July 5, 2023

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 4 min.

Prima o poi questo momento sarebbe arrivato, il fatidico giorno dell’uscita del quinto film di uno dei miei personaggi cinematografici preferiti, una data che raccoglieva una quantità di aspettativa inimmaginabile, e per l’occasione ho chiamato a raccolta mio fratello e un paio di amici, tutti impazienti di vedere cosa avrebbe combinato questa volta il nostro amato Indy. Perciò compriamo il biglietto, ci sediamo ben in centro alla sala, si spengono le luci e…. (faccio un sospiro) mi rendo conto che forse sto per vedere l’ultimo film dedicato all’archeologo più figo della storia. Ebbene sì, questa settimana condivido con voi il mio pensiero su Indiana Jones e il quadrante del destino (d’ora in poi scriverò IJeiQdD).

Quanto è difficile scrivere un parere su questo film; intendiamoci, io non sono un critico, e nemmeno un grande nome di Youtube che fa migliaia di visualizzazioni chiacchierando per 1h30 minuti (sì, ci sono individui che parlano per così tanto tempo di un solo film) il mio intento non è darvi un parere oggettivo, io scrivo di pancia, cercando di essere il meno “fanboy” possibile, e raccontandovi in pochi minuti cosa penso di un’opera cinematografica e, in questo caso, vi prometto che non lesinerò pregi e difetti, ma sappiate che IJeiQdD è un bel film, che si lascia guardare, forse con una mezz’ora di troppo, con un finale per niente scontato, ma che rappresenta il giusto epilogo per una saga che ha fatto sognare tanti “aspiranti archeologi” come me.

Eccovi un po’ di trama, come sempre senza andare troppo nello specifico per non rovinarvi la sorpresa.
In questo capitolo il Dr Jones ormai vecchio e (finalmente) stanco, burbero, e incompatibile con il contesto di primi anni ‘60 (periodo di allunaggio) in cui si ritrova, dovrà vedersela con il mistero legato ad un oggetto chiamato il quadrante del destino, manufatto creato da Archimede e che darebbe il potere di controllare il tempo. Chiaramente l’invenzione viene inseguita anche da un nazista (interpretato da Mads Mikkelsen) che, sopravvissuto ad un primo scontro avvenuto anni prima con il protagonista, vuole impossessarsene per cambiare il corso della storia che tutti conosciamo. E qui mi fermo, per non rovinarvi la sorpresa.

Io sono sicuro che ognuno di fronte all’idea di un quinto film su Indiana Jones si è chiesto: ma come farà Harrison Ford con i suoi 80 anni a reggere un’altra avventura? La verità è che mi aspettavo un film in cui l’età del personaggio avrebbe cambiato l’interpretazione stessa inserendo sfumature totalmente diverse rispetto a quelle dei capitoli precedenti cercando di evitare l’azione, per non scaturire nel “fumettone scontato” e…. non è stato così… almeno, in parte. In effetti all’inizio ci troviamo di fonte un Dottor Jones diverso, un uomo che si lamenta per gli schiamazzi, un’immagine che si accetta, con un po’ di reticenza forse, ma si accetta, perché è molto improbabile che al cinema vi troverete seduti accanto a giovani appassionati di staruors e avengers, perché, diciamocelo, IJeiQdD è per “nerd veterani”, individui con qualche capello bianco (e figli/e al seguito) i quali, proprio come Indy, hanno ormai raggiunto una certa età e, non a caso, non ho visto schermi di smartphone accesi durante la proiezione, celebrando un vecchio e molto più educato modo di stare al cinema.

