October 24, 2022

Categoria: Recensioni

Tempo di lettura: 2 min.

Mamma, è un libro bellissimo!: non capita spesso sentire mio figlio pronunciare simili frasi. Nel pieno dell’adolescenza non c’è mai nulla di bellissimo, figurarsi un libro. Non è stata una sua scelta leggere Isolina di Dacia Maraini.  La prof di italiano di mio figlio affida ogni mese un libro da leggere e devo dire che accanto a “classiconi” noti ci mette sempre classici meno noti (almeno a me). Il tempismo con il quale ha affidato la lettura di questo romanzo ha dell’incredibile: affidato il 26 settembre (il giorno dopo le elezioni, e ci avevo visto una coincidenza), discussione in classe sul libro sabato 22 ottobre (il giorno del giuramento del nuovo governo, ovviamente non previsto dall’ottima prof, ma incredibilmente a fagiuolo, dato l’argomento del romanzo).

Lascio alle parole del mio ragazzo la recensione del libro.

Il romanzo parte da un avvenimento realmente accaduto nella Verona del 1900. Già sapere che il fatto era reale ti buttava dentro alla vicenda. Isolina, una ragazza di 19 anni, che per il fatto di aver avuto due fidanzati era ritenuta una poco di buono, viene sedotta da un alpino, di nome Trivulzio. Rimane incinta, ma Trivulzio non vuole il bambino. L’alpino la porta in un ristorante con degli altri alpini, amici suoi, che ubriachi e per gioco la mettono sul tavolo e la fanno abortire con una forchetta. La ragazza muore dissanguata. Per nascondere il corpo, Trivulzio lo fa a pezzi e lo butta nell’Adige. Questo è solo l’inizio, ma già qui torna l’attualità della messa in discussione di una legge che non toglie diritti a nessuno, ma evita situazioni del del genere che purtroppo erano la normalità fino all’entrata in vigora della legge.

Il romanzo racconta quindi la storia delle indagini che portano il padre di Isolina a cercare la fanciulla, fino a quando non vengono ritrovati i resti della povera ragazza. Viene fermato Trivulzio che era stato visto in compagnia di Isolina, ma in assenza di prove viene rilasciato. Il giornale socialista, Verona del popolo, accusa Trivulzio di essere l’autore del reato e a questo punto Trivulzio denuncia il giornale per diffamazione. Quindi si apre un processo nel quale viene condannato il giornalista, autore dell’articolo con una sentenza “ridicola”: tutti coloro che avevano visto entrare Trivulzio nel ristorante (era questa la prova contro di lui) o erano nevrotici o ubriachi o pazzi e quindi non potevano averlo visto. Il giornalista viene condannato a 24 mesi per falso e Trivulzio è libero. E qui un altro affondo nell’attualità di tutti quei casi come Stefano Cucchi o la Diaz, a Genova dove essere militari garantisce l’impunità.

Il romanzo è scritto benissimo, si legge con grande facilità e lo consiglierei a tutti, perché i diritti una volta acquisiti non sono per sempre. E la storia va sempre conosciuta.

Cindy e Lore

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