo. Nel 1961 Kempton Bunton, tassista sessantenne, ha fatto tremare l’Inghilterra rubando con nonchalance il ritratto del Duca di Wellington di Francisco Goya. Il suo scopo era quello di spingere il governo ad aiutare di più gli anziani. Ultimo film di Roger Michell, sì, quello di Notting Hill, regista prematuramente scomparso un paio di anni fa, Il ritratto del duca è una divertente commedia di puro english humor condita da tanti scambi di dialoghi fulminanti che danno il meglio nel “duello” privato tra il protagonista, interpretato da Jim Broadbent, e dalla consorte con il volto di Helen Mirren.
I due sono una simpatica coppietta sempre in lite che cerca di sbarcare il lunario in una situazione non facile. Kempton infatti perde un lavoro dietro l’altro ed è sempre preso da qualche campagna sociale a favore di questo o di quello, mentre la moglie deve prestare servizio in una ricca famiglia. E mentre loro e tanti altri tirano la cinghia, giunge la notizia che il governo ha acquistato per 140 mila sterline il famoso dipinto di Goya.
Questa è una commedia che tocca tanti temi diversi: le diseguaglianze sociali, la tutela dei più deboli, il razzismo, inducendo alla riflessione, ma con un tocco di leggerezza che non guasta. La scena finale del processo riassume un po’ il senso del film, quando uno strepitoso Bunton, a cui il giudice ricorda di non essere a un’audizione per un varietà ma a un processo, ricorda a tutti che “nessun uomo è un’isola” e che ciascuno è un mattone, ma che senza gli altri, la comunità, non può fare molto e che prodigarsi per gli altri, per una maggior giustizia sociale, può sembrare sì naif, ma non sbagliato. Perché cercare di includere tutti, non può esserlo. E la storia, alla fine, gli darà ragione.