Innanzitutto sappiate che il regista non è Steven Spielberg, e si vede, ma James Mangold, scelto per dirigere questo quinto capitolo, fa il suo mestiere, senza pretendere troppo, ma regalando agli appassionati un’avventura coerente e, che vi piaccia o no, dedicata allo stesso Indy, quasi a volergli dare finalmente modo di riposarsi in una storia che, a differenza di quelle precedenti, lo vede costretto a unirsi all’avventura, più per amicizia nei confronti dell’amico Basil al quale affida il quadrate del destino, motivo per cui impazzisce inspiegabilmente, per poi passare il testimone alla figlia Helena (Phoebe Waller-Bridge). Che, nonostante il ciglio da furbetta, e a tratti antipatica, si rivela essere un’ottima compagna di viaggio, e badate che la valuto così perché so come finisce il film, ma l’idea di vederla come protagonista di una serie spin off (voci di corridoio la vedono come tale), anche no, grazie.

Ma insomma, questo IJeiQdD è meglio di quell’infelice Indiana Jones e il coso di cristallo? (che a me, in fondo, non dispiaceva così tanto). (Faccio un altro sospiro), la risposta è sì. È divertente, ma con qualche piccola riserva: innanzitutto la durata, questa tendenza a cercare di allungare il brodo dei film in questo caso ne rappresenta il primo invito allo sbadiglio. Secondo difetto: quanto ci mancano le vecchie scene stunt di una volta, e il prologo ne è un esempio. Terzo: quanto ci piacevano gli inseguimenti nei primi 3 capitoli? Ecco, pare che chi abbia scritto la sceneggiatura si sia appoggiato un po’ troppo su questo aspetto, inserendo delle bellissime scene di azione basate sugli inseguimenti, ma forse, una, poteva essere omessa seppur eseguita in modo magistrale. Ultima riserva (giusto per non sembrare troppo “fanboy”.) il modo in cui viene presentato Indy all’inizio è troppo diverso rispetto a come, man mano, egli si comporta, e parlo di possibilità fisiche dovute all’età, ma non voglio dilungarmi oltre.

Questi 4 punti sono il motivo del mio 7 su 10: se siete disposti a tollerare questi 4 punti, che non chiamerei difetti, ma teneri richiami ad un’epoca che fu, allora vi divertirete e passerete 2h e 20min sperando in un finale dignitoso con la consapevolezza, fin dai titoli di testa, che non vi trovate di fronte ad un primo capitolo di una nuova saga, ma assisterete ad un’avventura che ha il sapore di qualcosa di “fuori tempo massimo”, che sta parlando a voi che avete scelto di pagare un biglietto per un film su un vecchio archeologo con un cappello impolverato, l’ultimo “cowboy”, il superstite tra i personaggi in “vecchio stile”, cosciente di avere in sala appassionati che, da piccoli, collezionavano le sue figurine, che sognavano di fare gli archeologi con la speranza di vivere avventure in posti esotici e pieni di pericoli. Andare in sala a vedere IJeiQdD sarà come ritrovarsi con un vecchio amico che non vedevamo da tempo e che non sapeva trovare il modo di dirci addio.

Ora lasciate che scriva il pensiero del bambino che è dentro di me, non l’adulto che deve dare un 7 su 10 per apparire oggettivo, lasciate che mi immagini con una frusta in mano per qualche ultimo secondo di questa recensione e tenete per buono questo ultimo pensiero. Indiana Jones e il quadrante del destino è una lettera d’amore a tutti noi che, a 8 anni, volevamo viaggiare con Indy alla ricerca dell’Arca dell’alleanza, che ci siamo coperti gli occhi per non vedere la scena del tempio della dea Khali e che abbiamo tremato quando abbiamo scoperto la soluzione del primo enigma sul cammino del penitente, Indiana Jones e il Quadrante del destino aspira chiaramente a buoni incassi per via di chiari motivi economici, ma quando arriverete alle ultime note, quelle che accompagnano il finale, ne capirete il senso e, con un sorriso, ne accetterete l’epilogo, (e sappiate che non ci sono sene post credit), perciò alzatevi e tornate a casa sperando che non venga mai fatta una serie spin off, almeno per questo franchise, e poi ricordatevi il motivo per cui siete stati spettatori questa saga, ossia l’inseguimento immaginario di fortuna e gloria ragazzo, fortuna e gloria.

Alfonso Mr. Bufo

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